Oristano 27
Dicembre 2014
Cari amici,
la scelta di consumare
meno carne e preferire prodotti vegetali ha fatto proseliti anche tra le piante
carnivore: studi recenti hanno evidenziato che anche per le piante il “cambio
di abitudini alimentari” non solo non è proibito, ma anzi, sotto certi versi,
risulta fruttuoso e positivo. Ecco cosa è stato scoperto di recente.
I ricercatori
dell'Università di Vienna hanno scoperto che l'Utricularia, una pianta carnivora che vive nelle acque dolci di
quasi tutti i continenti, non si ciba solo di piccoli insetti, ma anche di
alghe e pollini. Lo studio, pubblicato
su Annals of Botany, dimostra che questa tendenza si traduce in
un aumento del benessere delle piante stesse, se la loro dieta ha un consumo
equilibrato di animali e prodotti vegetali.
Le prime osservazioni sulle
abitudini alimentari dell’Utricularia, risalgono ai primi del ‘900: le alghe e
i pollini ritrovati nelle piccole trappole di queste piante si credeva però
fossero dei “vegetali” catturati in modo accidentale dalle piante, magari
insieme ad una preda animale. Gli studi odierni, invece, hanno dimostrato che la
presenza dei vegetali nel sito di cattura della pianta non era frutto del caso
ma una scelta ben precisa della carnivora.
Su un campione di 2000 piante, è
stato rilevato, solo il 10% delle prede era costituito da animali, mentre il
50% delle prede erano alghe. Secondo i dati raccolti dai ricercatori, questo
nuovo menù con prodotti vegetali fa bene alle Utricularie: le piante che hanno
catturato più alghe e pollini sono cresciute infatti più rigogliose. E le
Utricularie nella forma migliore erano quelle con una dieta bilanciata di alghe
e pollini e prede animali.
Il dottor Jonathan
Millett, della Loughborough University, che invece ha studiato alcune piante
carnivore tipiche del Nord Europa, si è reso conto che anche quelle della
specie Drosera rotundifolia starebbero
cambiando il proprio stile alimentare, rinunciando a catturare insetti e
trasformandosi da carnivore in "vegetariane". La Drosera rotundifolia
è una nota pianta carnivora dotata di piccoli tentacoli ricoperti da una
sostanza vischiosa rosata, una resina estremamente appetibile per molti insetti
e che funge anche da materia collante, impedendo poi alle vittime della Drosera
di fuggire.
Questa antica pianta,
diffusa in moltissime regioni dell’emisfero settentrionale in paludi e
acquitrini, nel tempo si è evoluta, per essere in grado di digerire piccoli
insetti, dai quali ricavava composti a base d’azoto (nitrati e nitriti)
indispensabili per sopravvivere, ma mancanti o carenti nel terreno in cui metteva
radici, insufficienti quindi a garantirgli la sopravvivenza. Per questo motivo,
la Drosera ha dovuto cercare altre soluzioni per ottenere tutto il necessario
per la vita, trasformandosi in cacciatrice di insetti. La caccia, tuttavia,
prevede un cospicuo consumo di energia: intrappolare un insetto è per la pianta
un’azione dispendiosa, in termini di risorse energetiche, che necessita del
coinvolgimento dell’intera pianta, per essere eseguita con successo.
Cambiando le
situazioni, però, altre trasformazioni sono possibili, anche nel mondo vegetale.
Finita la penuria dei composti a base di azoto assorbibili dal terreno, la
necessità di catturare insetti per garantirsi la sopravvivenza, è venuta meno: ora,
con la maggiore presenza di azoto nel terreno (la maggiore quantità deriva
dalle colture intense effettuate dall’uomo), queste piante sentono meno il
bisogno di catturare insetti, tornando alla vocazione vegetariana. Il dottor
Jonathan Millett, autore principale dello studio in questione, sottolinea che: "Se
nel terreno vi è una quantità abbondante di azoto assorbibile attraverso le
radici, le piante tendono a ricorrere in maniera minore alla loro capacità di
nutrirsi di insetti".
Come è stato possibile
per queste piante, carnivore da tempo immemorabile, adattarsi ad un simile epocale
cambio di dieta? Millett spiega che, attraverso un loro complesso sistema di
adattamento, esse si sono rivelate in grado di modificare anche l’alimentazione.
Questo è rilevabile anche esteriormente: la pianta è riuscita a rendere le
proprie foglie meno appiccicose, in modo da riuscire a catturare un più basso
numero di insetti. Le ricerche più recenti
hanno evidenziato che mediamente le piante carnivore fanno ricorso alla cattura
di insetti per una percentuale del 57%, mentre tale percentuale scende al solo
22% nel caso di piante situate in terreni particolarmente ricchi di azoto.
Insomma, cari amici,
questo cambio sorprendente di stile alimentare, come evidenziato sulle pagine
della rivista New Phytologist, ha messo in luce lo straordinario “sistema
pensante” di queste piante, che, constatato che era possibile recuperare dal
terreno, attraverso le radici, la quantità di sostanze necessarie alla loro
sopravvivenza, diventava inutile e dispendioso continuare la caccia degli
insetti prima necessari, perdendo man mano il proprio interesse “carnivoro” e
trasformandosi in vegetariane.
Rispettiamo la natura,
essa non finirà mai di sorprenderci!
Ciao, a domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento