giovedì, giugno 25, 2020

NEL PROGETTO MARISTANIS, SONO ENTRATE ANCHE LE AZIENDE RISICOLE FERRARI DI CABRAS. OBIETTIVO, CREARE UNA RISICOLTURA MODERNA CHE RISPETTI L’AMBIENTE E RISPARMI ANCHE L’ACQUA.


Oristano 25 giugno 2020

Cari amici,

Il progetto “MARISTANIS”, strutturato a livello di cooperazione internazionale per la tutela e la gestione integrata delle zone umide costiere del Golfo di Oristano, è nato con un fine specifico: tutelare  nel  modo più consono le zone umide della costa del Golfo di Oristano. Le zone umide presenti nel nostro golfo non solo sono numerose, ma risultano abitate fin da epoca nuragica, in quanto da sempre ritenute utilissime e addirittura vitali per la sopravvivenza umana, grazie alla presenza di una grande varietà di biodiversità. 
Al fine di salvaguardare queste zone umide e le loro risorse, il progetto Maristanis intende apportare un contributo significativo per cercare di mantenerle integre e conseguentemente ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici, che stanno sconvolgendo la nostra terra in maniera sempre più aggressiva e pericolosa. Il problema è serio, tanto che quasi il 90% dei Paesi membri delle Nazioni Unite hanno da tempo aderito alla Convenzione di Ramsar, un trattato ambientale in vigore dal 1975, che fornisce le indicazioni per la conservazione e l'uso sostenibile delle zone umide di importanza internazionale.
Il progetto MARISTANIS si occuperà della tutela e gestione integrata dei 6 Siti Ramsar presenti nel Golfo di Oristano: Stagno di Sale ‘e Porcus, Stagno di Mistras, Stagno di Cabras, Stagno di Pauli Maiori, Stagno di S’Ena Arrubia, Stagni di Corru S’Ittiri, Marceddì e San Giovanni. Sviluppato grazie al sostegno economico della Fondazione MAVA, il progetto è coordinato dalla Fondazione MEDSEA in collaborazione con l'Area Marina Protetta "Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre" e si avvale del supporto tecnico e scientifico di 6 partner internazionali: MedPan, MedWet, Ramsar, Plan Bleu, Medina, Tour du Valat, Birdlife.
Amministrativamente sono 13 i Comuni coinvolti nel progetto: Arborea, Arbus, Cabras, Cuglieri, Guspini, Narbolia, Nurachi, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Vero Milis, Santa Giusta, Terralba. Gli obiettivi principali del progetto sono: Migliorare la conoscenza delle zone umide, Realizzare una gestione integrata delle zone umide costiere, Ridurre le minacce sugli ecosistemi marini, Promuovere una gestione ed un uso efficiente delle risorse idriche, Ridurre il rischio derivante dalle fonti di inquinamento, Migliorare il livello di tutela di specie e habitat a rischio, Valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico, Aumentare la consapevolezza sull’importanza delle zone umide.
Ebbene, amici, la tutela e la gestione integrata di queste zone umide, riguarda ovviamente anche le colture che vi si realizzano, come la coltivazione del riso. 
Ad entrare nel progetto per prima l'Azienda Ferrari, al momento l’unica azienda risicola entrata a far parte dell'innovativo progetto, con l'obiettivo di ridurre il consumo idrico nella coltivazione, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell'ambiente. Le nuove tecniche sperimentali messe in atto prevedono l'utilizzo del sistema aeromobile a pilotaggio remoto (Sapr), che attraverso l'impiego di un drone, permettendo così di monitorare in modo preciso e dettagliato lo stato di salute delle coltivazioni.
I dati rilevati in volo vengono poi trasmessi ad un software che a sua volta li incrocia con altre indicazioni (trasmesse da appositi sensori multispettrali) inerenti alla radiazione solare e tenendo conto della risposta delle piante; tutte informazioni importantissime, in quanto rivelano l'indice di vitalità del riso, il suo stress idrico, eventuali attacchi da agenti patogeni, oltre l'umidità e la temperatura del terreno. 
Carlo Ferrari, titolare dell’azienda risicola, intervistato sulla partecipazione al progetto ha dichiarato: “Questo nuovo approccio tecnologico alla coltivazione del riso, consente ai produttori di mettere in atto una nuova agricoltura di precisione, un passo in avanti davvero importante verso un’agricoltura moderna, che sfrutta l’innovazione digitale e che sarà in grado di portare benefici alla massa di vegetazione, al prodotto finito ed ai costi di produzione”.
L’azienda Ferrari, che ha già ottenuto la certificazione agroalimentare di Produzione Integrata, si è dotata di un capace impianto fotovoltaico per produrre in autonomia il 100% dell’energia di cui ha bisogno. “Nell’intento di modernizzare al massimo il processo produttivo – ha dichiarato ancora Carlo Ferrari – l’azienda ha puntualmente ricercato nuove tecniche d’avanguardia per un’agricoltura sostenibile che migliorasse ogni fase del ciclo produttivo ed al tempo stesso fosse di giovamento all’abbattimento dell’inquinamento ambientale”.
Cari amici, plaudo all’iniziativa di Carlo Ferrari, che mi onora della sua amicizia, e sono sempre più convinto che in futuro l’innovazione tecnologica la farà sempre più da padrone, con sicuri vantaggi sia nei costi di produzione che nella tutela dell’ambiente.
A domani.
Mario

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