Oristano 27 giugno 2024
Cari amici,
Tra le nuove generazioni,
tra i “Millennial”, in particolare, tra quelli della “Generazione Z”, si è
insinuato nella loro mente un “un ospite alquanto pericoloso, dal nome difficile e inquietante: il “NICHILISMO”. Studiato per bene dal filosofo F. Nietzsche, il Nichilismo
è quella reazione violenta, elaborata dal nostro cervello che tende a distruggere il sistema di vita in atto, promuovendo e accelerando il processo di
distruzione degli ideali tradizionali, sostituendoli con altri pessimi sistemi comportamentali, da loro definiti nuovi valori). Nelle più recenti generazioni il Nichilismo si è insediato in modo silente, praticamente invisibile e inafferrabile. Solo le famiglie più attente hanno iniziato ad allarmarsi, osservando
i cambiamenti dei loro figli, mentre la scuola, purtroppo, non ha strumenti per intervenire in
maniera efficace.
Questi considerati da loro "nuovi valori", questi nuovi
ideali di bassa lega, per tanti giovani amanti delle trasgressioni, si basano sul divertimento, sul consumismo sfrenato, alternando alcool, musica e droga, i nuovi Totem che li stanno portando alla
distruzione. La loro vita in realtà è regolata dalla noia, trascorsa nello sfogare le voglie aggressive in gruppo, in quanto in loro è da tempo scomparso
il desiderio di un lavoro sicuro, di creare una nuova famiglia e fare attiva, positiva vita sociale. Si, amici, tanti i giovani di oggi che immersi in un pantano di noia nichilistica, gettano via le loro giovani vite, malamente vissute prive di interessi e sane passioni.
La noia e l'assenza di empatia sono il vero Fil
Rouge della loro esistenza, tant’è che si ha la sensazione che essi abbiano
smarrito il senso della vita. E proprio dalla noia, dalla mancanza di socialità affettiva, infatti, che scaturisce il comportamento anomalo, che
porta alla violenza più bieca verso l'altro, che porta perfino all’omicidio, effettuato senza
rimorsi o patemi d’animo. Gli esperti di analisi psicologica, gli psicoterapeuti,
studiano il perché di questo comportamento, partendo dall’analisi della vita
familiare.
Si scopre così che, il
più delle volte, le case non sono più il luogo di riunione delle famiglie, ma
solo dei “luoghi di sosta”. Ogni componente del nucleo familiare sosta in una
stanza, e difficilmente ci si ritrova insieme per pranzare o cenare. Ci si
scambiano le informazioni indispensabili ma non si interagisce. Il dialogo, il
confronto, non hanno mai spazio e tempo per svilupparsi. Le emozioni, i
sentimenti non vengono condivisi. E man mano che il tempo passa le emozioni si
congelano e si arriva a vivere in casa da veri estranei, come in un albergo a ore.
Amici, il recentissimo
caso di cronaca nera del tragico omicidio di Cristopher Thomas Luciani,
sedicenne di Pescara, che ha sconvolto l'intera città, evidenzia in modo
inequivocabile quanto esposto nella mia riflessione di prima. Questo orrendo delitto evidenzia la
presenza di un serio problema esistenziale in seno a questi giovani, già ben radicato
e inquietante. Evidente la crescente mancanza di empatia tra di loro, il fallimento dei
rapporti con le famiglie d’origine e quello delle strutture sociali, incapaci
di trasmettere loro i valori fondamentali dell’esistenza. Un delitto, quello di
Pescara, che ha scosso profondamente l’Italia. Un ragazzo, Cristopher, è stato
accoltellato ben 25 volte da due coetanei, che lo hanno strappato alla vita in
modo brutale, senza alcuna pietà e timore. A rendere ancor più inquietante questa tragedia è il
comportamento dei suoi assassini: dopo il delitto, i ragazzi sono andati al
mare, come se nulla fosse successo! Stupisce non poco l'assenza di rimorso e
l'incapacità di comprendere la gravità dell’azione svolta, cosa che denota in
loro un terribile vuoto emotivo preoccupante.
Di chi le colpe? Solo le loro o anche quelle di altri? Indubbiamente anche delle famiglie, che dovrebbero essere la prima scuola di formazione, insegnando
ai figli il rispetto reciproco, primo baluardo contro la violenza e la
disumanizzazione. Invece, molti genitori iperprotettivi, anziché insegnare loro
il rispetto e la responsabilità, li coccolano, creando giovani fragili e
insicuri. Questi genitori, invece di promuovere l’autonomia, trattengono i loro
figli in una dipendenza emotiva soffocante, privandoli degli strumenti
necessari per affrontare, poi, la vita da adulti. Amici, l’insostituibile,
vero ruolo dei genitori dovrebbe essere quello di crescere figli capaci di
pensare con la propria testa, di provare empatia e di assumersi la
responsabilità delle proprie azioni. Invece, spesso, si assiste a un
perpetuarsi di comportamenti tossici e manipolativi che impediscono lo sviluppo
sano delle emozioni e delle relazioni. È cruciale che i genitori imparino a
dire "no" e a mantenere la decisione presa, insegnando ai figli il
valore dei limiti e della disciplina. Ma le colpe sono più ampie.
C’è però da dire, infatti, che la
responsabilità educativa e formativa dei figli adolescenti non grava solo sui
genitori. Sia la scuola che le Istituzioni e la Comunità nel suo complesso
debbono fare la loro parte. La scuola, per esempio, non si può limitare ad
insegnare cultura e sapere, ma deve mettere sul tappeto programmi educativi seri, che
insegnino l’importanza dell’empatia e della gestione delle emozioni, a partire dalla più tenera età. Le scuole, dunque, dovrebbero includere nei loro programmi
l’educazione emotiva, aiutando i giovani a sviluppare una maggiore
consapevolezza di sé e degli altri.
Infine le Istituzioni e le Comunità. Queste debbono creare spazi sicuri e di supporto per i giovani, dove essi possano
esprimere le loro emozioni e confrontarsi con gli altri in modo costruttivo. Le
istituzioni, in particolare, devono fornire risorse adeguate per supportare le famiglie e la scuola, per poter prevenire situazioni di disagio e disfunzione. Tutti insieme, insomma, per affrontare con la massima urgenza le cause di questa deriva e agire quanto prima per prevenirla. La
strada non è certamente facile: sarà lunga e laboriosa, e, soprattutto, richiede l'impegno di tutti!
Cari amici che mi leggete
ogni giorno, credetemi. Il problema è più serio di ciò che appare, se vogliamo
dare un futuro più sereno alle nuove generazioni!
A domani.
Mario