La testa della marcia per la pace svoltasi sabato 20 dicembre ad Oristano.
(foto Santino Virdis - L'Arborense)
Oristano 23 Dicembre 2014
Carissimi,
recentemente, il 20 di Dicembre si è svolta ad Oristano la "Marcia della pace", evento al quale per i motivi indicati ieri non ho potuto partecipare. Credo sia stato un grande atto di coraggio, di speranza e di testimonianza per quanto, purtroppo, continua a succedere in Terra Santa, la terra che ha visto la nascita del Redentore. Ecco, comunque, la relazione sulla manifestazione fatta da Fra
Pinuccio Solinas, ofm, pubblicata sul giornale Terrasanta.net.
Marcia della pace ad Oristano, la
testimonianza del custode di Terra Santa.
di fra Pinuccio Solinas ofm | 22 dicembre 2014
«I gesti di
pace, come questa marcia, sono un grande segno di speranza. La preghiera
diventa oggi urgente, perché rende possibile ciò che solo umanamente non è
ancora possibile, insegnandoci a sperare oltre le difficoltà del tempo
presente». Con queste parole fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra
Santa, ha concluso la XXVIII Marcia della pace che si è svolta ad Oristano, in
Sardegna, sabato scorso, 20 dicembre. La Marcia di quest’anno aveva come tema Per
i cristiani pace, non più schiavi ma fratelli. Assieme al
Custode erano presenti Mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, Mons.
Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, Mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di
Iglesias, e Mons. Giovanni Dettori, vescovo della diocesi di Ales Terralba,
quest’ultima organizzatrice della Marcia in collaborazione con la Caritas
regionale, il Centro servizi per il volontariato Sardegna Solidale, l'Ufficio
regionale della Pastorale sociale e del lavoro e la diocesi e il Comune di
Oristano. La manifestazione si è svolta in un clima sereno. Tra i molti
partecipanti, oltre alle autorità, erano presenti anche duecento profughi e
centinaia di studenti.
«La presenza
dei frati minori in Terra Santa dura da ormai otto secoli – ha spiegato il
Custode – e continua anche in mezzo alle atroci guerre del Medio Oriente, (come
la crisi di Gaza di pochi mesi fa, la guerra in Iraq e Siria, con l’avanzata
cruenta dello Stato Islamico) che hanno portato a uno stravolgimento delle
relazioni sociali e religiose in tutta l’area: imbarbarimento dei rapporti,
impossibilità di comunicare con chiunque, di viaggiare, chiusura o
islamizzazione delle scuole. Una minaccia incombente su tutti. Sembra che
questo sfacelo indichi la fine, ma i semi della speranza sono vivi nonostante
il deterioramento della vita. Ad esempio, i salesiani ad Aleppo – città dove
mancano acqua ed elettricità, è pericoloso spostarsi, e dove esiste un’unica
porta di accesso sicura alla città per oltre due milioni di abitanti - hanno
organizzato una giornata di preghiera per la pace tra i giovani, che sono
accorsi numerosi, nonostante il pericolo. Ci sono tanti cristiani che lasciano
la loro terra e le loro famiglie – ha proseguito fra Pierbattista – per
sfuggire alle persecuzioni; ma anche tanti che hanno il coraggio di restare, malgrado
le minacce e le proibizioni, come la chiusura delle chiese o la cancellazione
dei segni cristiani anche dentro le case. Questo costituisce un motivo di
speranza, soprattutto quando il clima di persecuzione non ha come risultato
l’odio, ma la convinzione che si possa convivere e volersi bene comunque. In
Siria, ad esempio, i musulmani di tutti i villaggi attorno al villaggio
cristiano di Knayeh, dove è stato rapito mesi fa dai fondamentalisti il nostro
confratello fra Hanna Jallouf, sono andati a protestare contro i miliziani di al-Nusra,
perché conoscevano fra Hanna e testimoniavano la sua bontà anche nei loro
confronti. Il seme della pace è vivo. La richiesta di pace non è solo per i
cristiani, ma ad averne sono gli stessi musulmani, diventati loro stessi
vittime dei fanatici correligionari.
La preghiera per invocare la pace diventa
oggi urgente e importante, perché rende possibile ciò che solo umanamente non è
ancora possibile, insegnandoci a sperare oltre le difficoltà del tempo
presente». Monsignor Sanna, che aveva aperto gli interventi, proponendo per
ogni parrocchia della diocesi l’adozione di una famiglia cristiana irachena, ha
chiuso la Marcia con una preghiera.
Nel corso della
mattina il Custode si era recato nell’Istituto scolastico Mossa di Oristano.
Davanti a una folla di oltre mille studenti delle superiori arrivati da ogni
parte dell’isola ha proposto all’attenzione dei ragazzi esempi positivi di
solidarietà nei Luoghi Santi, esempi che fioriscono in un clima di guerra e di
fanatismo. Come quello dei giovani cristiani e musulmani di Aleppo in Siria,
che fino a prima della guerra neppure si conoscevano, mentre ora – essendo
inutilizzabile la rete idrica cittadina –, collaborano insieme nella
distribuzione dell’acqua alle famiglie. O come la scuola Hand in Hand
(«Mano nella mano») di Gerusalemme, dove studiano insieme ragazzi israeliani,
ebrei e musulmani, a dimostrazione che si può vivere insieme senza paure. La scuola è stata recentemente incendiata da alcuni
fanatici ebrei ultraortodossi. Dopo
l’incendio però le delegazioni di tante scuole di Gerusalemme hanno fatto
visita alla scuola incendiata, sia per aiutare concretamente, sia per
conoscerne l’esempio.
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Preghiamo tutti, cari amici, perchè la pace possa davvero arrivare in tutte le parti del mondo, in particolare proprio in Terra Santa!
Con grande affetto per tutti Voi.
Mario
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