Oristano 7 maggio 2023
Cari amici,
Come scrive Carlos
Alberto Bisceglia, autore del libro “HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA
NASCOSTA”, la razza umana esiste da almeno 200.000 anni, ma nella sua parte più
antica, quella della sua storia compresa tra 75.000 e 6.000 anni, ci rimane
praticamente sconosciuta. Ci stiamo provando oggi, con l’utilizzo delle moderne
tecnologie, e, forse, stiamo iniziando a dipanare quel velo che avvolge questo
misterioso periodo iniziale della nostra storia umana.
Indubbiamente non pochi misteri avvolgono quel
lontano periodo, tanto da far pensare che la terra sia stata, in origine, colonizzata da qualche popolo che proveniva da altri pianeti. Una teoria piuttosto azzardata,
se pensiamo che per muoversi nell’universo è necessario padroneggiare forze che
al momento a noi sono ancora ignote, ma che non è certo escluso che, in un
lontano passato, potevano essere magari conosciute. A far pensare che i nostri
lontani antenati fossero in possesso di conoscenze a noi ancora non note, sono
stati dei ritrovamenti, delle costruzioni megalitiche, delle opere d’arte che,
raccordandoci alle conoscenze da noi presunte anche solo seimila anni fa,
sarebbe stato impossibile realizzare.
Ho già avuto occasione di
parlare su questo blog dei misteri d’Egitto e dell’America latina, dove oggi
sono presenti costruzioni megalitiche impossibili da realizzare con la
tecnologia dell’epoca. Gli studiosi a questo punto, man mano che le scoperte
archeologiche mettevano in evidenza l’impossibilità pratica a realizzare opere
così colossali, cominciarono ad avere seri dubbi sugli autori e sui processi
tecnici adottasti, domandandosi “come”, ovvero con quali artifizi, i popoli del
lontano passato riuscivano, in qualche modo, a spostare blocchi dal peso enorme,
posandoli ad altezze impossibili con gli strumenti tecnologici dell’epoca.
La cultura degli Olmechi |
In centro America, per
esempio, gli Olmechi (la più antica civiltà conosciuta mesoamericana),
spostavano colossi da 50 tonnellate! Nell’Oceano Pacifico, nella città sommersa
di Nan Madol, ci sono blocchi di 50 tonnellate alzati ad una decina di metri di
altezza sul mare, mentre in Egitto ci sono blocchi di granito pesanti anche 80
tonnellate sollevati fino a 60 metri di altezza! Per non parlare, poi, dei
monoliti “monstre” di 1.650 tonnellate della cava di pietra a Baalbek. Evidentemente
c’è ancora qualcosa che non sappiamo sul nostro lontano passato.
Di recente nella zona
tropicale del Messico sono state ritrovate in mezzo alla giungla diverse teste gigantesche
realizzate in pietra (ne sono state trovate al momento 17), appartenenti alla
più antica civiltà conosciuta mesoamericana: quella degli Olmechi. Gli
archeologi ancora oggi non si sanno spiegare come sia stato possibile spostare
e poi lavorare delle pietre così pesanti, in una zona impervia, senza strade o
sentieri, compiendo un lungo tragitto! Ma in che modo e con quali mezzi? Secondo
l’attuale ricostruzione della storia del continente americano, queste
popolazioni non dovevano conoscere né il ferro né la ruota. Ma allora come
hanno estratto dalla cava le enormi rocce usate per costruire le statue? Come
le hanno lavorate? E soprattutto, come le hanno trasportate?
Alcune delle sculture arrivano
a pesare addirittura oltre cinquanta (50) tonnellate. Per fare un paragone, quanto
uno dei più grossi escavatori o come 40 auto di media cilindrata. Il blocco di
pietra per realizzare una di queste enormi statue (basta vedere nella foto il
confronto con l’uomo) sarebbe stato trasportato da una cava di basalto distante
almeno 150 km dal luogo dove poi sarebbe stato lavorato e poi, realizzata l’opera messa a dimora. E tutto questo sarebbe stato fatto almeno tra i 3.000 e i 4.000
anni fa! O forse anche prima, in quanto non esistono date certe per queste
teste giganti, quindi potrebbero anche essere state scolpite molto tempo prima.
Cari amici, credetemi,
fino a poco tempo fa la teoria che la terra potesse essere stata colonizzata da
un popolo in fuga da un altro pianeta non mi aveva mai entusiasmato. Tuttavia,
i più recenti studi sulle antichissime civiltà del passato e sulle
testimonianze che ci hanno lasciato, mi stanno facendo ricredere. Penso davvero
che le antiche civiltà fossero arrivate a conoscere (non si sa in che modo) quei
“segreti tecnologici” che noi oggi non abbiamo, per cui, come ho scritto prima,
sul nostro antico passato aleggia un velo di mistero che ancora non abbiamo
ancora scoperto. Chissà se riusciremo mai a far luce, squarciando quel velo!
A domani.
Mario
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