Oristano
25 Dicembre 2014
Cari amici,
oggi, in gran parte
raccolti nelle nostre case, festeggiamo il Santo Natale. Onorare la ricorrenza della
nascita del nostro Redentore ha origini molto antiche che si perdono nei secoli;
un fatto così importante, ovviamente, per tutta la Cristianità, non poteva che essere
solennemente ricordato.
L’origine esatta dei festeggiamenti
relativi alla nascita del Salvatore è difficile da definire. Tuttavia già nel
Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della Natività; è
infatti storicamente documentato che, già in tempo paleocristiano, il giorno di
Natale venissero esposte nelle chiese immagini religiose, che dal decimo secolo
assunsero un carattere sempre più diffuso e popolare. Successivamente in tutto
il mondo, durante il periodo natalizio, i cristiani iniziarono a festeggiare
l’incarnazione di Dio creando l’usanza di erigere presepi nelle case e nelle
chiese. Rappresentazioni in gran parte “artistico- figurative” della nascita di
Gesù, che ricreavano nell’ambiente spoglio di una grotta, l’antica mangiatoia di una
stalla di Betlemme dove nacque il Salvatore.
Lo stesso termine presepe
deriva dal latino “praesaepe”, cioè
greppia, mangiatoia, ma anche recinto, e le prime fonti ad esso correlate sono
costituite dai 180 versetti dei Vangeli di Matteo e Luca, cosiddetti
“dell’infanzia”, che riportano la nascita di Gesù avvenuta al tempo di re
Erode, a Betlemme di Giudea.
Vero padre del presepio
odierno è comunemente considerato San
Francesco d’Assisi, che nel 1223
realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività.
Tommaso da Celano, cronista della vita di San Francesco, descrive brevemente la
scena: “si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e
l’asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà e
Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme”. Fu Papa Onorio III a
permettergli di uscire dal convento di
Greggio, così egli eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un
bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, poi tenne la sua famosa predica di
Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e
comprensibile la storia del Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.
Terminata la solenne
orazione, ognuno dei partecipanti tornò a casa pieno di una gioia semplice e
profonda, mai conosciuta prima. Il fieno che era stato collocato nella
mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse giumenti
e altri animali. E davvero è avvenuto che giumenti e altri animali di quella
regione, colpiti da malattie, mangiando quel fieno furono da esse liberati. Successivamente
quel luogo è stato consacrato al Signore e sopra il presepio fu costruito un
altare e una Chiesa per onorare San Francesco, affinché, là dove un tempo gli
animali mangiarono il fieno, ora gli uomini potessero mangiare il corpo di Nostro
Signore.
Da quel momento fu
tutto un fiorire di Presepi: A Roma, nella Cappella Sistina della Chiesa di
Santa Maria Maggiore, fu realizzato, e si può ammirare ancora oggi, uno stupendo
presepe: fu costruito da Arnolfo di Cambio e risale al 1289. Durante il periodo
Barocco il presepio raggiunse livelli di altissima qualità: le prime notizie
certe di presepi allestiti nelle Chiese vengono dalla Germania meridionale
quando, dopo la Riforma, i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del
presepio come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di
informazione religiosa. Essi fecero costruire preziosi e fastosi presepi, tanto
che l’usanza si estese velocemente nelle Chiese di tutta l’Europa cattolica.
Straordinari presepi vennero costruiti in Italia, Spagna, Portogallo, Francia e
Austria.
L’arte dei Presepi
visse un “periodo aureo” nel XVIII secolo, quando si cominciò ad ampliare e
completare la storia di Natale con stazioni ed episodi. E’ questo il periodo che nascono le grandi
tradizioni: quella del presepe napoletano, quella del presepe genovese e quella
del presepe bolognese. A Napoli si scatenò addirittura una vera e propria
competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i
nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro
appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e
scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna venne istituita
la Fiera di Santa Lucia, quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli
artigiani locali; tradizione che viene ripetuta ancora ogni anno, dopo oltre
due secoli.
Alla fine del secolo,
però, con la nascita dell’Illuminismo e una sempre più diffusa cultura
secolare, in alcuni luoghi i presepi
vennero addirittura vietati: in Baviera si dovettero eliminare tutti i
presepi dalle Chiese, ma anziché distruggerli, essi vennero portati nelle case
dei contadini, nei quali crebbe sempre più l’interesse per la raffinata arte
dei presepi, ed essi stessi presero ad intagliarne le figure. E’ così che, tra
la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il presepe si diffuse anche
negli appartamenti dei borghesi e del popolo, ovviamente in maniera meno
appariscente, resistendo fino ai giorni nostri.
Cari amici, bella e accattivante
la tradizione di ricordare in modo consono la nascita del nostro Redentore.
Anche la nostra Chiesa Parrocchiale dei frati Cappuccini ha allestito, come gli anni scorsi, il presepe. Pur
ancora convalescente, cercherò di andare a vederlo e pregare perché il Signore
continui a darci ancora il Suo aiuto e proteggerci, in tempi che, come ben
sappiamo, non sono dei migliori.
Buon Natale a tutti Voi.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento