Oristano,
9 Dicembre 2014
Cari amici,
io me lo sono chiesto
tante volte, soprattutto in certi immancabili momenti di sconforto. Perché nel
lavoro continuavo a correre…correre, senza fermarmi mai, trascurando tanti
impegni personali a partire dalla mia famiglia? Non è facile trovare un perché
che giustifichi tutto questo, in quanto l’ansia di “salire sempre più in alto”,
una volta che è entrata dentro di noi, difficilmente si riesce ad eliminarla.
Eppure sarebbe tutto molto più semplice se fossimo capaci di accontentarci,
senza rischiare, come spesso succede, rovinose cadute dall’alto, dalle quali,
poi, è difficile rialzarsi.
Cari amici, perché oggi
la mia riflessione tocca un argomento così difficile? Semplicemente perché la
lettura di una storiella ( che poi riporto anche a Voi), mi ha fatto
ripercorrere i sentieri della mia vita, facendomi capire – anche se a
consuntivo – in che cosa, diverse volte, ho sbagliato. Prima, però, di parlarvi
di me (e ovviamente dei miei errori) è meglio che anche Voi conosciate la
storiella e meditiate sul suo profondo significato. Eccola, ha per titolo “Il pescatore intelligente”.
In vacanza in un
piccolo villaggio messicano, un turista mattiniero si gode la fresca brezza
mentre passeggia sul molo. Poco distante da lui un pescatore locale sta tirando
a riva una piccola imbarcazione, scaricando una modesta cassetta di buon pesce.
Il turista si complimenta con il pescatore per la qualità eccellente del pesce pescato
e gli chiede quanto tempo avesse impiegato per pescarlo.
Il pescatore, con un
sorriso, gli risponde: “Non
ho impiegato molto tempo, signore, è il mio mestiere”. A questo punto
il turista aggiunge: “Scusi, ma allora, se aveva ancora del
tempo, perché non ha continuato a pescare portandone a riva una maggiore
quantità?”. L’uomo, prima di rispondere, lo guarda a lungo, quasi
volesse soppesarlo, capire il senso recondito della domanda, poi lentamente gli
risponde, spiegandogli che quella esigua quantità di pesce pescato era
esattamente ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua
famiglia. Perché pescare di più?
Il turista,
meravigliato e incredulo, a questo punto ribatte: “Mi scusi, ma Lei come impiega il
resto del suo tempo?”. Il pescatore, guardandolo negli occhi, gli
risponde: “Vede, io sono un uomo tranquillo; dormo fino a tardi, esco a pesca per
le necessità della famiglia, al rientro gioco con i miei bimbi e dopo pranzo
faccio la siesta con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici,
beviamo insieme qualcosa, suono la chitarra, canto qualche canzone, e via così,
fino all’ora di cena. Ecco, a me piace trascorrere in questo modo tranquillo la
mia vita”.
Il turista ascoltava
attento, senza perdere una parola. Appena il pescatore finì di parlare, con un
certo sussiego, iniziò questo discorso. Vede, caro signore, io sono laureato ad
Harvard, e posso darle utili suggerimenti su come migliorarsi. Prima di tutto
dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più. Così logicamente sarebbe in
grado di pescare molto più pesce. Il pesce in più lo potrebbe vendere e
comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa significa più pesce, più pesce
significa più soldi, più soldi più barche! Alla fine, magari, potrà permettersi
un’intera flotta!
A questo punto, invece
di vendere il pesce all’uomo medio, potrà negoziare direttamente con le
industrie della lavorazione del pesce, e chissà, magari potrà, a suo tempo, aprirsene
una sua. In seguito potrà lasciare il villaggio e trasferirsi a Mexico City o a
Los Angeles o magari addirittura a New York! Da lì potrà dirigere un’enorme
impresa! Il turista era infervorato, e, terminato di parlare, osservava il
pescatore che sembrava pensoso.
Ora era il pescatore ad
osservarlo, senza parlare. Ad un certo punto esclamò: “Scusi, ma per raggiungere questi
obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe”? Il turista, scuotendo un po’ il
capo, rispose: “diciamo 20, 25 anni, forse”. Alla risposta dell’uomo il
pescatore aggiunge ancora: “bene…bene…e dopo tutta questa fatica, cosa
dovrei fare?” Il turista, con gli occhi ridenti, replicò: “Ah
dopo, e qui che viene il bello! Quando i suoi affari avranno raggiunto volumi
grandiosi, potrà vendere le azioni e guadagnare miliardi!” E il
pescatore: “si, si, miliardi… e poi?” Il
turista, sempre più infervorato, con un largo sorriso aggiunse: “E
poi finalmente potrà ritirarsi dagli affari e andare in un piccolo villaggio
vicino alla costa, dormire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi, pescare un
po’ di pesce, fare la siesta, passare le serate con gli amici bevendo qualcosa,
suonando la chitarra e trascorrere, così, nel modo migliore la vita”.
Il pescatore a questo
punto, guardò a lungo l’uomo, in silenzio. Il suo sguardo era un misto di
compassione e di commiserazione. Come, pensava, dovrei cambiare vita,
schiantandomi la schiena per tanti anni, per arrivare, in vecchiaia, a godere di qualcosa che già ora possiedo?
Sarebbe veramente una pazzia! Continuò a ritirare l’attrezzatura e ,fissata la
barca all’ormeggio, tese la mano al turista per salutarlo e con un sorriso gli
disse: Vede tutto quello che Lei ha pensato per me, usufruibile dopo 20 - 25 anni, io ce l’ho già. Le
auguro un buon soggiorno!
Cari amici, se avete
letto con attenzione la storiella, non c’è molto da aggiungere. Spesso ci
illudiamo che per arrivare ad ottenere quello che riteniamo sarebbe per noi “ottimale”
per la nostra esistenza, è necessario scalare chissà quante montagne, anziché, invece,
accontentarci di quello che abbiamo; per raggiungere questa meta illusoria seguiamo
strade lunghe, tortuose e impervie, trovando, poi, al traguardo qualcosa che
ben conosciamo: ovvero quello che da tempo era già nostro e che avevamo invece
sottovalutato. Ne era valsa la pena di fare tanta fatica?
Ripassiamo tutti i
giorni il noto proverbio che dice… “Chi si contenta,
gode!”.
Ciao, a domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento