Oristano 20 giugno 2024
Cari amici,
A volte l’urgente
necessità di produrre energia dalle fonti rinnovabili viene realizzata con poca
attenzione e senza riflettere sulle possibili conseguenze, in relazione agli
strumenti usati. È avvenuto, per esempio, che per produrre energia con i
pannelli solari, si siano sottratti importanti spazi agricoli, che, invece,
dovevano mantenere la loro originaria funzione: ovvero quella di terreni
produttivi necessari per l’alimentazione. Ora, però, sembra che si sia capito
meglio il problema, e si stia cercando di correre ai ripari.
Dopo le innumerevoli
proteste, il Consiglio dei Ministri ha cercato di trovare un possibile accordo
tra il Ministro dell’Ambiente e della
sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e il Ministro dell’Agricoltura
Francesco Lollobrigida. Accordo che cerca di salvare “capra e cavoli”, nel
senso che il “Via libera” al fotovoltaico in agricoltura sarà ridimensionato;
non più campi invasi dai pannelli, ma l’installazione di questi dovrà essere effettuata
ad un’altezza tale da preservare l’attività agricola; in sintesi, tali impianti
potranno essere installati sui tetti degli edifici delle aziende agricole e
agroindustriali, dando lo stop a nuovi impianti di produzione di energia fotovoltaica a terra.
Amici, non entro in questo post nella diatriba creata dall'invasione delle pale eoliche, che stanno devastando territori storici in regioni, come la Sardegna, distruggendo bellezze incomparabili come Nuraghi, Domus De Janas, antichi luoghi di culto e paesaggi unici al mondo! Non si può, tanto per arrivare ad un obiettivo, operare senza pensare alle incredibili conseguenze devastanti che il raggiungimento di questo traguardo può causare! Riflettere sempre, prima di realizzare!
Si, amici, la strada per
la decarbonizzazione deve continuare, ma non deve mettere a rischio la
situazione esistente. L’idea di mettere a frutto gli spazi di copertura dei numerosi edifici, come
fabbriche e centri commerciali, appare fruttuosa e percorribile, e, addirittura
potrebbe essere “l’asso nella manica” per ridurre la dipendenza dal carbone e
aumentare la produzione di energia pulita, come del resto appare sempre più
necessario. Oltre alle numerose fabbriche, in Italia i centri commerciali sono
oltre 1.200, con un ruolo ancora tutto da giocare all’interno della
decarbonizzazione della produzione di energia elettrica.
Secondo il Rapporto
Strategico Retail 5.0 – 2022, redatto da The European House of Ambrosetti
(TEHA), il potenziale degli shopping center come possibile fonte di
produzione di energia elettrica. potrebbe essere pari a 1,1 GW (in percentuale,
il 3,5% dell’attuale installato fotovoltaico); un dato alquanto importante, paragonabile,
pensate, all’apporto dato dall’intera Regione Sardegna.
Per arrivare a questo
dato, è stata presa in considerazione la superficie disponibile ad
installazioni fotovoltaiche (13 milioni di mq), lo spazio occupato da un
pannello e le eventuali inclinazioni per ottimizzarne la resa. Inoltre,
aggiungendo anche il consumo medio di ogni centro commerciale, lo sfruttamento
dei tetti a fini energetici dimezzerebbe le emissioni totali del settore e
genererebbe un beneficio economico complessivo per il Paese (lungo tutta la
vita utile della tecnologia fotovoltaica) di circa 2 miliardi di euro.
Inoltre, amici, un altro
fatto importante è dato dal fatto che i centri commerciali hanno la possibilità
finanziaria propria per effettuare questo genere di interventi; secondo Roberto Zoia, presidente del
Consiglio nazionale dei centri Commerciali, che ha dichiarato: “Il
settore ha grandi potenzialità per abbattere i suoi consumi e anche capitali
propri da investire nel risparmio energetico”. Accanto alla disponibilità
economica per l’installazione di impianti fotovoltaici, c’è anche un aspetto
sociale non trascurabile: i centri commerciali stanno rivestendo all’interno
del tessuto urbano, un’importanza sempre più grande.
Amici, i Centri
commerciali al giorno d’oggi non sono più solo luoghi destinati gli acquisti di
prodotti di diverso tipo, ma offrono anche spazi dedicati alla convivialità e
alla collettività, con bar, ristoranti, aree verdi e addirittura asili nido, come
ha evidenziato Roberto Zoia; “… Guardate i centri commerciali di oggi: accanto
alla struttura in sé vedrete l’arredo urbano, la viabilità, le aree verdi e
gioco. Domani potrebbero diventare anche veri e propri impianti di energia
rinnovabile. Serve però avere un quadro normativo che ci aiuti a compiere
questa trasformazione – soprattutto superando il limite di 1 MW per gli
impianti che possono beneficiare della tariffa incentivante prevista dalla
nuova normativa relativa all’autoconsumo collettivo e alle Comunità rinnovabili
(un centro commerciale consuma in media 4,5 MW), per garantire la sostenibilità economica
dell’investimento.
Purtroppo, per ora, il
limite di 1 MW è un vincolo del PNRR, quindi, come ha confermato il Ministro
Gilberto Pichetto Fratin: “il limite deve rimanere, proprio perché nasce
con lo scopo di sviluppare l’autoconsumo familiare, domestico o di PMI. Un
ragionamento su un autoconsumo con limiti più elevati può essere fatto, e il Governo
arriverà con provvedimenti ad hoc, ma in questo caso non può essere un
intervento con il sostegno di fondi europei”.
Cari amici, la partita
per la decarbonizzazione sarà ancora lunga e defatigante, ma è da portare
avanti senza demordere. Con saggia intelligenza e senza devastare il territorio (come sta avvenendo in Sardegna con un numero immenso di pale eoliche), con l’aiuto dei veri esperti , si può arrivare ad una
seria, concreta soluzione senza creare più danno che guadagno!
A domani.
Mario
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