IL CIOCCOLATO E LA SUA STORIA |
Oristano 26 dicembre 2023
Cari amici,
In particolare in occasione delle festività, il cioccolato è presente praticamente in tutte le case! Sotto qualsiasi forma, il cioccolato è una
specialità dolciaria che non può mancare, e i bambini ne sono particolarmente ghiotti! Ebbene, oggi voglio raccontare la storia del cioccolato che, sappiate, è antichissima, tra le più antiche al mondo! Una storia che affonda le
radici in epoca alquanto lontana: ben 4mila anni prima di Cristo! Un passato dunque carico di storia e di leggenda, indubbiamente affascinante, che parte dal Sud
America, presso il popolo dei Maya. Gli archeologi affermano che la pianta
del cacao era presente e nota alle popolazioni indigene del Centro e del
Sud America (le attuali zone dello Yucatan, del Chiapas e del Guatemala) già
nel 3000 a.C., anche se il suo utilizzo avvenne dopo diversi secoli.
Il popolo dei Maya,
secondo gli archeologi, iniziò a coltivare la pianta del cacao (chiamata kakaw)
per utilizzarne le fave, che erano considerate talmente preziose da essere
addirittura utilizzate come moneta di scambio. Con queste preziose fave essi preparavano
una bevanda tanto portentosa da chiamarla kakaw uhanal, ovvero il cibo
degli dèi; questa bevanda veniva impiegata nelle cerimonie religiose e riservata
esclusivamente al re, al clero ed ai guerrieri.
La ‘pozione miracolosa’ ottenuta
dai Maya, era ricavata macinando i semi di cacao fra due pietre e ottenendone
una pasta che stemperavano a lungo ed accuratamente in acqua calda;
aggiungevano poi del chili e del peperoncino, e la travasavano ripetutamente,
da un recipiente all’ altro per farla schiumare, ottenendo una bevanda densa,
liscia, amara e piccante, coperta da una fitta schiuma; bevanda molto energetica ed
afrodisiaca, ritenuta in grado di fornire rinnovata forza e buon umore, oltre ad altri benefici. Certo, come
possiamo immaginare, era una bevanda profondamente diversa dalla cioccolata che
usiamo noi oggi!
Successivamente, intorno
all’ XI secolo, gli Aztechi ereditarono il cacao dai Maya, e, alquanto gradito, lo ritennero un
dono del loro dio-serpente Quetzalcoàtl; essendo il dono di un dio, lo considerarono anche loro un
alimento sacro ed il termine attuale di "cacao" potrebbe derivare anche dal nome di
questa divinità. Gli Aztechi associarono il cacao anche a Xochiquetzal, la dea della
fertilità, attribuendo al cacao un ulteriore valore mistico e religioso. Secondo
una leggenda azteca, una principessa fu lasciata, dal suo sposo, partito in
guerra, a guardia di un immenso tesoro; quando arrivarono i nemici ella si
rifiutò di rivelare il nascondiglio di tale tesoro e fu per questo uccisa; dal
suo sangue nacque la pianta del cacao, i cui semi sono amari come la
sofferenza, ma allo stesso tempo sono forti ed eccitanti come le virtù di
quella principessa!
Gli Aztechi migliorarono
anche la bevanda ricavata dai semi del cacao, aggiungendo farina di mais, miele,
chili e cannella. In questo modo crearono una pasta solida, che possiamo
considerare le prime tavolette di cioccolato della storia! Anche presso gli Aztechi
i semi di cacao erano ritenuti così preziosi da essere usati come moneta di
scambio, di conto, come unità di misura, tanto che numerosi sacchi di semi
facevano parte del tesoro dell’imperatore Montezuma.
Con la scoperta dell’America
da parte dell’Europa, il cacao arrivò nel vecchio mondo. Cristoforo Colombo,
nel 1502 durante il suo quarto ed ultimo viaggio, ebbe modo di assaggiare
questa bevanda in Honduras ed al ritorno, portò con sé alcuni semi di cacao da
mostrare a Ferdinando ed Isabella di Spagna, ma non si diede molta importanza
alla scoperta. Nel 1519 Hernàn Cortéz, quando arrivò presso gli Aztechi fu
accolto come un dio, scambiato addirittura per il dio Quetzalcoàtl, rientrato presso
di loro! Cortéz fu il secondo
europeo ad essere gratificato dall’ offerta della sacra bevanda di cacao. Si
dice addirittura che l’Imperatore Montezuma, il cui nome originale era
Motecuhzoma, gliene donò un’intera piantagione. Nel 1528, ritornando in Europa ne portò in
dono alcuni semi all’ Imperatore Carlo V e le piante che germogliarono furono
classificate dai botanici col nome di Theobroma cacao, della famiglia delle
Sterculiaceae, mentre nella classificazione APG venne attribuita alla famiglia
delle Malvaceae.
I semi di questa pianta
inizialmente furono usati come medicinale, ma lentamente il suo consumo si
diffuse anche in campo alimentare. Come successe per altri prodotti di nuova
scoperta, furono gli ordini monastici spagnoli, depositari di una lunga
tradizione di miscele e infusi, a comprendere le eccezionali potenzialità del
cacao. Aggiunsero alla bevanda di cui parlavano i conquistadores, la vaniglia e
lo zucchero per correggerne la naturale amarezza ed eliminarono il pepe e il
peperoncino. Il cacao era arrivato in Europa!
Il primo carico
documentato di cioccolato verso l’Europa, a scopo commerciale, viaggiò su una
nave da Veracruz a Siviglia nel 1585 e da questa data in poi si registrò la
presenza del cioccolato un po’ in tutta Europa seguendo un itinerario che
probabilmente fu avviato nello stesso anno dalla figlia di Filippo II, Caterina,
quando andò sposa a Carlo Emanuele I di Savoia Principe di Piemonte. Infatti,
al seguito di Caterina arrivò a Torino anche il cacao, tanto che la città si
pregia del primato cronologico dell’uso del cioccolato in Italia.
Amici, la diffusione del
cacao viaggiò velocemente. In Italia la diffusione partì da Torino nel 1678; Antonio Ari inaugurò
la prima cioccolateria su patente di commercio richiesta alla Principessa Maria
Giovanna Battista, sposa di Carlo Emanuele II di Savoia, ed ai torinesi si
attribuisce la diffusione del cacao non solo nelle altre Regioni italiane ma
anche in Austria, Svizzera, Germania e Francia. Per quanto possa sembrare
incredibile, alla fine del 1600 a Torino si consumavano 750 libbre al giorno di
cioccolata, equivalenti a 350 chilogrammi attuali!
La cioccolata, giorno
dopo giorno, si diffuse nelle principali città; nella Venezia del Settecento
vennero aperte le prime “botteghe del caffè” che erano anche “botteghe della
cioccolata” e facevano a gara per modificare la ricetta della bevanda
arricchendola di piccoli accorgimenti che ne esaltavano il gusto e nel 1760 la Gazzetta
Veneta documenta l’ormai enorme diffusione del prodotto. Fino a tutto il XVIII
secolo il cioccolato venne considerato la panacea di tutti i mali e gli si
attribuirono virtù miracolose.
Cari amici, il seguito
della diffusione e del gradimento della cioccolata lo conosciamo bene! Un
gradimento che non è mai calato di tono: gli unici cambiamenti sono solo gli
abbinamenti e i prodotti derivati. Che dire, cari lettori, io amo la cioccolata
e spero che tutti la pensino come me! Avevano ragione i Maya a considerarla
cibo degli dèi!
A domani.
Mario
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