martedì, giugno 23, 2020

DOPO I DECRETI SALVAITALIA, CURAITALIA E IL DECRETO RILANCIO, PER CERCARE DI SALVARE L’ITALIA DAL DISASTRO ECONOMICO, ORA ANCHE UN DECRETO PER L’EMERSIONE DEL LAVORO NERO.


Oristano 23 giugno 2020

Cari amici,

Credetemi, il mio carattere abbastanza scettico mi impedisce di essere sereno in un momento di così grande delicatezza per il nostro Paese. Preoccupazione che deriva sia per i serissimi problemi che affliggono la sanità, resi evidenti in modo drammatico dall’arrivo del Coronavirus, che per quelli conseguenti di natura economica, che stanno mettendo in grave pericolo la stabilità sociale, lavorativa e produttiva della nostra amata Italia. 
Seguo tutti i giorni con buona attenzione quanto giornalmente viene portato avanti da questo Governo, che purtroppo però, appare sotto molti aspetti poco consono a questa emergenza. Afflitto da una litigiosità continua, con vedute spesso addirittura opposte tra le diverse forze politiche della coalizione, questo Governo, mostra un comportamento confusionario, fatto di imperizia e approssimazione, cosa che crea pericolo e toglie spesso la necessaria serenità. Ai più il Paese appare spaccato in due parti, ognuna delle quali cerca, spesso in modo egoistico e con poca attenzione ai problemi generali del Paese, di portare l’acqua al proprio mulino a prescindere dall’interesse generale! In un’Italia così divisa e litigiosa, per ricucire il possibile si cerca ogni giorno di aggiungere una pezza ad uno “stivale” che, rammendo dietro rammendo, potrebbe poi fare acqua da tutte le parti.
In un momento così drammatico, con un’Europa “matrigna” che continua a consideraci il “Paese delle cicale”, oltre che patria di mafiosi e corrotti, trovare la quadra per uscire da una situazione che potrebbe portarci allo sfascio non è certo facile. In situazioni di questo tipo tutte le forze politiche (di qualsiasi colore) che siedono in Parlamento dovrebbero fare fronte comune per combattere al meglio la difficile battaglia, ma così purtroppo non è! 
Credo anche che la forte litigiosità in atto, derivi dall’anomala nascita dell’attuale Governo, formatosi unendo forze antitetiche che fino al giorno prima se le davano di santa ragione. Insomma, la convinzione è che farlo nascere sia stato un grosso sbaglio, tanto da far pensare ai più che sia nato solo per convenienza, per non dover lasciare in anticipo la poltrona, da parte di rappresentanti di alcune forze politiche, nella convinzione che tornando ad elezioni, non sarebbero stati rieletti! 
In questa caotica situazione si stanno sfornando decreti governativi a raffica, che, dichiarati “di emergenza”, stanno mettendo in sonno il Parlamento, esautorandolo dalla sua ordinaria funzione: quella di emanare leggi e decreti. Ho già parlato nei giorni scorsi dei Decreti “Salva Italia” e “Cura Italia”, corposi, in quanto contenenti provvedimenti per un ammontare di ben 55 miliardi di euro, ma finanziati in deficit e che porteranno il debito pubblico alla favolosa cifra del 160% per PIL. Come potremo, allora, far fronte a pagare tale immenso debito? Saranno certamente gli italiani a onorarlo, perché non ci regalerà niente nessuno! 
Oggi infine, amici, voglio parlarvi del Decreto Interministeriale del 1° giugno 2020, che ha previsto la possibilità per il datore di lavoro italiano o straniero di regolarizzare i lavoratori così detti “in nero”. Sarà possibile farlo dando vita ad un nuovo rapporto di lavoro subordinato, oppure dichiarandone uno irregolarmente instaurato, con cittadini italiani o stranieri presenti sul territorio nazionale prima dell'8 marzo 2020 (per gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 di chiedere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi). La sanatoria è stata voluta dal Governo come misura di contrasto al lavoro sommerso ed al fenomeno del caporalato.
I settori interessati dal provvedimento sono: a) agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse, b) assistenza alla persona per sé stessi o per componenti della propria famiglia, anche non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza, c) lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare. Secondo la stima, contenuta nella relazione tecnica del DL Rilancio, potrebbero essere circa 220 mila le domande di regolarizzazione di lavoratori stranieri, tra braccianti, badanti e colf, con un’entrata per le casse dello Stato di circa 94 milioni di euro.
Dal 1° giugno, dunque, grazie all’articolo n° 103 del Dl Rilancio è possibile avviare le procedure per regolarizzare i rapporti di lavoro domestico “fantasma”, sia nel caso dei cittadini extracomunitari “senza permesso di soggiorno”, che per colf, badanti e baby sitter italiane e comunitarie che prestano “servizio senza contratto”. Ora una domanda. Sarà conveniente quanto stabilito da questo provvedimento per i “datori di lavoro in nero”?
Per quanto riguarda i lavoratori irregolari extracomunitari la norma appare certamente a favore, non si discute, perché la convenienza sta nell’estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi relativi alle violazioni sull’utilizzo di manodopera irregolare; diversa considerazione, invece, va fatta nel caso si tratti di lavoratori italiani o comunitari, seppure in nero; i costi da sostenere per la regolarizzazione previsti dal Decreto sono, infatti, uguali o addirittura maggiori rispetto a quelli che si pagherebbero autodenunciando un rapporto di lavoro in qualsiasi momento dell’anno. La sanzione amministrativa della Direzione territoriale del lavoro va, infatti, da un minimo di 100 ad un massimo di 500 euro, a cui si aggiungerebbe anche una quota a copertura dell’omesso versamento pregresso ma non la maxi sanzione per lavoro nero come previsto in altri settori.
Cari amici, pezza dietro pezza, si cerca di trovare la quadra in quest’Italia sfilacciata e piena di toppe! Ma non sarà né semplice né facile! La speranza che ci rimane è che il virus, che pare si sia dato almeno per il momento una calmata, non riprenda a riempire gli ospedali a fine anno, perché altrimenti, sia dal punto di vista sanitario che economico, sarebbe la fine.
A domani.
Mario

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