sabato, agosto 31, 2024

LA SARDEGNA, “ISOLA DEI CENTENARI” È UNA DELLE 5 BLUE ZONE DEL MONDO. L’ALIMENTO BASE DELLA LONGEVITÀ? UNA SPECIALE ZUPPA DI VERDURA, OVVERO "IL MINESTRONE DEI CENTENARI"..


Oristano 31 agosto 2024

Cari amici,

Nell'ultimo post di agosto riprendo con Voi, cari lettori, il discorso della salubrita' della nostra terra sarda. Gli specialisti alimentari hanno da tempo sostenuto che in Sardegna, alla base di una vita lunga e sana, c’è la giusta alimentazione e uno stile di vita fatto sano, fatto di movimento e non di sedentarietà. Si, il segreto della longevità ha questi elementi base, oltre ovviamente, il vivere in serenità in un posto ameno, con aria buona, acqua di qualità e senza eccessi di alcun genere. Ebbene, in Sardegna molte di questi elementi esistono, tant’è che l’Isola – in particolare una sua zona, L’OGLIASTRA, è entrata a pieno titolo tra le cinque (5) “BLUE ZONE” del mondo, insieme all'isola di Okinawa (Giappone), a Nicoya (Costa Rica), a Icaria (Grecia), e alla Comunità di avventisti di Loma Linda, in California.

Amici, a parte gli altri elementi favorevoli, per diventare possibili “CENTENARI”, uno dei principali punti di forza è certamente l’ALIMENTAZIONE, base fondamentale della vita umana. Alimentazione costituita prevalentemente da una dieta vegetariana (o quasi); questa, infatti, è ritenuta dai nutrizionisti la migliore, secondo la scienza, per prevenire le malattie croniche e degenerative. Certo, oltre l’alimentazione sono necessarie altre costanti, come la socialità, l'attività fisica e in generale uno stile di vita sano.

Ebbene, partendo dall’alimentazione prima accennata, ovvero dal “Minestrone sardo dei centenari”, questa ricetta è stata testata a lungo da DAN BUETTNER, un giornalista americano che ha guidato una equipe di ricercatori in Ogliastra, e che ha dato alle stampe il libro: “The Blue Zones Solution: Eating and Living Like the World’s Healthiest People“, ed. National Geographic Society). In questo libro ha riportato in dettaglio la ricetta della zuppa di verdura dei centenari. Vediamola insieme.

La ricetta presentata è quella che viene utilizzata dalla famiglia Melis di Perdasdefogu, considerata da tempo la famiglia più longeva al mondo (8 componenti per  una somma complessiva di 745 anni e 210 giorni). Il segreto del minestrone dei Centenari d’Ogliastra parte dalla scelta dei vegetali da utilizzare: solo ortaggi cresciuti nell’orto di casa (verdure, fagioli e cereali), variati, ovviamente, in base alla stagione; anche l’acqua usata è importante: quella della fonte Maria Raspa che ha un dosaggio corretto di sali, difficilmente replicabile.

Ecco in sintesi la ricetta. Ingredienti: mezzo chilo di ceci secchi, mezzo chilo di fagioli bianchi secchi, mezzo chilo di fagioli borlotti secchi o rossi, 250 g di patate a cubetti, un litro di acqua o brodo vegetale, 1 cipolla media, tritata, 5 gambi di sedano tritati, 5 carote, tritate, 8 spicchi d'aglio, tritati, 1 foglia di alloro, 1 cucchiaino di origano, 2 cucchiai di olio d'oliva, 1 cucchiaino di pepe rosso o nero (il rosso lo rende più piccante), Una lattina di pomodori pelati, sale a piacere-

Il Procedimento: Mettete a bagno i legumi per una notte, Soffriggete tutte le verdure nell'olio d'oliva a fuoco basso fino a quando le cipolle saranno chiare. Aggiungete i legumi dopo averli lavati e la lattina di pomodori, patate, origano, alloro e cuocete lentamente fino a quando i fagioli saranno teneri. Regolatevi con l'acqua in modo che sia più denso di una zuppa e più liquido di uno stufato. Fate cuocere a fuoco lento, coperto, tutto il giorno. Suggerimento: a seconda delle stagioni possono essere aggiunte altre verdure dell’orto, come zucchine, broccoli, cavoli, cavolfiori, fagiolini. Anche la varietà di legumi può essere modificata a piacere.

Amici, per noi, che viviamo altrove (magari in una grande città), se vogliamo possiamo almeno cercare di imitare questa ricetta: ci basterà comperare dei prodotti di stagione e biologici (e magari a KM0), privi di concimi chimici ed evitando i  “minestroni surgelati”; anche l’acqua che utilizziamo non sarà poi così male, in quanto la gran parte di quella che esce dai rubinetti italiani è il più delle volte di buona qualità (lo dicono le indagini delle associazioni dei consumatori).

Amici, a completare questo sano “minestrone”, l’utilizzo di una ampia varietà legumi e verdure, a cui aggiungere “SA FREGULA” (o fregola, una pasta di semola di grano duro molto piccola; chiunque sia stato in Sardegna la conosce, la si trova ormai anche nella grande distribuzione, la si può comprare online, e, in alternativa, si può usare della comune pasta da brodo). Questo sano e sapido Minestrone di norma si accompagna, come da tradizione, con su PISTOCCU, un pane seccato al forno, simile al pane carasau, ma più spesso, aggiungendo – a piacere- una spolverata di pecorino.

Cari amici,  questa è un’antica ricetta dei sardi, risalente ai tempi della civiltà contadina, quando si viveva con poco, in modo semplice, senza cibi artefatti e senza i pericolosi conservanti e aromatizzanti. Un piatto povero, ma che ancora oggi non smette di essere attuale: semplice, sano e capace di mantenere il nostro corpo in salute; direi anche un piatto speciale, perché è l'esempio perfetto di come - con poco - si possa fare moltissimo per vivere meglio!

A domani.

Mario

venerdì, agosto 30, 2024

NELLA GRANDE RUSSIA DEL PASSATO, AL TEMPO DAI POTENTI ZAR, FU REALIZZATA LA CAMPANA PIÙ GRANDE DEL MONDO, CHE, PERÒ, NON RIUSCÌ MAI A SUONARE...


Oristano 30 agosto 2024

Cari amici,

Il potente’ “Impero russo degli zar” sorse praticamente nel XV secolo, quando Ivan il Terribile riuscì a conquistare quell’immenso territorio, originariamente in gran parte sotto il dominio mongolo, che deteneva il potere sopra i numerosi principati russi; Ivan riuscì ad inglobare anche i territori in precedenza dominio bizantino, il cui influsso spirituale si diffuse e permeò la cultura russa. Il nuovo impero ricevette dal primo la forte formazione dello Stato e dal secondo il credo del cristianesimo. Una volta consolidatosi, il potere zarista riuscì ad unificare russi e non russi, in una totale soggezione ad  una potenza di tipo imperiale.

Nel post di oggi non voglio certo riepilogare la storia della Russia zarista, ma parlare con Voi di una curiosa storia di quel periodo, che riguardò la costruzione di una immensa campana; questa fu realizzata nel XVIII secolo, e ancora oggi difende il suo primato di “campana più grande del mondo”: pesa infatti 202 tonnellate ed è alta più di sei metri. A ordinarne la costruzione fu, nel 1730, l’imperatrice Anna Ioannovna, nipote dello Zar Pietro il Grande e moglie dello zar Aleksej, che di campane era proprio una grande appassionata, soprattutto se di immensa grandezza.

La moda dell’epoca, infatti, era quella di creare grandi campane da mettere in mostra nel centro di Mosca. Ebbene, pensate che, prima di questa immensa campana, l’imperatrice ne aveva ordinato ben altre due! La prima fu ordinata e realizzata all’inizio del XVII secolo, ma venne danneggiata da un incendio. La seconda venne costruita mezzo secolo dopo, durante il regno di Aleksej I, ma venne ugualmente distrutta durante un incendio nel 1701. E proprio con i resti di questa campana, nel 1737, venne fusa la terza campana, anch’essa oggetto mi un misterioso incendio ma sopravvissuta, tanto che oggi la si può ammirare all’interno del Cremlino.

Amici, alla lavorazione di questa campana fu chiamato uno specialista fatto venire appositamente dall’estero: un famoso artigiano francese, il quale, quando conobbe le dimensioni e il peso della campana, come prima cosa pensò che si stesse trattando di uno scherzo! Alla fine, ad occuparsi della realizzazione di questo immenso strumento furono due russi: Ivan Motorin e suo figlio Mikhail. La lavorazione proseguì con grande fatica, ma, quattro anni dopo, mentre gli operai stavano dando gli ultimi ritocchi alla mostruosa campana, ormai praticamente completata, scoppiò un enorme incendio, durante il quale la Campana fu seriamente danneggiata: un grosso pezzo di 11,5 tonnellate si staccò, mentre la campana era ancora nella fossa di colata, rendendola praticamente inutile allo scopo.

Anche il terzo tentativo dell’imperatrice Anna, dunque, sembrava fallito. Per realizzare la campana, pensate, fu necessario scavare un enorme pozzo, profondo dieci metri, vicino al Cremlino. Dopo un anno e mezzo di lavori preliminari, nel 1735 iniziò la fusione di questo “mostro” di metallo. Durante il processo di costruzione però Ivan Motorin morì e i lavori vennero portati avanti dal figlio Mikhail. Nel 1737, come accennato, durante l’incendio, la campana cadde dal piedistallo che la stava sostenendo, perdendo un grosso pezzo. Con grande disappunto la campana venne così “abbandonata” nel pozzo, dove rimase per quasi cento anni, poiché gli ingegneri dell’epoca non furono in grado di trovare un modo per estrarla. Solo all’inizio del XIX secolo lo zar ordinò la costruzione di una scala che scendesse verso la campana, per dare la possibilità ai curiosi di ammirarla da vicino. Poco tempo dopo si decise anche di decorarla con diverse figure, tra cui quelle dell’imperatrice Anna e dello zar Aleksej.

Nel 1830 fu il famoso architetto francese Auguste de Montferrand (il professionista che costruì la cattedrale di San Isacco a San Pietroburgo) a realizzare il progetto per estrarre la campana dalla fossa che la teneva imprigionata. Dopo l’estrazione fu collocata su un grande piedistallo all’interno del Cremlino. Il pezzo staccato fu posizionato ai piedi della campana. Oggi questa straordinaria opera è oggetto di tante visite. La Campana, così come il cannone dello Zar, si trovano all'interno delle mura del Cremlino. La struttura è chiusa il giovedì e l'ingresso è a pagamento. La fermata della metro più vicina è quella di Aleksandrovskij Sad.

Cari amici, sono tanti i curiosi che, una volta a Mosca, chiedono di poterla vedere. La campana è collocata accanto alla maestosa torre dedicata a Pietro il Grande. Sono particolarmente apprezzati i magnifici bassorilievi che ritraggono la zarina Anna e l'imperatore Alessio Michajlovič. Tra gli altri volti raffigurati spiccano quelli Gesù Cristo e della Vergine Maria, circondati da angeli. Nonostante le disavventure, la maestosa campana “che non ha mai suonato” emana un grande fascino ed è uno dei monumenti più apprezzati e conosciuti di Mosca.

A domani.

Mario

giovedì, agosto 29, 2024

LA SARDEGNA E IL FICODINDIA. I SUOI FRUTTI, IN PASSATO USATI PER FARE LA DOLCISSIMA SAPA, SONO OGGI UTILIZZATI ANCHE PER UN OTTIMO LIQUORE.


Oristano 29 agosto 2024

Cari amici,

Il paesaggio sardo vede protagonista il FICODINDIA, pianta che cresce spontaneamente nelle campagne dove è utilizzata come recinzione dei tancati, oppure risulta presente nei terreni poco coltivati. Si calcola che in Sardegna ci siano quasi 300 ettari di piante spontanee di fichidindia, mentre pochi ettari sono quelli coltivati. Questa pianta, originaria del Nuovo Mondo fu portata in Europa nel 1492 da Cristoforo Colombo, ambientandosi perfettamente nel nostro Meridione (in particolare in Sicilia e Sardegna) e diventando in breve tempo un frutto alimentare mediterraneo.

Io che ho vissuto la mia fanciullezza alla fine della prima metà del secolo scorso, ho toccato con mano quanto era allora importante per l’alimentazione questa pianta dai bei frutti colorati, anche se alquanto spinosi. Si andava in campagna a raccoglierli con una speciale canna (Sa cannuga) e si portavano a casa delle ceste piene di frutti. Si mangiavano quando a tavola c’era poco altro, e le bucce venivano date al maiale di casa e alle galline. Dai frutti si ricavava un ottimo succo dolcissimo, la “SAPA”, utilizzata per confezionare i dolci delle feste.

In Sardegna, purtroppo, non si è mai sviluppata la coltivazione di questa piante, come invece è avvenuto in Sicilia, e il consumo attuale è praticamente solo “di nicchia”, nel senso che solo degli appassionati utilizzano i frutti selvatici per fare marmellate, succhi e liquori. Si, amici, proprio dei liquori, come del resto noi sardi li prepariamo utilizzando il mirto, il corbezzolo, il limone, etc. Oggi, amici voglio parlare con Voi proprio del liquore che si ricava dal ficodindia: chi lo assaggia per la prima volta ne rimane assolutamente entusiasta! Ecco la ricetta casalinga come prepararlo.

Il liquore sardo ai fichi d’india si ottiene dall'infuso (non dalla distillazione) della polpa messa a macerare nell’alcol.  Gli ingredienti sono davvero semplicissimi: oltre i fichi d’India, alcool, zucchero e acqua. Ecco le dosi: 1 Kg. di Fichi d'India maturi, 1 lt. di Alcool a 95 gradi, 1 lt. di Acqua, 500 gr. di Zucchero. La preparazione è semplice: dopo aver sbucciato i fichidindia, i frutti estratti vanno tagliati a rondelle grosse e posti in un contenitore di vetro sterilizzato della capacità di almeno 3 litri,  aggiungendo poi l'alcool e chiudendolo ermeticamente. Dopo aver agitato per qualche giorno il composto, lasciar riposare per una settimana in un luogo fresco e al buio.

In questa settimana in attesa di macerazione, è preferibile che il vaso vada ogni tanto agitato, per meglio far penetrare l’alcol nella polpa. Trascorsa la settimana preparate uno sciroppo con 1 litro di acqua e 500 gr. di zucchero, portando a bollore e facendo sciogliere lo zucchero finché l'acqua sarà tornata trasparente. Lo sciroppo va lasciato raffreddare completamente. Occupatevi ora dell’infuso, che va filtrato con un colino per separare il liquido ottenuto dai filamenti della polpa.

Setacciate ora la polpa, passandola nel passaverdura per separarla dai semi, e poi rimettetela nel contenitore di vetro, aggiungendo l’infuso prima filtrato. Aggiungete lo sciroppo di zucchero e richiudete ermeticamente il vaso, lasciando riposare per 15 giorni in un luogo fresco e al buio. Siete ormai quasi arrivati al termine del processo: trascorso il tempo prima indicato, filtrate nuovamente l'infuso attraverso un fine colino e avete pronto il liquore da travasare in bottiglie ben lavate e perfettamente asciutte. Per assaggiarlo, basta metterlo un po’ in frigo e vedrete il risultato!

Cari amici, il fico d’India ha molte proprietà che purtroppo in Sardegna sono ancora poco conosciute; un esempio? Il liquore di ficodindia è un potente digestivo! Pensate che va bene anche a chi soffre di reflusso! Insomma, anche come liquore risulta ottimo: molto delicato, dolce e gradevole. Provare per credere!

A domani cari lettori!

Mario

mercoledì, agosto 28, 2024

GENITORI E SISTEMI EDUCATIVI. QUANDO L’IMPEGNO PROFUSO RISULTA ESAGERATO E COSTRITTIVO, DIVENTA NEGATIVO: È L'OVERPARENTING.


Oristano 28 agosto 2024

Cari amici,

Che il compito educativo dei genitori sia difficile, non sono certo io il primo a dirlo, considerato anche il fatto che non esistono manuali dai quali apprendere il comportamento migliore. Indubbiamente, allevare i propri figli cercando di operare al meglio per proteggerli e prepararli ad affrontare nel modo migliore le sfide che la vita porrà loro davanti, è un compito irrinunciabile, ma spesso i sistemi protettivi messi in atto, anziché creare quell’effetto positivo desiderato, portano proprio al contrario, arrivando a renderli poco autonomi e incapaci.

Questo eccesso di protezione viene definito dagli studiosi “OVERPARENTING”,  ovvero un eccesso di attenzione protettiva, con il risultato di arrivare ad interferire pesantemente nell’evolvere del normale sviluppo del bambino o del figlio adolescente,  arrivando a tarpargli le ali. È questo un fenomeno in crescita, ormai diventato normale per moltissimi genitori, tanto che gli studiosi li hanno già definiti“ Genitori elicottero” (helicopter parents), altro termine coniato per definire l'OVERPARENTING.

Amici, sarà perché il mondo è diventato sempre più pericoloso e difficile da vivere, in particolare per i figli adolescenti, ma sono ormai davvero tanti i genitori che pretendono di pilotare ogni istante della vita dei loro figli. Nella loro crescente ansia di “sapere tutto ciò che fanno”, sono costantemente impegnati a verificare tutto: dal rendimento scolastico alle loro frequentazioni, dalle loro amicizie correnti, ai contatti occasionali. Insomma, un controllo asfissiante e insopportabile, anche se, alla base (quando non esagerati), i controlli hanno una certa legittimità.

Il termine OVERPARENTING è stato coniato negli Stati Uniti, dove gli psicologi hanno definito questa presenza genitoriale asfissiante, eccessiva e sovrabbondante, tanto che alla fine la loro onnipresenza risulta negativa, quasi tossica, perché toglie ai figli anche la pur minima autonomia. Un chiaro esempio viene dalla scuola dove studiano; qui, anziché sensibilizzare i figli verso un comportamento più corretto in aula e con i docenti, si punta subito il dito contro l’insegnante, dando a lui la colpa di una nota o di un rimprovero, arrivando perfino, in caso di una valutazione insufficiente, ad alzargli le mani, creando al figlio più danno che guadagno.

Che dire, poi, del controllo genitoriale dei figli fuori casa. I figli, in particolare quelli minori, vengono monitorati in tutti i loro spostamenti, geolocalizzandoli appena usciti fuori casa. Il controllo va dal percorso per raggiungere la scuola, a quello verso la palestra, verificando se si fermano a parlare con gli amici, e poi chiedendone ragione. Ebbene, asfissiare in questo modo la vita dei figli, attraverso questa “costante sorveglianza”, nella convinzione che sia necessaria (serve solo a tacitare la loro coscienza), è deleterio, mentre loro sono convinti che i ragazzi vivano meglio.

Invece, amici, l’effetto raggiunto è proprio tutto il contrario! Per i figli, avere dei genitori così apprensivi ed esagerati, ovvero dei “genitori elicottero”, che sorvegliano costantemente i loro passi fuori casa, risulta alienante: si sentono marionette manovrate, rinchiusi in una gabbia senza via d’uscita! Questo super controllo, invece, come accennato prima, appaga solo i genitori che, in questo modo si sentono più tranquilli e non in preda all’ansia.  

Amici, la triste risultante, purtroppo, è che questo impegno esagerato riesce a produrre solo tutta una serie di effetti negativi, tali da azzerare la presunta tranquillità cercata dai genitori  con l’utilizzo dell’occhio elettronico. Il figlio, conscio di essere super controllato, si sentirà paralizzato, incapace di andare alla conquista delle prime autonomie della sua giovane vita; anche fare degli sbagli, nel percorso di crescita, sarebbe invece positivo: lo farebbe riflettere e quindi evitargli, in futuro, di cadere negli stessi errori.

L’Overparenting, amici, in realtà non potrà mai essere considerato un valido strumento educativo; il loro uso contribuisce, invece, a tarpare le ali ai propri figli,  azzerandone la spontaneità, spegnendo il loro sano e giusto vitalismo adolescenziale, convincendoli di non essere in grado di far un passo da soli, senza l’occhiuta vigilanza elettronica dei genitori! Un errore a dir poco madornale!

Amici, preparare un ragazzo o una ragazza ad affrontare la vita, significa, al contrario, mostrare con i fatti che ci fidiamo di loro, che siamo convinti della loro capacità di giudizio, della possibilità di fare bene da soli. La vera sfida dell’educazione è proprio questa: coltivare il proprio figlio come un alberello, con impegno e passione, facendolo lentamente germogliare, attendendo poi, con pazienza e fiducia, i frutti. Facciamolo seguendoli da lontano, un po’ in disparte, senza asfissiarli, per quanto possibile. Chi pretende di guidarli in toto, togliendo loro l’autonomia, ottiene solo l’effetto contrario. Allora i frutti attesi si guasteranno prima del tempo, restando per sempre immaturi!

Cari amici, l’eccessiva, asfissiante protezione nei confronti dei propri figli fa solo danno: anche gli uccelli, quando la prole è pronta, li stimolano a lanciarsi nel vuoto e iniziare a volare da soli con le loro ali, anche se qualche volta può capitare che essi cadano a terra! La stessa cosa dovrebbero fare i genitori con i propri figli!

 A domani.

Mario

martedì, agosto 27, 2024

NELL'ANTICA CHIESA DI SAN GIOVANNI DI SINIS, A FINE AGOSTO, I NURACHESI CONTINUANO A FESTEGGIARE IL LORO GRANDE SANTO: SANT'AGOSTINO.


Oristano 27 agosto 2024

Cari amici,

Da oggi 27 agosto si svolgeranno a Nurachi e a San Giovanni di Sinis i festeggiamenti in onore di Sant'Agostino. Sono certo, però, che in tanti non conoscono i particolari storici di questa festa, che gli abitanti di Nurachi festeggiano, con tanta fede e impegno, nei confronti di SANT’AGOSTINO; lo trasportano a piedi e di corsa, da Nurachi all’antica, storica chiesa di S. Giovanni di Sinis. C'è da sapere che Nurachi in antichità governava un territorio alquanto vasto, e aveva giurisdizione anche nei territori del Sinis, che successivamente passarono sotto il comune di Cabras. Pare che nel Sinis, in tempi lontani, sia esistita una chiesa dedicata a Sant’Agostino, dove si svolgevano le celebrazioni e i festeggiamenti in suo onore; solo in un secondo momento, dalla distruzione della chiesetta in poi, i festeggiamenti si spostarono nella chiesa di San Giovanni di Sinis, dove i nurachesi continuarono a venerare il Santo.

Il ridimensionamento del vasto territorio nurachese in favore di Cabras, che comportò la perdita di proprietà del Sinis e del relativo accesso al mare, comportò anche la perdita del diritto a officiare nella chiesa di San Giovanni di Sinis, l’antico santuario dell’XI secolo, in passato Sede Vescovile, oggi considerato una delle più antiche Chiese della Sardegna, privando quindi i nurachesi di portare avanti le tradizioni legate al culto di Sant’Agostino.

Da ciò nacque un’inestinguibile rivalità tra le due Comunità, quella di Nurachi e quella di Cabras, come ha avuto modo di scrivere il Dottor don Gerardo Pitzalis (quando era Parroco di Nurachi), nel bel libro - edito nel 2003 - che mette a nudo la storia di questo conflitto attraverso una interessante ricerca effettuata negli archivi storici di Cagliari e Diocesani di Oristano. Il libro, che porta il titolo significativo di “Nurachi: un’antica presenza nella penisola del Sinis”, ripercorre attraverso un serio studio socio-giuridico avallato da documenti probanti, i riconosciuti diritti di Nurachi su un territorio che oggi, invece, ricade nella giurisdizione di Cabras.

Come possiamo leggere nel libro, seppure con poco amore e tolleranza, la comunità di Cabras e quella di Nurachi arrivarono alla fine ad un compromesso: alla chiesa di Nurachi rimase la giurisdizione parrocchiale e il diritto di ufficiarvi i riti relativi al Santo. Da ciò ne derivò che Sant’Agostino, ogni fine agosto, viene venerato nella chiesa di San Giovanni, trasportato di corsa a piedi da Nurachi, e riportato a casa dopo i festeggiamenti. Per quanto riguarda le modalità del trasporto c’è da dire che non è accertato che in origine si corresse: probabilmente si andava a passo veloce, necessità derivata dal fatto che c’era una lunga distanza da percorrere.

Sul dissidio tra le due Comunità si raccontano storie e leggende. Una leggenda narra che Cabras originariamente custodiva la statua di Sant’Agostino e Nurachi quella di San Giovanni. I cabraresi, perchè gelosi della comproprietà della parrocchia con i nurachesi, rubarono a questi la statua di San Giovanni. I nurachesi, saputo del fatto, decisero di rubare Sant’Agostino. Da allora il trasporto del simulacro del santo rievocherebbe il recupero della statua.

Amici, quanto alla storia, già nella Carta de Logu, promulgata da Eleonora d’Arborea intorno al 1398, troviamo la menzione della festa di Sant’Augustinu de Sinnis. Si pensa che, finché è esistita una chiesa di Sant’Agostino nel Sinis, le celebrazioni e i festeggiamenti in suo onore abbiano sempre avuto luogo li, spostandosi, poi, nella chiesa di San Giovanni solo in un secondo momento, dopo la distruzione della chiesetta.

Oggi tra le due Comunità, seppure non ci sia grande amore, c’è reciproco rispetto. Attualmente l’organizzazione dei festeggiamenti della Comunità di Nurachi è affidata ad un comitato, che si è costituito recentemente in associazione culturale col nome di “Associazione Culturale Comitato Permanente di Sant’Agostino” che si occupa della festa in tutti i suoi aspetti: dalla raccolta fondi alla preparazione della corsa, dall’accoglienza dei corridori a San Giovanni di Sinis al coordinamento con la confraternita di Cabras che prende parte alla festa religiosa. Insomma, sopiti i forti dissidi del passato.

Cari amici,  il Sinis è terra antica, abitata dai tempi della civiltà pre-nuragica, con alle spalle una storia davvero grandiosa! Per saperne di più sulla storica chiesa di San Giovanni di Sinis, Vi invito a leggere il post che pubblicai nel mio blog il 31 agosto del 2015, ecco il link per rintracciarlo e, se siete curiosi, leggerlo: http://amicomario.blogspot.com/2015/08/san-giovanni-di-sinis-linestinguibile.html.

A domani.

Mario

lunedì, agosto 26, 2024

NUBI DENSE SUL SETTORE “TURISMO”: SI STUDIA L'ESTENSIONE E L'AUMENTO DELLA TASSA DI SOGGIORNO, FINO A 25 EURO AL GIORNO!


Oristano 26 agosto 2024

Cari amici,

Sul futuro del TURISMO nella nostra bella Italia, pende una pericolosa spada di Damocle: una rimodulazione dell’attuale “TASSA DI SOGGIORNO”, che arriverebbe fino a 25 euro negli alberghi di lusso. Il Governo, nei confronti del turismo, prepara delle importanti modifiche (per ora ancora in fase di bozza), che, forse inserite in un prossimo decreto, rivolterebbero come un calzino l'attuale imposta di soggiorno, con aumenti non da poco, e, con modifica anche dell’utilizzo, in quanto il ricavato dagli incassi, servirebbe a finanziare non solo il turismo.

Un aumento, a quanto sembra, considerevole, che non è certo visto di buon occhio dagli albergatori, considerato il periodo tra l’altro non facile, che vede una flessione delle presenze in alcune regioni d'Italia, mentre altre appare nella norma. La norma in preparazione dovrebbe prevedere l’estensione dell'imposta di soggiorno a tutti i Comuni che vorranno applicarla (non solo ai capoluoghi o a quelli turistici o considerati città d'arte). In più potrebbe essere rimodulata: si parte da un importo fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro e si sale ad un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (oltre 750 euro a notte).

Ad esempio, per una camera in un hotel a tre stelle dal prezzo di 100 euro, si pagheranno sino a dieci euro per notte, come se da un giorno all'altro - si fa notare - il peso dell'Iva (che è pari al 10%) venisse raddoppiato, fa sapere Federalberghi. È stabilito anche, scrive ancora l'ANSA, che gli incassi vengano destinati non solo ad interventi nel settore del turismo ma anche a sostenere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. il cambio del “vincolo di destinazione del gettito” appare sbagliato, in quanto nato per il sostegno delle attività turistiche, la promozione e la commercializzazione del turismo.

La Federalberghi si mostra alquanto contraria alla proposta che sta circolando negli ambienti governativi, proposta che autorizzerebbe ad applicare l'imposta di soggiorno in tutti i 7.904 comuni italiani (oggi la possono applicare solo i capoluoghi di provincia, le unioni di comuni e i comuni turistici) oltre che aumentarne l'importo. «Le imprese del turismo non condividono la proposta di aumentare ulteriormente l'imposta di soggiorno. Il settore, che è tra i primi a contribuire alla crescita del PIL e dell'occupazione, ha da poco rinnovato il Contratto collettivo nazionale di lavoro, sobbarcandosi un onere rilevante. L'obiettivo comune dev'essere quello di sostenerne la crescita, non quello di frenarla» sostiene l’associazione con forza.

Federalberghi chiede al Governo di "imporre una corretta disciplina di bilancio agli Enti Locali, anziché fornirgli gli strumenti per peggiorare la situazione”. Anche Confindustria Alberghi fa muro contro la norma allo studio, perché le strutture recettive non possono essere "un mero bancomat per i Comuni". La presidente Maria Carmela Colaiacovo si dice "sorpresa" che "dopo mesi di dialogo proficuo e di confronto" si proceda "improvvisamente all'approvazione di un testo" che sembrerebbe far saltare "alcuni dei capisaldi su cui si innestava la riforma in discussione". Vale soprattutto per il vincolo di destinazione del gettito, nato per il sostegno delle attività turistiche, e che "invece di rafforzarsi sembrerebbe venir meno" per coprire i costi del servizio rifiuti.

L’imposta di soggiorno in essere prevede ora il versamento di un importo che oscilla tra 1 e 10 euro. Questa particolare tassa fu reintrodotta nel 2011, dopo la sua abolizione avvenuta 20 anni prima. I numeri attuali della tassa di soggiorno (dati del 2023) evidenziano un importo globale incassato, complessivamente, di 702 milioni di euro. Per i Comuni più grandi, come Roma che applica un prelievo medio di 5,5 euro (10 euro nelle strutture di lusso), ha significato incassi superiori ai 100 milioni di euro l’anno.

Cari amici, seppure il Ministero del Turismo abbia voluto per il momento fare una precisazione, per quanto di sua competenza: "Non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno. Il dialogo proseguirà a settembre", la realtà attesa è che, salvo qualche variazione, la modifica ci sarà e sarà pesante. Forse si pensa che il settore TURISMO regga, ma personalmente credo sia un grosso errore: appannare un settore come quello del Turismo, è un suicidio, perchè la concorrenza estera è sempre più agguerrita!

A domani.

Mario