Oristano 9 giugno 2024
Cari amici,
Nella seconda metà del
secolo scorso, ultimo del precedente millennio, fu messa in piedi una delle
truffe finanziarie più importanti della storia del nostro Paese. Riguardò l’industria
del latte, la PARMALAT, che ebbe un’eco enorme, non solo in Italia ma a livello
europeo. Fu una pagina particolarmente nera dell’economia italiana in quanto fu
messa in piedi una truffa finanziaria senza precedenti: una bancarotta da 14
miliardi di euro che coinvolse più di 80 mila risparmiatori.
Come ben riporta Michael
Pontrelli su Tiscali, che di recente ha riepilogato la brutta storia, il protagonista di
questa vicenda truffaldina fu l’imprenditore Callisto Tanzi, che fino agli anni
’60 gestiva un piccolo caseificio di provincia. Convinto delle sue grandi doti
manageriali, si mise in testa di trasformare il suo modesto caseificio in una
grande azienda, dopo aver scoperto, in Svezia, i TETRA PAK e grazie allo
sviluppo del procedimento UHT per la lunga conservazione del latte. Per raggiungere lo scopo,
a partire dagli anni ’80, l’imprenditore emiliano inizia ad espandere l’attività
effettuando una serie di acquisizioni all’estero, finanziate però con costante
contrazione di debiti, oltre a ingenti spese pubblicitarie, in particolare con sponsorizzazioni
sportive: nel calcio, nello sci e in Formula 1. Per facilitare la crescita
programmata segue la via più facile: finanziare i più importanti politici
italiani, dai quali, in cambio, ottiene il varo di normative di favore.
Ma, come ben sappiamo, il prezzo da pagare
purtroppo è sempre alto! In cambio degli aiuti ricevuti Callisto Tanzi deve
anche fare una serie di acquisizioni di aziende altamente indebitate (o
decotte) ma appoggiate dalla politica; in questo modo i debiti nuovi si sommano
ai debiti precedenti e la situazione finanziaria della società diventa sempre
più preoccupante, appesantita anche dalle costose sponsorizzazioni pubblicitarie. Alla
fine degli anni ’80 i debiti Parmalat si aggirano sui cento miliardi di vecchie
lire. Per risolvere il problema Tanzi decide di quotare la società in Borsa.
L’operazione richiede però un risanamento dei conti e l’imprenditore emiliano
si rivolge alle banche da cui ottiene un prestito di 120 miliardi di lire.
Il debito globale della
società è ormai pesantissimo, e per evitare gli accertamenti della Consob Tanzi
decide di sbarcare a Piazza Affari attraverso l’acquisizione di una società già
quotata, la Finanziaria Centronord, la cui denominazione è stata poi
cambiata in Parmalat Finanziaria, controllante un gruppo composto da 58
aziende, di cui 25 all’estero, con un fatturato di oltre 300 miliardi di lire. Grazie
ad una artificiosa sovrastima del valore delle azioni, la quotazione in Borsa del
gruppo parte bene ma la situazione debitoria complessiva non solo non migliora
ma peggiora a causa delle crescenti perdite di Parmatour, società attiva nel
settore turistico, e delle ingenti spese nella gestione del Parma Calcio,
che, acquistato nel 1990, compete con i più grandi club della serie A italiana.
Per occultare la voragine
finanziaria, con la complicità del suo braccio destro, Fausto Tonna, Tanzi
organizza una serie di operazioni finanziarie fittizie con una rete di società
estere create appositamente: nei Caraibi, nelle isole Cayman e nel Delaware. A
questo si aggiunge un sofisticato e complesso meccanismo di false fatturazioni
che abbelliscono il bilancio del gruppo. Il mercato crede nello stato di salute
di Parmalat e Tanzi riesce a concludere positivamente due operazioni
finanziarie importanti: un aumento di capitale di 430 miliardi di lire e lo
sbarco nel mercato obbligazionario con la domanda di titoli che supera
abbondantemente l’offerta.
Forte dell’appoggio
politico e del complesso sistema di operazioni finanziarie fittizie a sostegno
dei conti, la storia di Parmalat procede senza scossoni fino al 2003. Il gruppo
lancia una nuova offerta obbligazionaria. La decisione, però, alimenta forti
perplessità tra gli addetti ai lavori, dato che la società dichiara miliardi di
euro di liquidità e dunque non avrebbe bisogno di chiedere denaro al mercato!
La Consob decide di avviare una serie di controlli sui bilanci. La situazione
precipita prima della fine dell’anno. L’8 dicembre del 2003 Parmalat non riesce
ad onorare il pagamento di un bond di 150 milioni andato in scadenza. Standard
& Poor's, che aveva sempre dato giudizi positivi alle obbligazioni
Parmalat, declassa per due volte il rating ed esprime pubblicamente dubbi sulla
solvibilità del gruppo alimentare italiano. A Piazza Affari scattano le vendite
sul titolo azionario che crolla del 46,8%.
Il 15 dicembre Tanzi e
tutto il Consiglio di amministrazione si dimettono. Alla guida del gruppo
subentra Enrico Bondi, precedentemente ingaggiato dallo stesso Tanzi
come consulente. Il 17 dicembre la Bank of America smentisce l’esistenza nel
conto Bonlat (una società offshore utilizzata da Parmalat), dei 4 miliardi
dichiarati da Tanzi in un documento falso preparato da lui e dal direttore
finanziario Fausto Tonna. Una scoperta sconcertante che fa crollare
definitivamente il castello di menzogne creato dall’imprenditore e dai suoi più
stretti collaboratori. Si è arrivati al capolinea: pochi giorni dopo, il 22 dicembre, i responsabili del Gruppo Parmalat vengono iscritti
nel registro degli indagati per falso in bilancio presso la Procura della Repubblica
di Milano.
Il 27 dicembre, in pochi minuti, due notizie fanno il giro del mondo: Parmalat viene dichiarata
insolvente, Calisto Tanzi viene arrestato. Per il crack della sua azienda, nel
2014 la Cassazione lo condannerà in via definitiva a 17 anni e 5 mesi, a cui
bisogna aggiungere la sentenza definitiva di otto anni per aggiotaggio. L’imprenditore
trascorre qualche anno in carcere ma la
maggior parte della pena è scontata agli arresti domiciliari nella sua villa
vicino a Parma dove viene ritrovato, dalla Guardia di Finanza, un immenso
tesoro artistico, nascosto prima della scoperta della truffa. Quadri di
Picasso, Monet, Van Gogh, Kandinskij, Ligabue che battuti all’asta nel 2019
fruttano 55 milioni di euro. Callisto Tanzi muore il 1° gennaio del 2022.
Amici, sotto la guida del
commissario straordinario Enrico Bondi, la Parmalat è riuscita a risanare i
conti e a ripagare in parte gli obbligazionisti. Nel 2011 la società è stata
rilevata dalla francese Lactalis, e, nonostante il ridimensionamento, continua a
essere uno dei più importanti gruppi alimentari italiani. Da sottolineare che
la prima azione di Bondi in qualità di commissario fu l'avvio di un'azione
legale contro le banche creditrici, con l’accusa di aver emesso obbligazioni
sul mercato fino all'ultimo momento pur essendo consapevoli della situazione
disastrosa in cui versavano i bilanci di Parmalat.
Cari amici, credo che questa
storia dimostri, senza ombra di dubbio, che certe operazioni truffaldine non
sarebbero mai successe senza connivenze e omissioni, ovvero se tutti, a
qualsiasi titolo, avessero operato senza condizionamenti ,ma con serietà e competenza.
A domani.
Mario
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