Oristano 16 maggio 2024
Cari amici,
Nell’Occidente
industrializzato, in particolare in Italia, nascono sempre meno bambini. Il
numero medio di figli per donna nel nostro Paese risulta pari a 1,24, il
livello più basso dal 2003. Lo conferma L’ISTAT, nel report sugli indicatori
demografici. Molteplici le cause che stanno portando l’Occidente a questa triste
aridità riproduttiva, che, senza concrete soluzioni, porterà ad una rivoluzione
razziale non indifferente. Oggi, però, non voglio soffermarmi con Voi sulle
cause che stanno creando questo serio problema, ma parlare, invece, di un dei “cattivi
rimedi” che purtroppo si sta diffondendo pericolosamente: LA MATERNITÀ
SURROGATA”.
Nel nostro Paese la
maternità surrogata è vietata: è un delitto disciplinato dalla legge n. 40/2004
all'art. 12 c. 6 il quale, prevede la punibilità di chiunque, in qualsiasi
forma, realizza, organizza o pubblicizza tale pratica. Il divieto di maternità
surrogata prevede anche, espressamente, la punibilità del cittadino che
realizza all'estero tale pratica, in un Paese dove questa è consentita. Ma
vediamo meglio i pericoli della diffusione di questa pratica, che dovrebbe
essere vietata in tutto il mondo.
A Roma, di recente, nella
sede dell’Università Lumsa, si è tenuta la Conferenza internazionale per
l’abolizione universale della surrogazione di maternità. L’incontro, a cui
hanno partecipato decine di esperti e attivisti di tutti i continenti, ha
affrontato le diverse problematiche, evidenziate da dati, testimonianze ed
esperienze, che hanno messo in luce le complesse implicazioni economiche,
psicologiche e legislative derivanti da questa pratica.
Al centro del dibattito
la “DICHIARAZIONE DI CASABLANCA”, un documento siglato un anno fa nella
città marocchina da 100 esperti di 75 nazionalità, in cui si mette nero su
bianco che la Gravidanza per altri (GPA) viola la dignità umana e contribuisce
alla mercificazione delle donne e dei bambini e se ne chiede la proibizione da
parte dei singoli Stati, così come la non trascrizione automatica degli atti di
nascita formati all’estero, fatta salva, ovviamente, la massima tutela per i
bambini nati. In sostanza, però, l’obiettivo finale del gruppo di pressione è
però quello di arrivare all’abolizione globale della GPA.
Dagli USA, precisamente
dalla California, è venuta a Roma Jennifer Lahl, fondatrice e anima del
movimento americano “Stop surrogacy now”, per ribadire che l’utero in affitto non è innocuo, a dispetto
della narrazione trendy che spesso i media ne danno. Lahl ha ribadito che è
necessario portare avanti questa “missione”: abolire – non regolamentare – la
surrogazione di maternità a livello internazionale. Perché le donne non sono
fabbriche di bambini e i bambini non sono merce!
«Le leggi nazionali non
bastano», ha affermato Jennifer Lahl. Gli Stati Uniti sono una meta appetibile
per ricchi di tutto il mondo, perché il bebè può avere la doppia cittadinanza.
Adesso è il turno dei cinesi. Linda, una madre surrogata, ha raccontato a Lahl
che i committenti asiatici hanno preteso di eliminare i due gemelli che portava
in grembo per loro, perché nel frattempo avevano divorziato. «Al rifiuto di
Linda le hanno fatto causa. La storia è finita così: il maschietto è stato dato
in adozione, mentre la committente ha tenuto la femmina».
Quanto sia potente il
mercato della surrogazione di maternità lo esprimono i dati: secondo le
statistiche illustrate da Herveline Urcun, analista dell’Osservatorio
francese sulla procreazione assistita, il giro d’affari nel 2022 è stimato in
11 miliardi di dollari (nel 2016 era 3,8 miliardi) e nel 2027 ci si aspetta che
arrivi a 33 miliardi. In Europa, dove la Gestazione per altri (GPA) è vietata
in quasi tutti i Paesi, compresi Francia, Germania e Italia, i divieti sembrano
costituire un argine debolissimo.
Ci si chiede: come
fermare la deriva della contrattualizzazione della genitorialità e della
mercificazione della donna e dei bambini? Il consesso di esperti riuniti a Roma
ha concluso che le leggi nazionali non sono sufficienti, anche se necessarie.
Serve controllare i flussi finanziari per far rispettare la legge, oltre che scoraggiare
i genitori intenzionali, controllando ed eventualmente contestando gli atti di
nascita formati all’estero, ovviamente con ogni possibile tutela dei bambini
nati. Ma la strada più efficace è la messa al bando globale: ardua, lunga, ma
necessaria.
Cari amici, la “De-Natalità”
non la si supera con l’utero in affitto, ma incentivando gli aiuti dello Stato (ora
scarsissimi o inesistenti) alle giovani coppie che non possono mettere in
cantiere un figlio per mille ragioni legate al lavoro e ai costi. Solo
garantendo alle giovani famiglie quell’assistenza sociale, lavorativa ed
economica, necessaria per mettere al mondo uno o più figli, si potrà superare
il problema esistente, tra l’altro destinato a peggiorare ulteriormente!
A domani.
Mario
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