Oristano 28 giugno 2024
Cari amici,
Quando la vita ci pone
davanti alla necessità di subire un’operazione chirurgica, se fosse possibile
scegliere, opteremo per una equipe di chirurghi oppure di chirurghe? Il dilemma
non appare di poco conto, se pensiamo, in particolare, che le donne sono
arrivate alla medicina e alla chirurgia molto tempo dopo gli uomini. Anche
oggi, nonostante siano numerose le donne che sono entrate a pieno titolo nella
professione medica, il mondo della chirurgia è sempre dominato dagli uomini, e
secondo alcuni studi, le donne chirurghe risultano anche vittime di sessismo.
Un comportamento indubbiamente
prevaricante, in quanto le donne, anche in quel campo, hanno già dimostrato
capacità non comuni. Una nuova ricerca, pubblicata su Jama Surgery e
condotta in Svezia e Canada, ha dimostrato che le chirurghe in sala operatoria ottengono
risultati migliori nella cura del paziente. Secondo i dati raccolti, le persone
operate da donne hanno infatti meno probabilità di incorrere in complicazioni post operatorie, rispetto a quando sono gli uomini ad aver operato con il
bisturi in mano. Lo studio ha analizzato
un campione di oltre 1 milione di persone operate tra il 2007 e il 2019, ha
rilevato che 90 giorni dopo un intervento il 14% dei pazienti curati da un
chirurgo uomo ha avuto “eventi post operatori avversi” (termini utilizzati per
indicare la morte o infezioni gravi) che hanno richiesto ulteriori interventi
chirurgici. Il numero di pazienti operati da chirurghe incorsi in
complicazioni, è, invece, risultato minore, quantificato in un 12,5%. Anche 1 anno dopo
l’intervento, le persone operate da donne hanno avuto risultati migliori: il
20,7% ha avuto un evento postoperatorio avverso, rispetto al 25% di quelli
operati da chirurghi uomini.
Guardando ai decessi post
operatori, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti curati dai chirurghi
avevano il 25% di probabilità in più di morire 1 anno dopo l’intervento,
rispetto a quelli curati dalle colleghe. A influire su una migliore riuscita
delle operazioni, dice lo studio, sarebbe soprattutto il tempo trascorso in
sala operatoria. A differenza dei loro colleghi, le chirurghe tendono a operare
più lentamente e a limitare i rischi durante le operazioni.
Amici, la realtà è che,
purtroppo, le donne specializzate in chirurgia nel mondo sono solo una
minoranza: è quasi il 23% negli Stati Uniti e la forbice aumenta guardando a
chi occupa ruoli di maggiore responsabilità nei reparti. In Europa il numero di
chirurghi supera il 75%, mentre quello delle chirurghe sprofonda sotto il 25%,
nonostante la percentuale di donne che si iscrivono alla facoltà di medicina
sia in aumento. Quanto alla realtà del nostro Paese, in Italia solo il 14% delle donne è
una chirurga nel ruolo di primaria, anche se le lavoratrici under 55 sono quasi
il doppio dei colleghi maschi e le professioniste sotto i 69 anni ancora in
attività circa il 52%. La ricerca dell’Associazione di medici e dirigenti
sanitari Anaao Assomed riporta che l’80% delle donne dottoresse afferma di
essere stata svantaggiata nei percorsi lavorativi rispetto ai propri colleghi
maschi.
La Società Europea dei
Chirurghi e delle Chirurghe Toracici (ESTS) e l’Associazione Europea per la
Chirurgia Cardio-Toracica (EACTS) hanno fatto indagini sull’impatto “del Genere”
sulla carriera degli operatori di chirurgia in Europa, rilevando una disparità,
tra uomo e donna, che colpisce soprattutto gli incarichi di maggiore prestigio
e la situazione familiare. Dei 1.181 intervistati, il 22% degli uomini ha
dichiarato di avere il ruolo di professore ordinario a differenza del 6% delle
donne, mentre il 43% ha riferito di essere capo dipartimento. Allo stesso
tempo, se il 37% delle donne ha dichiarato di essere single, l’84% degli uomini
ha detto di essere sposato. Il 66% delle chirurghe in Europa poi non ha figli,
al contrario del 19% degli uomini.
Indubbiamente a pesare
sul divario tra professionisti e professioniste è il diffuso stereotipo che "quello della chirurgia sia un ambito per soli uomini", a cui le donne raramente
hanno accesso. La ricerca Survey on Women In Surgery Europe mostra che
le donne, visto il comportamento degli uomini, ritengono di avere meno chances
di accedere alla carriera chirurgica proprio per il loro genere, e che questo,
nella loro percezione, influenza negativamente le loro possibilità di
raggiungere ruoli di lavoro apicali. Inoltre, la differenza retributiva e la
scarsa possibilità di conciliare l’attività lavorativa con la vita familiare
sono altri 2 fattori individuati dalle intervistate come ostacoli alla loro
scalata professionale; oltre alla mancanza di adeguati servizi per l’infanzia (ecco
perché le poche in attività stentano ad avere figli) e all’assenza di modelli
femminili che ispirino le giovani lavoratrici a intraprendere la carriera da
chirurghe.
Cari amici, non mi sembra il caso di aggiungere nulla su quanto detto prima: il risultato dell'indagine dimostra chiaramente che il percorso per arrivare alla parità tra uomo e donna è un sentiero in salita, oggi come ieri pieno
di pietre d’inciampo…
A domani.
Mario
1 commento:
A parita’ di merito ,hanno mano più “leggera “.Grazie Mario.
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