Oristano 5 AGOSTO 2023
Cari amici,
Noi sardi sappiamo bene
cosa significa vivere a lungo, considerato che la Sardegna è una delle
cinque “BLUE ZONE” del mondo. Il serio problema è che, con l’allungarsi della
vita media e con la natalità che decresce, si preannuncia una catastrofe
finanziaria in molti Stati, a partire dall’Italia, con la sicura caduta del
Welfare e il deficit della cassa pensioni. A breve, con meno giovani al lavoro
e molti anziani in pensione, i conti non possono tornare! I dati ufficiali comunicati
dall’ISTAT confermano che la vita media negli ultimi 30 anni è aumentata di
quasi 10 anni: dai 73 anni del 1993 agli oltre 81anni del 2019, mentre nel 2022
le nascite sono scese al di sotto delle 400.000 unità, con un tasso di
fertilità di 1,3 figli per donna, il più basso in Europa (Eurostat).
Il problema, amici, non è
di poco conto. Lo possiamo constatare tutti, a partire dai piccoli centri: i pochi
giovani fuggono in cerca di lavoro mentre nelle panchine gli anziani
passano il tempo. Mentre nel secolo scorso il grande desiderio del
neo-pensionato era quello di godersi la pensione almeno per un “desiderato
ventennio”, oggi uno stuolo sempre più numeroso di pensionati, veleggia e
supera anche abbondantemente il trentennio! In tutta Europa gli Stati osservano
con grande preoccupazione questi due fattori antitetici: il calo demografico e l’aumento
dell’età media, con il risultato di mettere a repentaglio il Welfare oggi in
vigore e la cassa pensioni, sempre più saccheggiata, quella che in Italia è
gestita dall’INPS.
Si, amici, in Italia con
la drastica diminuzione dell’introito dei contributi dei lavoratori (si calcola
che entro il 2040 ci saranno 5 milioni di giovani lavoratori in meno),
sarà dura provvedere a pagare la spesa sociale e le pensioni. Inoltre, non
dobbiamo dimenticare che con l’avanzare dell’età si ha più bisogno di
assistenza, in particolare di quella medica, per cui chi potrà garantire le costose
cure richieste dagli anziani? Nessun sistema sanitario nazionale pubblico sarà
in grado di provvedere, senza le giuste coperture, e solo in pochi potranno
avere la giusta assistenza (costosa) nelle strutture private.
Ad osservare già oggi la
pubblica assistenza medica e farmaceutica, il problema è serio: mancano tanti
medici di famiglia, in quanto man mano che gli anziani medici si ritirano,
paesi interi restano senza il medico di base; anche gli ospedali lamentano
continua carenze negli organici, tanto da creare serissime problematiche a chi
ha bisogno di ricovero e cure. Basta dare uno sguardo nei Pronto soccorso, dove
file di ambulanze fanno la fila per molte ore, prima di scaricare il malato
bisognoso di cure. Senza parlare degli esami diagnostici, con attese anche di
molti mesi, che spesso superano anche l’anno.
Il problema pensioni,
amici lettori, è alquanto spinoso. A chiarire la prospettiva futura è stato di
recente il Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, che ha pubblicamente dichiarato
che il quadro della situazione prevista al 2029 «non è positivo», con il
rapporto tra lavoratori e pensionati che passerà dall’attuale 1,4 a 1,3 per poi
arrivare nel 2050 a uno a uno. Difficile, dunque, trovare soluzioni accettabili
in tempi brevi.
Amici, quello che gli economisti
chiamano “rischio di longevità”, relativamente al problema previdenza, dovrà essere affrontato senza indugio da parte delle nuove generazioni. I giovani, fin dai primi anni di
lavoro dovranno pensare a “crearsi una pensione personale”. Mentre fino ad
oggi, questo problema era stato risolto dalla mano pubblica (l'INPS, che accantonava
di anno in anno i contributi in un rapporto positivo tra lavoratori e
pensionati), in futuro ciò non potrà più essere garantito. Ciò significa che dovranno
essere i giovani a doversi preoccupare del proprio sostentamento durante la
vecchiaia. È necessario, dunque, che essi avviino una pianificazione di lungo
periodo, fin da quando entrano nel mondo del lavoro. Saranno loro, se vorranno essere tranquilli, a “costruirsi
la loro pensione personale”.
Cari amici, il futuro,
sia degli anziani longevi che quello delle nuove generazioni, per ora ci appare
alquanto fumoso. La situazione attuale, indubbiamente frutto di anni di errori di non
poco conto da parte della politica (la de-natalità è in parte il frutto
avvelenato dell’aver lascito sole le famiglie senza dar loro l’aiuto necessario
per allevare i figli), ha creato situazioni alquanto pericolose che ora non sarà facile
risolvere.
A domani.
Mario
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