giovedì, agosto 27, 2020

I CONTAGI DEL CORONAVIRUS RISALGONO. SE VOGLIAMO RIFORMARE IL NOSTRO SISTEMA SANITARIO A PEZZI, NON POTREMO PIÙ DIRE “NO” ALL’UTILIZZO DEI FONDI DEL MES.

Oristano 27 agosto 2020
Cari amici,
Credo che, volenti o nolenti, saremo costretti a chiedere di utilizzare i famosi fondi che l’Europa ha messo a disposizione degli Stati per farli uscire dalle secche create dalla pandemia del Coronavirus. L’Italia ha nicchiato per un bel pezzo sull’utilizzo o meno di questa misura economica (le contrarietà erano (e sono) presenti non solo nelle opposizioni ma anche in parte delle forze di Governo), ma ora, con il pericoloso aumento dei contagi, credo che sarà assolutamente necessario farvi ricorso. Ma vediamo in dettaglio cos’è e in che consiste questa misura economica nota come MES.
Il Mes, questo “Fondo Salva Stati”, fa parte di un pacchetto di 4 misure economiche che l’Europa ha stabilito di mettere in campo: Sure, Bei, Mes, Next Generation Eu). Un “Pacchetto Europa” che sintetizza la strategia per la ricostruzione post Covid-19.  Il Governo italiano, di questi 4 pilastri finanziari, vorrebbe fare il “cherry peaking”, ovvero pescare il fior da fiore tra uno strumento e l’altro: il Sure va bene o no per pagare la cassintegrazione? La Bei va bene o no per gli investimenti e per le start up delle imprese tecnologiche? Il Mes va bene o no per pagare le spese straordinarie sanitarie (dirette ed indirette)?
Lo strumento complessivo messo in campo dall'Unione europea per risanare le economie falcidiate dalla pandemia del Coronavirus è composto, oltre che dal set di finanziamenti prima indicati, dal Recovery Fund (che per noi equivale a circa 209 miliardi); del Fondo Sure il Governo italiano ha già fatto richiesta per 28,5 miliardi, oltre al possibile utilizzo dei fondi resi disponibili dalla Bei per le piccole e medie imprese. I dubbi che permangono tutt’ora riguardano l’utilizzo o meno del MES.
Quanto a questo particolare strumento (il MES), considerata la nuova impennata che il Coronavirus sta avendo anche in Italia e la tragica situazione del nostro sistema sanitario, l'eventuale ricorso a questa nuova linea di credito sta riprendendo vigore. Il Meccanismo Europeo di Stabilità, disponibile su richiesta da parte di ciascuno degli Stati dell’Unione, si tradurrebbe per l'Italia in un finanziamento pari a circa il 2% del Pil, ovvero pari a 37 miliardi di euro. Le contrarietà al suo ricorso, espresse oltre che dall’opposizione anche dal M5S, potrebbero forse cadere. Potrebbero essere rivista alla luce dell'evidenza imposta dai dati del contagio. 
Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all'Economia, in proposito si è così espresso: «Le riserve sulla perdita di autonomia del Paese sono state superate nei negoziati, quindi ora è assurdo non utilizzare per la sanità le risorse del Meccanismo europeo di stabilità».
In realtà, il MES, come hanno avuto modo di chiarire sia il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni che il Vice Presidente esecutivo della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, il meccanismo originario di questa linea di credito prevedeva l'attivazione (su richiesta) di prestiti diretti a Paesi in grave crisi finanziaria, con evidenti difficoltà a finanziare il proprio debito sui mercati. L'Italia non vi ha fatto ricorso nemmeno durante la grave crisi finanziaria del 2011 proprio per evitare il cosiddetto effetto-stigma che avrebbe potuto comportare il rischio di un aumento esponenziale del costo di finanziamento del debito.
Ma nel caso del “Mes pandemico” si tratterebbe di un prestito da restituire a tassi addirittura negativi (-0.07%) qualora il prestito fosse spalmato su 7 anni e dello 0,08% in caso di restituzione del finanziamento nell'arco di dieci anni. Rispetto al finanziamento sul mercato attraverso Btp della stessa somma che verrebbe concessa con la nuova linea di credito pandemica del Mes, si risparmierebbero 4,4 miliardi.
Ora se ne sta discutendo all'interno della compagine di Governo; il rischio, se pure ipotetico, dell'effetto-stigma potrebbe essere superato qualora a richiedere il finanziamento fosse un gruppo di Paesi, e all'Italia si potrebbero aggiungere la Spagna e forse anche il Portogallo e non è del tutto escluso che anche la Francia possa essere della partita. Il dossier tornerà con ogni probabilità sul tavolo del Governo tra fine settembre e metà ottobre, quando si tratterà di rivedere le stime macroeconomiche di aprile con la Nota di aggiornamento del DEF, con annessa la presentazione a Bruxelles del Recovery Plan in cui sarà inserito il programma di riforme e investimenti che consentiranno di accedere alle varie tranche del New Generation EU. 
Ma prima di tutto andrà risolta la variabile politica con il necessario e preliminare confronto all'interno della maggioranza.
Cari amici, il nostro Paese si trova in una grave situazione economica, con uno squilibrio tale che sarà difficile trovare in tempi brevi la soluzione giusta che non crei traumatiche situazioni.
A domani. Che Dio ci aiuti...
Mario

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