Oristano 7 agosto 2022
Cari amici,
Le stime Istat di luglio
hanno riservato una brutta sorpresa alle nostre famiglie: i prezzi del
cosiddetto "carrello della spesa" hanno sfondato il 9%
(+9,1%), un livello che non si vedeva dal 1984! Le famiglie di allora, però,
potevano contare sulla "scala mobile", quel meccanismo di adeguamento
automatico degli stipendi all'inflazione, successivamente soppresso (nel 1992)
dal Governo Amato. Oggi invece sempre più nuclei familiari sono costretti a stringere
la cinghia, tagliando cibi sono diventati ormai “per privilegiati”, come la
carne e il pesce.
Le associazioni dei
consumatori e delle imprese tuonano, rappresentando al Governo il grave
problema e chiedendo di destinare parte dei 14,3 miliardi dello scostamento di
bilancio all'aumento degli stipendi più bassi e di adottare misure come il
taglio dell'Iva, per raffreddare i prezzi dei beni necessari, elettricità ed
energia comprese. I prezzi, infatti, volano, spinti anche dalla guerra in
Ucraina e l’inflazione sta mettendo in ginocchio sempre più famiglie: si calcola
un aumento medio per famiglia di circa 749 euro in più all'anno.
La preoccupazione
maggiore è il pesante spostarsi dell'inflazione sui beni di prima necessità, il
cui costo supera sistematicamente l'indice generale dei prezzi al consumo (situazione
aggravata dal picco dei beni alimentari, che ha toccato +9,6%, e carne e pesce
aumentati del 16%). "Una catastrofe", "un massacro", sono i
commenti a caldo di Unione dei Consumatori e Codacons.
Ma anche le imprese,
Confesercenti e Federdistribuzione non vivono sonni tranquilli: vedono i
consumi ridursi e temono per i margini delle vendite. Confesercenti stima una
riduzione dei consumi nell'ordine dei 3 miliardi. Secondo Federdistribuzione, i
supermercati fino a poco tempo fa erano riusciti a non scaricare sui
consumatori tra i 2 e i 3 punti d'inflazione, ma dopo mesi di una situazione
ormai non più temporanea "l'aumento dei prezzi si sta gradualmente
scaricando sul carrello della spesa".
Intanto le organizzazioni
dei consumatori fanno i conti in tasca agli italiani, sperando che l'intesa
Kiev-Mosca sul "grano" tenga, con effetti positivi sul prezzo di
pasta e pane. Secondo l'Unione dei Consumatori, per una coppia con due figli,
la stangata complessiva è di 2.630 euro su base annua: di questi ben 769 solo
per la spesa obbligata dei prodotti alimentari e bevande, schizzati a +10%. Per
Federconsumatori, l'aggravio annuo è di 2.354 euro annui, di cui 509,60 euro
solo nel settore alimentare.
Se in Italia si piange in
Europa non si ride. In tutta l’UE i segnali che arrivano non sono rassicuranti.
L’inflazione morde sempre di più, con un nuovo record nei Paesi della moneta
unica, dove a marzo ha toccato, in media, il 7,5 per cento. Un aumento annuo
raggiunto grazie allo sprint messo a segno nell’ultimo mese, dopo lo scoppio
della guerra in Ucraina. È il costo dell’energia a spingere sui prezzi. Il
caro-vita è dovuto principalmente ai rincari dei costi energetici (+44,7%), a
sua volta iniziati mesi fa con la ripartenza dopo la pandemia e ora amplificati
con l’invasione russa. Gas, petrolio ma anche altre materie prime necessarie
per l’industria e il settore alimentare (dal mais al grano) hanno ora prezzi
più alti e l’effetto si vede nei distributori di benzina, nelle bollette e nei
supermercati di tutt’Europa.
Amici, in Italia il
Governo che succederà a quello attuale guidato da Draghi, si troverà a fare i conti con una
situazione economica non facile, con alta inflazione e recessione imminente. Si,
quest’anno chiunque vada al Governo si troverà in una situazione molto
difficile: tra l’incudine dell’inflazione (di cui si parla molto) e il martello
della recessione (di cui solo ora si comincia a parlare ma che non dovrebbe
fare meno paura degli aumenti dei prezzi).
Cari amici, le soluzioni
non sono semplici. La BCE sta aumentando i tassi molto più gradualmente di
quanto non stiano facendo le autorità monetarie americane e britanniche; non si
parla più di Quantitative Easing, anche se si profila “un nuovo strumento” per
contenere la frammentazione del mercato, ossia gli spread. Vedremo se darà i
risultati auspicati. Tuttavia, da sola la politica della moneta non può
combattere l’inflazione, né tanto meno bloccare i prodromi di una recessione.
Credo che ci aspetti un
autunno caldissimo, e anche un 2023 nel quale ci sarà da stringere alquanto la
cinghia…
A domani.
Mario
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