sabato, agosto 29, 2020

I MERAVIGLIOSI BRONZI DI RIACE ERANO CINQUE ED ERANO BIONDI. LE STATUE, ORIGINARIAMENTE DORATE, FURONO REALIZZATE AD ARGOS, NEL PELOPONNESO GRECO, NELLA METÀ DEL V SECOLO A.C.


Oristano 28 agosto 2020
Cari amici,
Gli studi più recenti sui “Bronzi di Riace” affermano che di statue ne furono realizzate non due ma cinque. 
Si, le due statue ripescate nelle acque di Riace, fra il 21 e il 22 agosto del 1972, facevano parte di un gruppo statuario, che rappresentava la predisposizione del duello fratricida fra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, figure del mito dei Sette a Tebe collegato con quello di Edipo.
Ad avanzare questa nuova ipotesi sull'identità dei Bronzi, ritrovati ormai 48 anni fa, è Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica greca e romana all'Università di Messina e membro del Comitato scientifico del MArRC, il Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove sono esposte al pubblico le due meravigliose statue ritrovate. L’ipotesi formulata, che trova confronti e appigli nelle fonti letterarie e iconografiche, ora è confortata anche dagli ultimi risultati delle minuziose indagini effettuate sulle statue, in particolare sui minuti frammenti presenti sulla patina che le ricopre che contiene anche argille.
Il professor Castrizio è lo studioso che da più di vent’anni ha focalizzato la sua attenzione sui bronzi di Riace. Una storia lunga, quella del ritrovamento di questi due bellissimi bronzi, scoperti certamente ben prima dei 48 anni in cui avvenne la “scoperta ufficiale” nelle acque del mare di Riace. Castrizio, infatti, collabora con i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio nelle indagini sui presunti ritrovamenti precedenti ai Bronzi (si parla della sparizione di elmi, scudi, lance e di altre statue, prelevate dal carico di una nave naufragata nelle acque di Riace).
L'archeologo, dopo profonde indagini, illustra ora la sua ipotesi, una fra le più accreditate nel mondo degli accademici. È grazie alle nuove tecniche fornite da una tecnologia d’avanguardia che può essere sciolto uno dei tre misteri che da 48 anni accrescono il fascino intorno ai due 'guerrieri' e che sono un rompicapo per archeologi, scienziati e non solo. Ma quali sono questi tre grandi misteri sui Bronzi?
Il primo riguarda il modo, come si mostravano i Bronzi in antico, e dove, quando e da chi furono realizzati; il secondo scoprire “Chi” rappresentavano le statue e quante fossero; il terzo: come e perché finirono nelle acque di Riace. Ebbene, ora la scienza è in grado di dare alcune risposte, e altre ne potrebbero arrivare, dopo che i sonar, già operativi nelle acque di Riace, avranno completamente scandagliato la zona in cerca del relitto della nave che certamente li conteneva, insieme a chissà quale altro materiale.
Una delle certezze ormai conclamate è che i due guerrieri furono realizzati ad Argos, nel Peloponneso greco. Lo prova l'argilla con cui furono creati i modelli poi utilizzati per gli stampi in cera nei quali fu colato il bronzo. La terra proviene certamente dalla zona di Argo, lo sostiene il professor Massimo Vidale, archeologo presso l'Università di Padova, che si è già messo sulle tracce delle cave. "Siamo già a questa fase avanzatissima – commentato il professor Castrizio -. Fino a pochi anni fa, non sapevamo quasi nulla e si brancolava nel buio delle ipotesi, ora siamo arrivati addirittura a circoscrivere il punto preciso in cui fu prelevata la terra".
“La bottega non poteva che essere ad Argos dove era attivo Pythagoras di Reggio, il bronzista considerato da Plinio tra gli eccelsi, con Fidia, Mirone e Policleto, nella cui bottega lavorava il nipote Sostrato, che ne proseguì l'opera". Queste le parole dei due esperti. Quanto al colore dei bronzi, c’è da dire che in età greca le statue venivano realizzate bionde e dorate, mentre in età romana in nero lucido. La motivazione è da ricercare nel fatto che il nero lucido è il colore che le statue hanno assunto dopo il restauro che subirono quando furono trasferite a Roma – ha spiegato l'archeologo -. I Bronzi in origine erano esposti probabilmente ad Argo, ma dopo la conquista della Grecia e le spoliazioni del 146 a.C. di Lucio Mummio, furono portati nella capitale e qui esposti almeno fino al IV d.C.
Il ‘biondo’ delle statue, precisa Castrizio, non era il “biondo Marylin”, ma alquanto tendente al rosso, quindi fulvo. In greco biondo è 'xanthos', ma in latino è 'fulvus'". A questo punto restano due misteri: chi rappresentavano i bronzi e perché finirono nel mare di Riace? Qui le ipotesi di Castrizio prendono forza grazie a fonti letterarie e confronti iconografici. Egli ne fornisce la ricostruzione grafica e fotografica grazie ad una elaborazione fatta da un suo collaboratore, Saverio Autellitano. "Il fatto che fossero biondi avvalora la mia ipotesi sulla loro natura eroica e mitologica. La mia idea è che A e B (le due statue ritrovate) siano Polinice ed Eteocle, fratelli di Antigone, che si sfidano a duello per il trono di Tebe. Publio Papinio Stazio, nell'XI libro della Tebaide, li descrive in modo preciso, perché li vede a Roma, forse esposti in una esedra sul Palatino".
Secondo Castrizio, i Bronzi erano esposti ai lati di un gruppo che vedeva al centro la loro madre Euryganeia, con le braccia allargate e disperata mentre cerca di dissuadere i figli dal duello, e fra loro Antigone e l'indovino Tiresia. Ma se le statue erano cinque, che fine hanno fatto le altre presunte tre? Nei quasi cinquant'anni dal ritrovamento, avvenuto a 10 metri di profondità e a 300 dalla riva, che segnò una pagina epocale per tutta l'Italia c'è una storia parallela, fatta di cause in tribunale, denunce e, per alcuni, anche di depistaggi.
Da un primo esito, risulterebbe che al largo della costa di Riace ci sarebbero 16 echi sonar indicanti masse di metallo, forse il relitto della nave che trasportava un carico di statue da Roma. Perché? Secondo Castrizio, i Bronzi assieme ad altre opere d'arte erano in viaggio verso Costantinopoli nel IV d.C., perché Costantino voleva adornare con esse la sua nuova capitale, Costantinopoli. Un evento avverso avrebbe costretto i marinari a disfarsi di buona parte del carico oppure fece affondare la nave. La circostanza sempre apparsa strana a buona parte degli studiosi è che i Bronzi siano stati rinvenuti sott'acqua senza intorno altri materiali di contesto.
Per questo si è di recente rafforzata la convinzione che qualcuno li abbia trascinati vicino alla costa prelevandoli dal luogo in cui probabilmente la nave che li portava era naufragata. 
Sono ampiamente riconosciute dagli archeologi la "leggerezza" e le "operazioni maldestre" che caratterizzarono ritrovamento e recupero, come si legge nella letteratura scientifica. 
Si, amici, fra le ipotesi più accreditate c'è quella che vorrebbe che i due Bronzi fossero “solo una parte”, di un importante carico di materiali archeologici prelevati clandestinamente in mare e destinati al mercato illegale; lo fa presumere l'assenza dei loro attributi (elmi, scudi, lance, che sarebbero stati sottratti in una precedente spoliazione), fatti sparire più agevolmente in quanto meno ingombranti, in attesa di pianificare il recupero ben più impegnativo delle due imponenti statue, alte 1,97 e 1,98 metri e pesanti 160 chilogrammi.
Cari amici, sui famosi Bronzi di Riace il mistero per ora continua, ma se venisse trovato il relitto, molti dei dubbi potrebbero essere sciolti.
A domani.
Mario



Nessun commento: