sabato, marzo 08, 2025

DAGLI ARCHITETTI ITALIANI REALIZZATO UN “MODULO ABITATIVO MOBILE” ANCHE PER ELON MUSK. UN PROTOTIPO DA UTILIZZARE SIA AL MARE CHE IN MONTAGNA: “OTTAGONO LODGE”. IL SUO COSTO È COMPETITIVO!


Oristano 8 marzo 2025

Cari amici,

Che l’inventiva italiana sia fra le più avanzate al mondo è certamente una realtà! Gli architetti Alessandro Costanzia di Costigliole e Alberto, autori di Ottagono Lodge, ne sono un segno inequivocabile, visto anche il grande gradimento espresso da Elon MUSK, al quale hanno realizzato uno chalet in Val Badia. Questo interessantissimo progetto, una delle loro ultime creazioni, è composto da due moduli obloidali comunicanti che, con una superficie minima di 30 metri quadri, offrono una soluzione abitativa completa e versatile, facendolo apprezzare senza dubbio alcuno!

Dal felice connubio tra lo studio di architettura bolzanino BlueArch e l’expertise veneta di Ottagono Green Architecture, division del gruppo AD Dal Pozzo di Vicenza, è nato Ottagono Lodge: un moderno progetto innovativo destinato a ridefinire i confini tra la desiata abitazione sostenibile e il design contemporaneo di gusto. Il progetto, presentato in anteprima alla fiera Klimahouse di Bolzano, debutterà sulla scena internazionale durante la Milano Design Week in aprile, con un’installazione prevista in piazza della Scala.

I due architetti Alessandro Costanzia di Costigliole e Alberto Montanesi della BLUEARCH hanno dichiarato: «Abbiamo immaginato uno spazio che potesse dialogare con qualsiasi contesto naturale, dalle coste mediterranee alle pendici alpine, senza mai imporsi sul paesaggio». I due avveniristici architetti, già alquanto noti per aver elaborato il fantasioso progetto dello chalet commissionato da Elon Musk in Val Badia, con la creazione di Ottagono Lodge sono già sulla bocca di tutti. Questa modernissima struttura abitativa è composta da due moduli obloidali comunicanti che, con una superficie minima di 30 metri quadri, offrono una soluzione abitativa completa e versatile.

La versatilità è, infatti, uno dei punti di forza di Ottagono Lodge. «Abbiamo sviluppato un sistema che risponde alle esigenze più diverse mantenendo invariati gli standard qualitativi — hanno precisato i progettisti di BlueArch —. Dalla residenza privata all’hospitality di lusso, per creare hotel diffusi, passando per le soluzioni di emergenza abitativa in caso di calamità naturali». Il moderno termine glamping, amici, frutto della combinazione delle prime sillabe di “glamour” e “camping”, venne utilizzato per la prima volta in Gran Bretagna nel 2005. Il glamping non è altro che una via di mezzo tra il classico campeggio e un soggiorno in un hotel! È questa una “tendenza nuova”, che combina la bellezza della vita all’aria aperta con i comfort lussuosi che si è solito trovare nei grandi alberghi. Non si parla quindi solo di comodità come il letto o il bagno, ma anche di altri elementi luxury, unendo tutto questo ad una full immersion, sia al mare che in montagna, nella natura incontaminata circostante. L’innovazione nella realizzazione del progetto Ottagono Lodge parte dalla struttura: una scocca in acciaio leggero, che garantisce resistenza e durata nel tempo, combinata con un sistema di coibentazione in canapa mista a gesso.

«La scelta dei materiali riflette il nostro impegno verso la sostenibilità totale — hanno sottolineato gli architetti —, ogni componente è stato selezionato per essere completamente riciclabile e smaltibile, in linea con i più rigorosi standard dell’economia circolare». La caratteristica distintiva del progetto è il suo rapporto con il terreno: le unità «fluttuano» su piattaforme in teak, eliminando la necessità di fondamenta. Le ampie vetrate a filo, enfatizzate da un sistema di illuminazione a led perimetrale, creano continuità visiva con l’ambiente circostante, mentre le morbide linee esterne, ispirate al design automobilistico, donano all’insieme un’eleganza fluida e senza tempo. Gli interni, suddivisi in zona giorno e zona notte, incorporano le più avanzate soluzioni tecnologiche, dai sanitari giapponesi ai sistemi domotici di ultima generazione. L’autosufficienza energetica e il rispetto degli standard CasaClima testimoniano l’attenzione al comfort abitativo sostenibile.

Amici, altro fatto importante è che questo modernissimo modulo abitativo, strutturato a seguito anche dell'incontro con Elon Musk a cui è stato realizzato uno straordinario chalet in Val Badia, non dovrebbe avere un prezzo stratosferico. Seppure I prezzi siano ancora in fase di definizione, si aggireranno, come base di partenza, sui 50mila euro, con possibilità di personalizzazione, che includono optional come la jacuzzi esterna integrata nella piattaforma. Il designer Marc Sadler, intervenuto durante la presentazione insieme a Maria Antonia Barucco, docente dello IUAV di Venezia, ha sottolineato come questo progetto rappresenti un ponte tra l’innovazione tecnologica e la sensibilità ambientale.

La produzione, che inizierà dopo il debutto milanese al Fuorisalone, seguirà un modello on demand, permettendo un’elevata customizzazione pur mantenendo i principi di sostenibilità e modularità che caratterizzano il concept. L’unità prototipo, che verrà esposta nel cuore di Milano dal 7 al 13 aprile, è il manifesto di un nuovo modo di abitare: temporaneo e confortevole, tecnologico e rispettoso dell’ambiente, minimal nell’impatto ma massimo nelle prestazioni.

Cari amici, in questi casi io mi limito a dire: “Se son rose fioriranno!”.

A domani.

Mario

venerdì, marzo 07, 2025

COME AFFRONTARE SERENAMENTE LA VECCHIAIA: ECCO I CONSIGLI DEGLI ESPERTI SU COME ALIMENTARSI DOPO I 50 ANNI, PER STARE IN SALUTE E VIVERE PIÙ A LUNGO.


Oristano 7 marzo 2025

Cari amici,

Il corpo umano col passare degli anni si modifica continuamente, passando dall’infanzia alla giovinezza e dall’età adulta alla vecchiaia. In questo arco di tempo, senza usare giri di parole, il nostro corpo “INVECCHIA”, e con l’invecchiamento si modificano anche i bisogni, da quelli alimentari a tutti gli altri, dalle capacità fisiche a quelle relazionali e di pensiero. Questo cambiamento va innanzitutto conosciuto, compreso e agevolato, se si vogliono mitigare le conseguenze, ovvero cercare di vivere in salute e più a lungo, usando, come antidoto, il giusto discernimento e un’alimentazione corretta.

In linea di massima possiamo dire che l’invecchiamento reale comincia alle soglie dei 50 anni… e tanti solo i segni di questo “cedimento”. Perciò ne deriva che per restare sani e in forma è importante consumare a tavola i cibi giusti, dal corretto apporto energetico e nutrizionale, e fare movimento, oltre a mantenere costanti relazioni con gli altri. Quanto al cibo, oltre alla qualità degli alimenti è essenziale anche l'adeguata quantità dei vari nutrienti contenuti, ovvero seguire una dieta varia e sana il più possibile.

Man mano che passano gli anni, una volta arrivati intorno ai 50, ci accorgiamo che iniziamo a vedere aumentare la nostra massa grassa, mentre invece inizia a ridursi la massa muscolare: anche le ossa iniziano un processo di demineralizzazione. Sono questi i processi naturali di invecchiamento, impossibili da eliminare, per cui è necessario cercare almeno di ridurli, di limitarli. Quando la riduzione della massa muscolare, unita all’aumento di quella grassa, supera determinati limiti, inizia a ridursi la nostra forza fisica, il nostro equilibrio e la nostra abilità motoria.

Questo irriducibile processo di invecchiamento può condizionare negativamente il nostro stato di salute, e, proprio per questo sta a noi modificare le precedenti abitudini alimentari, introducendo i cibi giusti per quantità e qualità, oltre a svolgere attività fisica moderata e costante; inoltre, dobbiamo dare al nostro corpo il giusto riposo, costituito da un sonno adeguato, oltre ad eliminare i “vizi” contratti in gioventù come il fumo, l’uso poco moderato di alcolici, o di altre pericolose sostanze. Il possibile invecchiamento sano e possibilmente lungo, in realtà dipende proprio da noi.

Amici, col passare dell’età, in particolare alle soglie dei 70 anni, la nostra dieta deve essere alquanto varia;  in questa dieta debbono essere presenti in particolare frutta e verdura, da mangiare tutti i giorni. Sono alimenti ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti e aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Inoltre debbono essere sempre presenti le proteine, essenziali per la costruzione e il ripristino dei tessuti del corpo e per preservare la salute dei muscoli e delle ossa. Se consumiamo ogni giorno due porzioni di alimenti del gruppo “carne, pesce e uova” risolviamo il problema.

In alcuni casi, se li preferiamo, possiamo sostituire un secondo piatto a base di carne o pesce con un piatto unico insieme ai cereali. Quanto ai carboidrati (pane, pasta, riso, farro, orzo), che forniscono energia al corpo e sono importanti per la salute del cervello, dovrebbero essere presenti a colazione, pranzo e cena, ovviamente mai in eccesso. Quanto ai condimenti, usare sempre olio d’oliva extravergine, limitando i condimenti di origine animale, come burro, strutto, besciamella, panna, in quanto ricchi di grassi saturi e colesterolo; bando anche a zucchero e insaccati. E non è tutto.

Il nostro corpo necessita inderogabilmente di Calcio e Vitamina D: indispensabili alleati della nostra salute. Quest'ultima è sintetizzata a livello cutaneo con l'esposizione ai raggi solari ed è cruciale perché regola un maggiore assorbimento di calcio intestinale e renale, mantenendo alta la mineralizzazione e la salute delle ossa, in altre parole contrasta il rischio di osteoporosi. Una delle cause principali della carenza di vitamina D è la mancata esposizione ai raggi solari, soprattutto in quegli anziani che sono sempre dentro casa e vivono pochissimo tempo all’aria aperta.

Amici, la vitamina D è il calcio sono essenziali per lo sviluppo e per la salute delle ossa e dei denti. Oltre a latte, uova, formaggi e derivati si trovano in alcuni tipi di acqua, nelle nocciole, nelle mandorle e nei semi di sesamo. Anche in alcuni vegetali a foglie verde scuro (ad esempio nel cavolo cinese, nel cavolo riccio e nei broccoli); altre verdure ricche di calcio sono la rughetta, gli agretti, il radicchio. Buone fonti di calcio sono i legumi e in molti pesci e molluschi (ad esempio nelle sardine, nelle vongole e nelle cozze).

Altro problema da tenere in considerazione è l’idratazione del corpo. Per tenerci lontano dalla disidratazione, dopo una certa età dobbiamo bene più acqua (gli anziani bevono poca acqua in quanto avvertono poco lo stimolo della sete) Se non si beve acqua a sufficienza si può andare incontro a una grave disidratazione che aumenta il rischio di ospedalizzazione e di mortalità. La disidratazione può causare, ad esempio, aritmie cardiache, insufficienza renale, deliri e infezioni delle vie urinarie. Un’adeguata idratazione giornaliera di norma non dovrebbe essere inferiore a un litro e mezzo in 24 ore. Per arrivare a questa quantità, oltre all'acqua si possono bere tè, infusi alla frutta o succhi di frutta durante gli spuntini.

Cari amici, invecchiare bene, e possibilmente a lungo, non è qualcosa che possiamo attribuire al caso, ma in gran parte dipende proprio da noi! Un’alimentazione sana ed equilibrata in età senile è sufficiente a soddisfare i fabbisogni nutrizionali. Se a questo aggiungiamo il costante movimento, il mantenimento delle relazioni sociali e gli interessi personali (dalla lettura alle parole crociate, dallo scrivere al disegnare o dipingere e quant’altro), credo che tutti noi possiamo affrontare in modo sereno la vecchiaia!

A domani.

Mario

giovedì, marzo 06, 2025

L'UOMO E I RAPPORTI CON GLI ALTRI. LA PAROLA, FONTE DEL DIALOGO, È IMPORTANTE, MA L'UOMO OLTRE AD AVERE LA NECESSITÀ DI PARLARE, SPESSO, HA UN PROFONDO BISOGNO DI SILENZIO.


Oristano 6 marzo 2025

Cari amici,

Dio ha creato l’uomo dandogli un dono meraviglioso e straordinario: LA PAROLA! La parola è il fondamento della relazione umana, uno strumento che gli consente di entrare in relazione con gli altri. La parola inizia ad uscire dalla bocca del bambino già in tenerissima età, ed è la gioia immensa dei genitori sentire per la prima volta uscire dalla bocca del proprio bambino la parola papà o mamma! !Questa prima parola altro non è che l’inizio di un nuovo dialogo tra genitori e figli. Durante la nostra vita le parole le usiamo in ogni momento, e il loro insieme costituisce il linguaggio, con il quale possiamo esprimerci: possiamo insegnare, lodare o rimproverare, ordinare, accettare o negare, costruire o distruggere, perché il peso delle parole è davvero grande, è immenso!

Eppure le parole e il dialogo, non sono tutto per l'uomo. Ci sono momenti in cui ciascuno di noi sente un profondo bisogno di tacere, di restare in silenzio, senza parlare e anche senza ascoltare, ovvero si ha necessita del SILENZIO. Alla stessa stregua della parola, il silenzio è un aspetto essenziale della vita dell’uomo. Nel momento in cui scatta questo bisogno, il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogno di una “pausa”, di una ricarica, necessaria per rigenerare completamente il nostro corpo e la nostra mente. È come se la nostra potente macchina pensante necessitasse, per riprendersi, per ricaricarsi, di questo particolare carburante chiamato Silenzio.

A chi non è mai capitato, durante le ore di lavoro, nelle riunioni importanti, nelle discussioni animate, magari per decidere “cosa fare”, di trovarsi nella necessità di fermarsi, di allontanarsi dagli altri, quasi mancasse l’ossigeno per respirare, in particolare prima di arrivare a prendere una decisione importante? Spesso, arrivando a casa la sera, non si ha voglia di dialogare, di stare in gioiosa compagnia con moglie e figli, preferendo stare in poltrona, in silenzio a meditare, con gli occhi socchiusi, alla ricerca del pacifico silenzio rigenerante.

Diversi studiosi si sono interrogati su questo straordinario bisogno dell’uomo, come il professor Francesco Zanella, ricercatore presso l’Università di Bonn, che ha raccolto le sue ricerche in un libro “SILENZIO DELL’UOMO E SILENZIO DI DIO”. Nel libro l’autore ha evidenziato gli aspetti generali, sociali e teologici del silenzio. I primi riguardano “chi” ha bisogno di tacere, ovvero l’identità di chi tace, la scelta del momento opportuno per evitare di parlare, l’esistenza del silenzio interiore. Amici, ma perché è così importante il silenzio, perché l’uomo manifesta quel profondo bisogno di silenzio? Cosa c’è veramente dietro al bisogno e all’attrazione verso il silenzio? Forse semplicemente è il desiderio di ascoltare il miracolo dell’esistenza, ovvero il modo per ricordare che non dovremmo mai dare per scontato questo dono. Un silenzio, quello che cerchiamo, dove, finalmente, possiamo ritrovarci pienamente. Nella vita sociale, il silenzio viene utilizzato spesso come norma comportamentale, relativamente a quei rapporti con gli altri mediati dalla parola, arrivando, quando necessario, all’assenza di essa.

Secondo il professor Zanella, che nel libro mette in relazione il silenzio dell’uomo con il silenzio di Dio, il silenzio cognitivo umano è quello che testimonia l’incapacità del nostro intelletto a comprendere la natura ineffabile del Principio Supremo, mentre il nostro silenzio interiore rappresenta la quiete dell’anima che adora Dio. Quanto al SILENZIO DIVINO, questo si presenta come attributo proprio della natura di Dio. Amici, il valore del silenzio fu ampiamente riconosciuto fin dall’antichità. Ecco cosa scrisse il grande poeta greco  Pindaro: “Spesso serbare il silenzio è per l’uomo saggissimo avviso”, mentre nel libro biblico dei PROVERBI si legge: “Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, chi frena le sue labbra è saggio”.

Cari amici lettori, ancora oggi nel Terzo Millennio che stiamo percorrendo, c’è ancora tanto bisogno di silenzio! In un mondo in cui la relazione sociale ha perso gran parte della sua umanità, essendo diventata arida ed egoistica, il bisogno di silenzio appare ancora maggiore! È il forte bisogno di guardare dentro di noi con rinnovato coraggio, per ritrovare quel necessario, grande valore (in parte perso per strada…) qual è lo straordinario miracolo della nostra esistenza! Dio, quando ci ha creato, ci voleva davvero diversi, seppure ci ha dato il libero arbitrio! Ritroviamo, quanto prima, la corretta relazione sociale amichevole e altruistica!

A domani.

Mario

 

mercoledì, marzo 05, 2025

LA SARDEGNA E LA SUA ANTICA LINGUA. L'ORIGINE E L’EVOLUZIONE DEL FAMOSISSIMO DETTO SARDO “AJÒ”, CHE DI SIGNIFICATI NE HA PIÙ D'UNO!.


Oristano 5 marzo 2025

Cari amici,

Poco tempo fa ho  dedicato alla lingua sarda un post su questo blog, analizzando la storia e le origini della parola sarda “EJA”, espressione breve ma alquanto complessa, in quanto ricca di tutta una serie di significati. Chi vuole curiosamente leggerlo questo post può cliccare sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2025/02/noi-sardi-usiamo-tutti-i-giorni-in.html. Ebbene, oggi, sulla stessa falsariga, voglio analizzare con Voi un’altra conosciutissima parola sarda AJÒ, che sicuramente, quanto ai suoi possibili significati, è un'espressione ancora più complessa. Ma proviamo a vedere insieme questa parola, partendo dalle sue possibili origini.

I sardi non sono avvezzi ad abbondare con le parole: ne usano poche, ma spesso alquanto taglienti ed efficaci, accompagnate magari da una particolare intonazione, oltre che da gesti ugualmente efficaci; ed è proprio "questo mix" di parole e gesti che che da alla parola sarda, pronunciata in diversi modi ed accompagnata dai particolari gesti che la accompagnano, significati spesso anche molto diversi. La parola che esaminiamo insieme oggi, insieme, è “AIÒ”, una parola brevissima, ma che per noi sardi riesce ad esprimere un’infinità di significati; è una specie di invito, di stimolo, di incoraggiamento o di rimprovero, un parola breve e secca, che crea tutta una serie di effetti, che vanno dalla fretta all’impazienza, dalla sorpresa all’incitamento, arrivando persino all’incredulità!

Ajò è una parola che è diventata così nota anche al di fuori dell’isola, tanto da essere diventata praticamente una specie di marchio identificativo di noi sardi! La parola  AIÒ, cari lettori, è di antica origine, tanto che gli studiosi oscillano in particolare su due diverse tesi: secondo la prima, il termine “AJÒ” potrebbe derivare dal verbo latino “ire” (andare), mentre la seconda risalirebbe ad un periodo storico antecedente a quello latino, ipotizzando addirittura che potrebbe derivare dall’assiro “AḪÛ”, che significa “essere fratelli”, “stare insieme”, “essere amici”.

Come accennato prima il linguaggio dei sardi è sintetico e criptico allo stesso tempo, in quanto non abbonda mai in troppe parole, ma colora quelle usate accompagnandole con diverse, particolari espressioni, gestuali e vocali. Si, in questo caso con la brevissima parola AJÒ i sardi riescono ad esprimere una miriade di sensazioni: non è solo un sì di assenso, ma a ben leggere anche un suo opposto! Indica meraviglia, sorpresa, curiosità, invito a fare, oppure al suo contrario, esprime incredulità per un’azione fatta male! Sono i gesti che l’accompagnano a chiarire il reale significato della breve espressione AJÒ. Nella foto a lato qualche esempio.

Questa brevissima parola, amici, è usata in tutti gli ambienti: da quelli agro pastorali a quelli da salotto. Questa sua straordinaria versatilità, pensate, viene usata dai sardi anche nei confronti degli animali. Col significato di “dai!”, “sbrigati!”, “muoviti!”, Ajò viene addirittura utilizzato per richiamare gli animali durante i trasferimenti da un podere all’altro, oppure, come avveniva ai tempi della civiltà contadina, per incitare gli animali da lavoro mentre aravano o trainavano carri e aratri. Ironicamente si può affermare che la parola Ajò può essere considerata una specie di coltellino svizzero linguistico!

Amici lettori, la parola Ajò è talmente presente nella mente e nei sentimenti dei sardi, che viene utilizzata perfino nell’italiano regionale dell’Isola. Per i sardi in effetti la parola Ajò non è solo un’espressione: è un atteggiamento, un modo di essere. È l’invito deciso del pastore che guida il gregge, l’incitamento tra amici in ritardo, l’esortazione del nonno al nipote che perde tempo, la spinta necessaria quando si deve agire senza troppe storie. Insomma Ajò è una parola che, una volta entrata nella mente, non esce più!

Cari amici, nel nostro linguaggio di cui siamo fieri e orgogliosi, nel suono così semplice di questa parola c’è tutta l’anima della Sardegna: energica, diretta, schietta, tant’è che, usata in forma di esortazione imperativa, AJÒ fa parte del motto che chiude l'inno ufficiale della Brigata Sassari, scritto nel 1994: “Ajò, Dimonios, avanti forza Paris!”.

A domani.

Mario

martedì, marzo 04, 2025

LA SARTIGLIA E IL FASCINO DEL CAVALIERE INFINITO. DA ALCUNI ANNI LA NOSTRA STRAORDINARIA SARTIGLIA SI È ARRICCHITA DI UN NUOVO PERSONAGGIO: “IL CAVALIERE INFINITO”


Oristano 4 marzo 2025

Cari amici,

È maturata nella fervida mente di quella straordinaria figura qual è FILIPPO MARTINEZ, la creazione del Cavaliere infinito. Il poliedrico personaggio oristanese, quanto ad invenzioni non è proprio secondo a nessuno (basti pensare alla creazione dell’UNIVERSITÀ DI ARISTAN, e all’invenzione del  premio “LA CAMELIA”, omaggio alle donne di Sartiglia)! Ebbene, è stato sempre lui a creare, già da qualche anno, anche la figura di un novello cavaliere, rappresentante del “GREMIO del “CAVALIERE INFINITO”. Questo straordinario, novello “Componidori”, è un mitico personaggio che rappresenta quel cavaliere universale, colui che ha ricevuto il compito di impetrare la pace e il benessere per tutta la sofferente umanità.

Anche quest’anno, dunque, durante l’intervallo tra le due SARTIGLIE (quella del Gremio dei contadini, corsa Domenica 2 marzo e conclusasi con un bottino di 18 stelle, e quella del Martedì, guidata dal Capocorsa del Gremio dei falegnami che si corre oggi), il CAVALIERE INFINITO è entrato in scena. Ieri, lunedì 3 marzo 2025, in piena notte, alle 4:00, si è sottoposto alla particolare vestizione, avvenuta nella Chiesa secentesca di San Domenico; al termine, perfettamente abbigliato da Componidori, alle ore 4:49, è salito sul suo potente cavallo e, dopo essere passato prima davanti alla statua di  Eleonora d’Arborea, è transitato davanti alla Cattedrale di Santa Maria, dove ha benedetto la città di Oristano, antica capitale del Giudicato d’Arborea, e, con essa, tutta la Sardegna.

Successivamente, sempre a bordo del suo destriero, alle ore 5:51, ovvero allo spuntare dell'alba, ha raggiunto Torregrande, dove, al galoppo sulla battigia, ha esteso la sua benedizione oltre il mare, dedicandola a tutti i popoli della Terra, in particolare quelli che in questo momento stanno patendo per le sanguinose guerre in corso, che stanno annientando tante incolpevoli popolazioni inermi. In questo Terzo Millennio, che vede un triste ritorno alle guerre fratricide in auge nei primordi dell’umanità, la figura del CAVALIERE INFINITO cerca, con l’invocazione al Supremo Dio Creatore, di riportare il mondo alla ragione.

Amici, è grazie al poliedrico Filippo Martinez che la SARTIGLIA, con la straordinaria figura del suo Capocorsa, SU COMPONIDORI, cerca di superare due remore importanti, quei due blocchi mentali, ancora in capo all’uomo del Terzo Millennio: quello della parità tra uomo e donna e quello della Universalità del bene comune, ovvero la pace, l’amicizia e la collaborazione tra i popoli della terra. In quest’ottica Filippo ha voluto inserire nella tradizionale Sartiglia di Oristano sia il premio “LA CAMELIA”, destinata ad una donna di Sartiglia, che la figura del “CAVALIERE INFINITO”.

Si, amici, sempre ieri 3 marzo al Teatro Garau di Oristano, all’interno della manifestazione “CANTANDO A CARNEVALE, omaggio a Sa Sartiglia”, è avvenuta la premiazione della “CAMELIA 2025”, che la Priora dell'”Ordine della Camelia” e Presidente della giuria per la assegnazione del premio, Gabriella Collu, ha consegnato a Franca Fenu, straordinario personaggio che incarna il grande impegno femminile nei confronti della Sartiglia. Il premio è costituito da una bella ceramica realizzata dall’artista Alessandra Raggio.  

Amici, Franca Fenu (nella foto con Gabriella Collu) ha davvero meritato il prestigioso premio! Lei ha davvero la Sartiglia nel suo DNA: è figlia, sorella e moglie di Presidenti del Gremio dei Falegnami; tre volte Massaia Manna, cinque volte Massaiedda, ed in qualsiasi mansione svolta, ha comunque e sempre dato il massimo di sé stessa in tutti i ruoli, profondendo la sua dedizione ed il suo impegno con passione costante, per far sì che la straordinaria giostra della SARTIGLIA oristanese continuasse ad essere sempre all’altezza della sua antica tradizione e della sua fama.

Ed è così che nella splendida cornice del Teatro Garau, la serata ha visto l’alternarsi dei meravigliosi cori sardi: dal Coro oristanese Maurizio Carta al Coro Terra mea di Cagliari, dal Coro Confraternite S. Margherita di Bultei al Coro Cuncordu Sas Enas di Bortigali. Hanno aperto la serata La Corte di Eleonora, i Tamburini e i Trombettieri della Pro Loco di Oristano. Ha presentato la serata Silvia Orrù. È in questo meraviglioso contesto che si è svolta la cerimonia della premiazione della CAMELIA 2025.

Cari amici, credo che anche quest’anno LA SARTIGLIA,  tra vecchio e nuovo, abbia portato alla ribalta nazionale e internazionale la nostra città, ORISTANO, che in passato, come ben sappiamo, è stata davvero una protagonista di altissimo livello! Chiudo il post, cari lettori, usando l’augurio, come si dice in periodo di Sartiglia: “ATRUS ANNUS MELLUSU!”.

A domani cari amici lettori.

Mario

lunedì, marzo 03, 2025

IL FICO D'INDIA E LA SUA GRANDE RISERVA D'ACQUA. SONO TANTI, INFATTI, I DIVERSI, GRANDI BENEFICI DELLE PALE DI FICODINDIA IN AGRICOLTURA.


Oristano 3 marzo 2025

Cari amici,

Il FICO D'INDIA o ficodindia (Opuntia ficus-indica ((L.) Mill., 1768), è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee; originaria del Centroamerica, si è successivamente naturalizzata, adattandosi e diffondendosi in tutto il bacino del Mediterraneo, grazie alla sua straordinaria facilità di propagazione; in Italia si è diffusa soprattutto nelle regioni centro meridionali. L’Opuntia è presente in più di 300 specie, non ancora tutte ben identificate per la facile ibridazione e riproduzione indistinta per via sessuale e vegetativa. Insomma, l’Opuntia ficus indica è oggi la specie più coltivata al mondo.

L’Opuntia è una pianta resistentissima, tanto da essere definita come uno dei “campioni del metabolismo vegetale”, grazie agli adattamenti continui avvenuti nei milioni di anni di vita in ambienti estremamente aridi. In campo agricolo questa pianta col passare del tempo ha avuto utilizzi incredibilmente utili, anche di natura alimentare, in particolare in zone dotate di scarse risorse, in particolare d'acqua, ovvero nelle zone aride, come nel nostro Meridione, Sardegna compresa. In Sudamerica, in particolare in Cile, per esempio, il Ficodindia viene utilizzato per la produzione di energia dalla sua biomassa, ma i suoi utilizzi sono indubbiamente molti altri

Nell'assetato nostro Sud, invece, uno dei particolari utilizzi di questa pianta, per sopperire ai lunghi momenti di siccità, è quello di utilizzare la larghe foglie della pianta (i cosiddetti CLADODI) per fare da “portatrici d’acqua” ad altre piante, quando per esempio si trapiantano diversi tipi di vegetali, quando questi che non possono godere regolarmente delle necessarie innaffiature. Quando degli alberelli vengono trapiantati in luoghi dove l'acqua non arriva regolarmente, si usa un particolare metodo: collocare nel punto prescelto per il trapianto delle pale di ficodindia tagliuzzate in pezzettini a a circa mezzo metro di profondità, accanto alle radici del piccolo albero.

Queste pale, infatti, conosciute tecnicamente come CLADODI, contengono una sostanza chiamata mucillagine, alquanto densa e ricca d’acqua; questa linfa è capace di dare e mantenere la giusta umidità alle radici della piantina in corso di attecchimento, consentendo al terreno di trattenere per lungo tempo l’acqua e l’umidità rilasciata lentamente dai Cladodi; in questo ingegnoso modo si permette all'alberello di assorbire lentamente l’acqua necessaria al suo sviluppo, che può durare addirittura fino a 5 anni! A pensarci è davvero una cosa straordinaria!

Ecco un altro metodo utilizzato nel Salento. Qui gli agricoltori salentini utilizzano i cladodi per riparare le giovani piantine di pomodoro, sia dalla salsedine che dal vento. Queste pale di ficodindia quindi risultano utili sia per fare ombra alle piantine, sia nutrendole con le goccioline d’acqua che fuoriescono dai cladodi e finiscano direttamente sulle radici. Quando le piantine crescono, e raggiungono una certa matura indipendenza, le protezioni offerta dalle foglie del ficodindia vengono tolte. Quest’ingegnoso sistema evidenzia una conoscenza profonda del territorio, del clima e delle necessità delle piante che lo popolano.

Amici, nel mondo della natura, se l’uomo è intelligente e riesce a comprendere il ciclo naturale della vita vegetale, 0sserva e rispetta la particolare connessione tra specie diverse; in questo modo ottiene un utilizzo intelligente dell’una nei confronti dell’altra. L'applicazione di questo sistema, che possiamo definire "un’agricoltura a consumo zero di energia", utilizza al meglio le risorse, perché le goccioline d’acqua che la foglia di fico d’india raccoglie, grazie alla variazione di umidità tra il giorno e la notte, permettono, alla giovane piantina di pomodoro, di nutrirsi e all’agricoltore di non sprecare risorse idriche.

Alquanto sagge le parole di Francesco Paolo Pizzileo, scrittore e poeta pugliese, quando scrive: “Questa non è solo agricoltura a consumo zero di energia e senza concimi chimici, ma anche cultura, scienza, sapienza e arte.” Sono parole sagge, parole piene d'amore per la propria terra. Questo scrittore ha anche ideato un interessante progetto, definito “Transumanze poetiche”, messo in atto per condividere interessanti momenti di poesia rivolta alla natura, spostandosi tra masserie, antichi tratturi, nella terra dei Trulli e delle gravine. Un vero poeta, amante della natura!

Amici, la corretta gestione dell'acqua, in agricoltura è una delle risorse fondamentali, in particolare per il futuro. Si, è una risorsa che, col cambiamento climatico, potrebbe essere molto più importante di quanto lo sia mai stata. Attualmente la maggior parte dell'acqua dolce disponibile (ca. il 70%) viene usata per irrigare. E a livello mondiale non si pensa che si possa dedicare molta più acqua all'agricoltura di quella che si usa ora. Il che considerando che si stima che la popolazione mondiale salirà presumibilmente a 7 miliardi di esseri umani, e che nei prossimi 25 anni, dunque, potrebbe aumentare di altri 2-3 miliardi, sarà un grave problema da risolvere.

Una soluzione sicura non c'è, ma, se ci sarà, quasi sicuramente prenderà molte idee dalla permacultura, o in generale dall'agricoltura biologica o rigenerativa in senso lato. Le previsioni climatiche per il bacino del Mediterraneo sono particolarmente preoccupanti. Si prevede, infatti, che molte zone andranno incontro a desertificazione, o comunque ad un generale inaridimento. In Italia questo dovrebbe succedere soprattutto al sud. Visto come si è gestita finora l'acqua, abbiamo molte opportunità di migliorare, e di molto. Una delle ipotesi per il nostro clima prevede precipitazioni molto intense in certi periodi dell'anno, seguiti da periodi anche lunghi di siccità.

Cari amici, quanto alla nostra Sardegna sappiamo bene che di piante di ficodindia ne abbiamo davvero una grande quantità! Questo ci consentirebbe di utilizzarli  proficuamente, come grande risorsa naturale per contrastare i periodi di siccità, favorendo così l'attecchimento di nuove piante. La natura, sapientemente utilizzata, è stata sempre provvida di risorse! Utilizzarle senza eccedere, senza strafare, sarà l’imperativo che dovrà guidarci in questo difficile millennio che stiamo percorrendo!

A domani.

Mario