Oristano 23 giugno 2024
Cari amici,
Da sardo, orgoglioso di
far parte di un popolo millenario, ricco di cultura, storia, e tradizioni che
affondano le sue radici nei secoli, sono conscio che per un lunghissimo periodo
(anche millenni…) la nostra isola è stata territorio di conquista di altri
popoli, che della nostra terra hanno usato e abusato a piacimento. Oggi la
nostra negletta SARDEGNA, parte (come regione autonoma) dell’Italia, a ben
guardare si sente ancora oppressa, inascoltata, non presa in considerazione, in
quanto, rispetto al passato, poco o nulla è cambiato!
Dico questo senza livore
o cattiveria, ma quando penso che la nostra terra ha le servitù militari più
pesanti d’Italia, che dopo mille promesse manca ancora quella necessaria, dovuta,
“continuità territoriale”, capace di consentire ai sardi di competere "alla pari" con gli altri cittadini italiani, che manca, come "Regione autonoma isolana", delle più
elementari agevolazioni che, invece, altre isole facenti parti di altri Stati
d’Europa hanno ottenuto, mi viene il sospetto (quasi la certezza…) che quanto all’antica
sudditanza, subita dalla Sardegna e dai sardi, proprio nulla è cambiato!
Amici, quanto affermo è
dimostrato dai due caldissimi problemi che sono attualmente sul
tappeto: la forte imposizione di Stato sulla dislocazione nella nostra isola (per
terra e per mare) di “migliaia di torri eoliche”, che violano gravemente il
nostro antichissimo patrimonio storico e culturale, oltre che turistico, e la
recentissima approvazione della legge sulla “AUTONOMIA DIFFERENZIATA”, che
renderebbe ancora più grama la vita dei sardi, rispetto alle regioni ben più
popolose e produttive che, con i rilevanti introiti fiscali incassati, li
utilizzerebbero nell’interesse dei propri amministrati, lasciando, in
particolare le regioni del Sud, a bocca praticamente asciutta. Ma vediamo i
dettagli di questa legge.
Si, amici, la recente
approvazione della “Legge Calderoli”, consente ora il "trasferimento di funzioni" dallo Stato centrale alle Regioni di ben 23 materie chiave, come
Istruzione, Università, Ricerca, Lavoro, Previdenza, Giustizia di pace, Beni
culturali, Paesaggio, Ambiente, Governo del territorio, Infrastrutture, Protezione
civile, Demanio idrico e marittimo, Commercio con l’estero, Cooperative, Energia,
Sostegno alle imprese, Comunicazione digitale, Enti locali e Rapporti con
l’Unione europea. E, problema della massima importanza, ben Quattordici (14) di queste materie delegate risultano importantissime, in quanto considerate diritti civili e sociali; materie per
le quali, almeno questo dice la legge, occorre rispettare i LEP, i Livelli essenziali di
prestazione.
Senza lasciarsi travisare
dalle belle parole, la realtà che sta precipitando addosso alle regioni del Sud potrebbe essere terrificante! Pensate che, “Dalla
sanità alla scuola, dall’Energia ai trasporti”, in futuro potremmo avere 20
sistemi differenti, ovviamente con differenziazioni abissali tra le regioni ricche e quelle povere! Per indorare l’amara pillola, si sono introdotti i LEP
(diciamo una specie di correttivo anche se io uso meglio “lenitivo”…), i Livelli essenziali di prestazioni, che in teoria dovranno garantire, in modo
uniforme, a tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza, in particolare l’assistenza sanitaria. Questi LEP, però, appaiono alquanto fumosi, perché la
legge è stata approvata senza aver PRIMA
stabilito “QUALI DEBBONO ESSERE I LIVELLI MINIMI DI PRESTAZIONE
SANITARIA a cui ogni cittadino deve
avere diritto!
Amici, sull’assistenza
sanitaria credo che non si possa davvero scherzare, come su molti altri argomenti
ora delegabili alle regioni, come istruzione, ambiente, energia, etc. Chi,
più dello Stato, in base alle disponibilità globali acquisite da tutti i cittadini italiani con
le tasse, può garantire equità e uguaglianza di trattamento a tutti, ovunque dimoranti, diritto che la Costituzione garantisce senza differenziazioni, in qualunque parte dell’Italia ovunque essi si trovino? La ormai approvata Legge sull’Autonomia differenziata, quanto ai LEP, ovvero i
livelli minimi di assistenza, questi saranno garantiti “nei limiti delle risorse disponibili nella Legge di bilancio dello Stato”; una domanda mi sorge spontanea: "Ma se le Regioni
forti si terranno i soldi incassati, al Bilancio dello Stato arriveranno solo le briciole, per cui le risorse disponibili per finanziare i LEP saranno ben scarse, quindi le Regioni povere saranno costrette a "curarsi con lo Sciamano"! Il problema a me sembra davvero serio!!!
Cari amici, in chiusura
torno alla premessa che ho fatto all’inizio di questa mia riflessione. Siamo stati
sempre COLONIA, lo siamo e lo rimarremo! Lo siamo per le servitù militari, lo
siamo per la continuità territoriale mai resa realmente equa ed operativa, lo
siamo per l’imposizione della produzione di energia (quella che produciamo in
Sardegna è già alquanto in eccesso e in gran parte è esportata), e ora
arriveremo anche ad avere una sanità inesistente, peggiore anche di quella
attuale, che fa già acqua da tutte le parti!
A domani.
Mario
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