Oristano
28 Dicembre 2014
Cari amici,
il fenomeno del “Coworking” si sta espandendo a macchia
d'olio: non solo tra i più giovani ma anche tra i meno giovani! La ragione è
semplice: oggi “aprire bottega”, ovvero mettere in piedi una nuova professione,
sia quella di avvocato, che quella di commercialista, medico, ingegnere o
consulente in qualsiasi ramo, ha inizialmente dei costi che solo in pochi sono
in grado di sostenere. Tutto questo ha portato a studiare nuove metodiche che,
accantonando quelle precedenti, fossero in grado, attraverso una
spending review personale, di risolvere il problema, abbassando e condividendo
le spese.
Il lavoro, in periodi
di crisi come quello che stiamo attraversando, come ben sappiamo è poco e sporadico. Le spese
per mantenere un ufficio sono abbastanza gravose e certamente non compensate
dall'introito ricavato dalla professione. Certo, una soluzione drastica è quella
di lavorare da casa, ma risulta poco efficace. Tra le tante soluzioni
ipotizzate una, alternativa e innovativa, viene dagli USA: l'ha avuta Brad
Neuberg, un programmatore informatico di San Francisco, che ha deciso di creare
il primo “spazio di lavoro condiviso”,
nel quale ospitare altri freelance come lui.
L'idea di Brad altro
non è che l’applicazione pratica del vecchio detto che “l’unione fa la forza”,
operazione che, ben applicata, può funzionare anche con l'ufficio condiviso. Questo nuovo
sistema di luogo di lavoro "insieme", che ha preso il nome di “Coworking”, consente a chi non ha un proprio spazio di lavoro di condividerne uno con altri: dividendo locali, servizi e spese. La brillante
idea, tra l’altro, non solo consente un’equa ripartizione delle spese di
gestione dell’ufficio comune, ma si è rivelata molto più interessante. Infatti,
dall'intreccio delle relazioni amichevoli e professionali, nate fra i
co-inquilini dell'ufficio, appartenenti a professioni spesso molto diverse,
sono scaturite nuove idee e ulteriori opportunità di lavoro.
Da un'idea geniale è
nata quindi una “nuova filosofia di
lavoro” che in Italia sta proliferando con entusiasmo. "Quando
si parla di coworking si tende sempre a mettere in evidenza l'elemento del
risparmio" dice Ivana Pais, docente di Sociologia economica alla Facoltà di
Economia dell'Università Cattolica di Milano. "Osservando i luoghi di
coworking e ascoltando il linguaggio dei coworkers stessi, ho potuto notare una
affiliazione a un modo di pensare il lavoro, una vicinanza fra le persone che
prescindono dalla condivisione degli spazi: i coworkers tendono dunque a
sentirsi parte di una community. Inoltre, intessendo reti di relazione, si
creano anche nuove opportunità di lavoro alle quali, stando chiusi in casa
propria da soli, non si avrebbe accesso. Spesso il lavoro c'è, ma domanda e
offerta non si incontrano. Il coworking stesso diventa una forma di business,
uno spazio di progettualità che viene coltivata".
Il coworking, cari
amici, può dunque essere visto come una nuova filosofia, una moderna cultura
del lavoro. I coworkers, come vengono definiti gli utilizzatori
di questi spazi comuni, vivono questa realtà con una nuova apertura mentale: vivere
gli spazi comuni con professionisti di diverse professionalità consente lo scambio
non solo di idee ma di competenze. Lo scambio informativo fra persone che
svolgono professioni differenti consente ai vari coworkers di entrare in
relazione con professionisti con i quali mai avrebbero pensato di interagire. Ed
è da questo scambio informativo, da queste nuove possibili relazioni, che nascono
nuovi stimoli, per progettare, creare, innovare.
A ben pensare, cari
amici che mi seguite, questa innovazione è figlia del “modello a rete”, tipico della moderna società dell'informazione,
in cui si crea uno spazio di condivisione, si creano contatti e relazioni molto
eterogenee, mentre singolarmente si continua a svolgere la propria professione.
Ma
a questo punto molti di Voi si chiederanno: come funziona in pratica un ufficio
multiplo da condividere? Ecco come.
Le formule non sono
standardizzate, anzi possono essere molto diverse e adattate ad ogni
situazione. La base ovviamente è che ci siano dei locali dove ognuno può avere
una postazione. Ci può essere una sola grande stanza open-space, dove tutti
lavorano insieme. Oppure possono esserci stanze più piccole dover ritirarsi per
una telefonata importante o per ricevere un cliente. Alcuni co-office offrono
anche dei locali per riunioni oppure offrono singole stanze in via esclusiva
per chi ha necessità di lasciare documenti e archivio ingombranti.
E veniamo ai servizi
condivisi. Anche in questo caso l’ufficio comune offre una connessione Wi-Fi,
una stampante e un domicilio postale, ma possono aggiungersi altri co-servizi
che vanno dalle consulenze legali e fiscali, al segretariato, a strumenti
tecnici, a sale di rappresentanza con apparecchiature per video-conferenze e
altro ancora a seconda delle necessità. Ovviamente non manca un'area dedicata
alle pause dal lavoro: che va dalla semplice macchinetta del caffè, alla
disponibilità di una cucina e all’eventuale utilizzo di un servizio di catering.
Cari amici, nel tempo ci
sono arrivate dall’America tante innovazioni; ricordo, nella prima metà del secolo
scorso, l’arrivo dei blue jeans, della gomma da masticare, della Coca Cola, come
i grandi film colossal che piacevano tanto ai nostri genitori (in effetti molto
anche a me…). Oggi ci arriva un altro esempio, quello del Coworking; anch’esso può
essere ugualmente preso in seria considerazione: non solo come un efficiente e razionale
metodo di utilizzo delle risorse, ma anche come uno strumento di maggiore e più
intrigante imprenditorialità.
A domani.
Mario
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