mercoledì, gennaio 06, 2021

NUOVA VITA PER L'ASINARA, LA NOSTRA MERAVIGLIOSA ISOLA CHE, DOPO ESSERE DIVENTATA UN SUPERCARCERE, ORA FELICEMENTE RINASCE.



Oristano 6 gennaio 2021

Cari amici,

L’isola dell’Asinara per molti anni è stata sottratta alla visione e godimento della sua bellezza, sotto certi aspetti unica, per essere adibita a triste luogo di reclusione per detenuti, tra l’altro pure molto pericolosi. Sono stati anni bui, nei quali, interdetta anche alla vista delle sue coste, sempre pattugliate con rigore, ha vissuto in un limbo che certo la sua bellezza non meritava. Poi, finalmente il miracolo è avvenuto: dismessa come luogo di espiazione della pena, ora si prepara ad accogliere migliaia di turisti che potranno finalmente conoscerla e apprezzarla. L'Asinara, situata nel Nord Sardegna, posta fra il Mar di Sardegna a ovest, il Mare di Corsica a nord e l'omonimo golfo a est, fa parte del comune di Porto Torres, in provincia di Sassari. 

Quando l’Isola fu espropriata, vietata a tutti, persino ai suoi abitanti, per diventare un supercarcere, i residenti dovettero abbandonarla, trasferendosi nella vicina area sulla terraferma: a Stintino, che allora era una piccola frazione di Sassari (oggi è comune autonomo), ricreando così la Comunità cacciata dall'isola. Nel 1994, anno di chiusura della struttura carceraria, ed a seguito dell'approvazione della legge sui Parchi (la n. 394/91) l’Asinara è diventata Parco; il decreto ufficiale fu emanato il 28 novembre del 1997, anno in cui il carcere cessò ufficialmente (il 31 dicembre) la sua esistenza.

L’isola, a sentire i fortunati che finora l’hanno visitata, viene considerata una bellezza naturale straordinaria. L’Ente Parco, che ora la gestisce, cerca di creare le condizioni per un suo proficuo utilizzo, ed ha avvito le pratiche perché quello dell’Asinara possa diventare il primo parco in Sardegna certificato dalla Carta europea del turismo sostenibile di Europarc, l’associazione tedesca che opera a livello comunitario e raggruppa gran parte delle aree protette europee. Insomma l'Asinara potrebbe, finalmente, esprimere e regalare ai visitatori la vista e la fruizione di quel suo immenso, unico patrimonio naturale, tenuto nel limbo da decenni. Di recente è stato nell’isola anche Filippo Belisario, verificatore incaricato di Europarc, che, dopo il positivo sopralluogo effettuato, ha consentito di completare la pratica per la certificazione europea del Parco nazionale de L’Asinara, in quanto ritenuto consono a fornire un'ospitalità sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.

Finalmente dunque, con un grande sospiro di sollievo, l'isola posta nell'estrema propaggine Nord Occidentale della Sardegna riesce a cambiare pelle: da ex carcere di massima sicurezza ad albergo diffuso, attraverso la riqualificazione, la valorizzazione e il riutilizzo del patrimonio immobiliare esistente. Insomma, all’Ente Parco, già si lavora alacremente per la positiva trasformazione. Giovanni Piero Sanna, Direttore della Conservatoria delle coste, durante un webinar organizzato dal Parco col nucleo di ricerca sulla desertificazione dell'Università di Sassari, ha dichiarato: "Il nostro obiettivo principale è trasformare l’attuale piccolo borgo esistente in una super foresteria, partendo da Cala d'Oliva. Questo consentirà a visitatori un servizio di fruibilità turistica diffusa, utilizzabile da tutti i cittadini che vorranno prenotare, nei periodi che preferiscono, occupando i locali in condivisione o singolarmente".

Parole tanto attese, indubbiamente impegnative anche per la Regione, dalla quale dipende la Conservatoria e che di fatto è proprietaria di gran parte degli immobili; parole che hanno rianimato le speranze di veder compiuto un processo in transizione atteso da lustri. Per realizzare i primi 38 alloggi (nell'ex direzione carceraria di Cala d'Oliva) si stanno già utilizzando gli 800 mila euro disponibili, ma l’idea vincente è quella di dare una seconda vita all'intero borgo. Molto dipenderà dai necessari sopralluoghi previsti su tutti gli immobili, verifica che dovrà accertare la fattibilità di poter garantire luce, acqua e abitabilità alle strutture ricettive predisposte, che dovranno essere in grado di supportare le tante azioni di animazione turistica e ambientale contenute nel piano al vaglio di Europarc.

La Commissaria straordinaria del Parco, Gabriela Scanu ha così espresso la sua opinione sull’operazione: "È certamente, quello che ho visto, un ottimo segnale: la volontà della Conservatoria e della politica regionale in realtà vanno nella nostra stessa direzione. Manifestare questa volontà sottintende piena consapevolezza di quel che c'è da fare per creare un contesto turistico di qualità, con complessi interventi strutturali in tema di acqua, energia e quant'altro". L'Asinara merita quanto prima una riqualificazione che la tolga dal limbo in cui da anni vive!

Anche il Direttore del Parco, Vittorio Gazale, afferma: "l'albergo diffuso a Cala d'Oliva è nel piano del Parco ed è un'indicazione vincolante; ma soprattutto, nel borgo, c'è già tutto: le strutture ricettive, una chiesa, una piazzetta, un cinema, una pizzeria e uno spaccio. Così prosegue il percorso intrapreso con la funzionalizzazione turistica di caserme e ostelli". Gabriela Scanu, afferma con grande soddisfazione: “siamo pronti per lavorare insieme a chiunque voglia puntare sull'Asinara".

Cari amici, il percorso di recupero avviato per la valorizzazione de l’Asinara è da apprezzare, senza sé e senza ma! Viva la riqualificazione del territorio della Sardegna, da tempo vilipeso e trascurato, viva la concreta valorizzazione della bella isola de l’Asinara, dove la flora e la fauna sono rimaste quelle di una volta…compresi gli asinelli bianchi!

A domani.

Mario
L'Asinara, baia cala d'Oliva

martedì, gennaio 05, 2021

LA BREXIT CANCELLA ERASMUS. LA GRANDE DELUSIONE DELL’EUROPA E DEGLI STUDENTI. CHE SUCCEDERÀ ORA?


Oristano 5 gennaio 2021

Cari amici,

Sono ancora tanti i dubbi e le problematiche derivanti dall’ufficiale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. A parte tutta un serie di risvolti legati al commercio ed agli eventuali dazi, alla necessità del passaporto per chi vuole andare in Inghilterra, in quanto il Paese ormai non fa più parte dell’UE, una delle brutte sorprese dell’accordo appena siglato per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea è stato l’annuncio che Londra poneva fine alla partecipazione al fortunato programma “ERASMUS+”, quel consolidato progetto per l’acculturamento degli studenti universitari in tutta Europa.

Già nel gennaio di quest’anno si erano intravviste le prime avvisaglie: il Parlamento britannico aveva votato per un eventuale ritiro del Regno Unito dal programma Erasmus dopo la Brexit. Il sottosegretario all’Istruzione e l’Università britannico, Chris Skidmore, si era subito preoccupato (cercando di correre ai ripari) dichiarando che la partecipazione del Regno Unito ad Erasmus+ avrebbe fatto parte «dei futuri negoziati con l’Unione europea», aggiungendo anche: «Diamo grande valore agli scambi internazionali tra studenti». In questi ultimi giorni invece è arrivata la stoccata finale: dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto tra le parti, il capo negoziatore UE, Michel Barnier, ha dichiarato che il Regno Unito non intendeva più partecipare al programma Erasmus. Per il momento non è ancora chiaro cosa succederà agli studenti europei che vorranno studiare nel Regno Unito a partire dal 2021. Il Premier Johnson, intervistato ha ammesso che era stata «Una decisione difficile», e che Lui nel gennaio scorso si era speso davanti al suo Parlamento (già allora dubbioso) in favore della continuazione del programma per i giovani dell’Unione Europea.

Erasmus+ è l’ultima versione del programma nato più di 30 anni fa; esso prevede esperienze di scambio e opportunità di lavoro effettuate attraverso il co-finanziamento europeo, e che fino ad oggi ha coinvolto complessivamente circa 9 milioni di studenti. Nel bilancio ERASMUS 2021-2027 è stato finanziato un budget che sfiora i 15 miliardi di euro. Ogni anno circa 17 mila studenti della Gran Bretagna partecipavano al programma Erasmus+, mentre sono quasi il doppio (32 mila) i cittadini dell’Unione Europea che partivano verso il Regno Unito, su un totale di circa 200 mila studenti che usufruiscono dei fondi UE per lo scambio. Coloro che al 31 dicembre stanno svolgendo il programma continueranno a farlo con le sovvenzioni europee fino alla scadenza del loro periodo di soggiorno nell’Università ospitante.

Indubbiamente sull’uscita dal programma della Gran Bretagna, la principale ragione (poco importa se ufficiale o meno) è senz’altro di natura economica: il programma è estremamente costoso e la Commissione europea non ha accettato di fare sconti ai negoziatori britannici, come hanno spiegato fonti del Governo di Londra. Ma non solo. Nonostante fosse dato per scontato che lo scambio universitario tra studenti europei e la Gran Bretagna potesse e dovesse continuare, a Londra già da mesi i conservatori avevano cominciato a proporre un programma «globale» per la mobilità degli studenti, che consentisse agli universitari inglesi di fare scambi privilegiati anche con le altre università del mondo, secondo lo schema della «Global Britain» sponsorizzato da Boris Johnson.

È stato proprio lo stesso Johnson ad annunciare, contestualmente all’uscita dall’Erasmus, la nascita di un progetto alternativo, «Turing scheme», intitolato ad Alan Turing, il famoso e sfortunato matematico inglese che riuscì a decifrare la crittografia dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il programma, di cui non si conoscono i dettagli e che sembra ancora tutto da costruire, «permetterà - ha detto il Premier - agli studenti inglesi di studiare nelle migliori università del mondo». Purtroppo, però, ad essere impensierita dall’abbandono del programma Erasmus+ non è solo l’UE, ma c'è da dire che non pochi malumori covano pure in Gran Bretagna.

Per esempio, la Premier scozzese Nicola Sturgeon ha parlato di «vandalismo culturale da parte del Governo inglese», mentre il Governo di Dublino ha annunciato che finanzierà con due milioni di euro i progetti di scambio europeo degli studenti dell’Irlanda del Nord. Anche la direttrice di Universities UK International, Vivienne Stern, ha definito «deludente ma non sorprendente» l’addio al programma europeo e ha chiesto al Governo chiarezza sul «Turing scheme», insistendo perché «sia ambizioso e completamente finanziato e che continui a consentire come ha fatto l’Erasmus agli studenti britannici di andare in tutto il mondo».

Per quanto riguarda invece le borse europee per la ricerca, le ambitissime Erc grants, la Gran Bretagna, ha spiegato Johnson, continuerà a permettere ai suoi ricercatori di partecipare al programma, che prevede attraverso il programma Horizon Europe la spesa di 95.5 miliardi per gli anni 2021-2027. Tuttavia per il momento non è chiaro quali saranno i termini per la partecipazione dei britannici alla selezione delle borse: la speranza nel mondo universitario anglosassone è che il Regno Unito assuma lo status di «Paese associato» come lo sono già la Svizzera, la Norvegia e ben 14 Paesi che non fanno parte dell’Unione, per quanto riguarda il programma Horizon 2020, già in vigore.

Cari amici, difficile conoscere a fondo cosa succederà realmente in tutti i campi (dall’economia all’ecologia), con l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, ma già sapere che nel campo della cultura viene gettato via quello scambio "fra culture" fra i giovani di tutta Europa, mi dà una serissima preoccupazione…

A domani.

Mario

lunedì, gennaio 04, 2021

CREATO UN CEMENTO DAVVERO SPECIALE: SI AUTO-ILLUMINA AL BUIO ED È ANCHE ECOLOGICO. LA SCOPERTA FATTA DAGLI SCIENZIATI DELL’UNIVERSITÀ DI SAN NICOLAS HIDALGO A MICHOACAN (UMSNH) IN MESSICO.


Oristano 4 gennaio 2021

Cari amici,

Sembra incredibile, ma a volte certe cose strabilianti succedono! Di recente dei ricercatori dell’Università di San Nicolas Hidalgo a Michoacan (UMSNH) in Messico, mentre cercavano di eliminare la formazione di cristalli dalla pasta cementizia, sono riusciti a creare un cemento particolare, ad emissione luminosa, in grado di mantenere questa funzione per “centinaia di anni”; questo cemento assorbe l'energia solare durante il giorno e la restituisce sotto forma di luce la notte!

Questo nuovo materiale risulta utilissimo nella pavimentazione di strade, piazze, giardini, percorsi ciclopedonali e spazi condominiali, oltre ad avere anche altre ottime virtù. È infatti un materiale in grado anche di drenare l'acqua, di abbassare la temperatura e pure di favorire una più rapida decomposizione degli inquinanti. Insomma, una invenzione davvero rivoluzionaria, dato che questo nuovo materiale, una volta prodotto industrialmente e divenuto un prodotto affidabile dal punto di vista commerciale, permetterebbe di creare strade, autostrade, piste ciclabili e persino edifici, in grado nelle ore notturne o con poca luce di auto illuminarsi. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

Il professor Jose Carlos Rubio, capo del progetto di ricerca, in una delle numerose interviste rilasciate ha così commentato: “Nove anni fa, quando ho iniziato il progetto, ho capito che c’era nulla di simile in tutto il mondo, e così ho iniziato a lavorare su di esso. Il problema principale è dato dal fatto che il cemento è un corpo opaco, che non consente il passaggio della luce al suo interno”. Da qui è partito tutto. Poiché durante l’indurimento della pasta cementizia si formano in maniera graduale geli e cristalli di silicati e alluminati di calcio idrato, gli scienziati messicani hanno operato modificando la microstruttura del cemento, al fine di eliminare i cristalli e renderlo completamente gel; poi, con l’aggiunta di polimeri misti con proprietà luminescenti (ovvero in grado di assorbire l’energia solare), questo prodotto restituisce all’ambiente l’energia solare acquisita, sotto forma di luce.

Amici, una scoperta davvero straordinaria questo cemento ad emissione luminosa, che, se confrontato con le attuali altre realizzazioni con vernici fosforescenti, ne esce vincitore alla grande. Il professor Rubio ha sottolineato che la maggior parte dei materiali fosforescenti sono fatti di plastica e hanno una media di 3 anni di vita, in quanto col tempo vengono degradati dai raggi UV, mentre il nuovo cemento luminoso è in grado di resistere al sole senza problemi ed ha una durata stimata in circa 100 anni: un secolo! Anche sulla prestazione luminosa questo cemento è in grado di sbaragliare i suoi concorrenti (o simili): Photoluminescent, per esempio, il pavimento luminoso della Decking Quartz, è in grado di restituire 5 ore di luce, mentre il nuovo prodotto cementizio di ore ne restituisce circa 12.

E non è tutto amici, perché, come affermano gli scienziati che lo hanno inventato, questo nuovo cemento è anche ecologico, in quanto è costituito unicamente da sabbia e argilla, rilasciando, come unico residuo, il vapore acqueo. Gli studi attuali hanno realizzato un cemento con due diverse emissioni luminose: una di colore blu e l’altra verde; inoltre l’intensità della luce può essere anche regolata, per evitare che possa risultare fastidiosa per chi guida. Ora, dopo la scoperta, si stanno ricercando le soluzioni migliori per avviare le attività di produzione e della successiva commercializzazione.

Cari amici, la particolare caratteristica di durata nel tempo di questo nuovo prodotto, a cui si deve aggiungere anche un minor costo di manutenzione, nettamente inferiore rispetto a quello di altri materiali, fa ben sperare anche dal punto di vista ecologico; fa presupporre un minor consumo di risorse non rinnovabili, contribuendo così anche a non impoverire gli ecosistemi e a ridurre le emissioni associate alle costruzioni. Il calcestruzzo, a detta degli esperti, è una delle soluzioni da adottare per costruire un futuro a emissioni zero per l’Italia e l’Europa. Un cemento più sostenibile per strade e gallerie, come quello di cui parliamo e che si illumina di notte, potrebbe togliere dalla circolazione 140.000 automobili ogni anno, pari alle emissioni che in 20 anni potrebbe assorbire un’area verde estesa come 6 volte Parco Sempione a Milano.

Che dire, amici, ogni scoperta che porta a risparmi nell’inquinamento, che consente miglioramenti della nostra vita senza avvelenare il pianeta, credo sia da apprezzare e ovviamente da mettere quanto prima in pratica.

A domani.

Mario

domenica, gennaio 03, 2021

LA PROSSIMA RIVOLUZIONE DI FACEBOOK: FORNIRE “PLLOLE INFORMATIVE” USANDO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. I LIBRI DIVENTERANNO INUTILI?


Oristano 3 gennaio 2021

Cari amici,

La notizia era nell’aria da un po’ ma ora è stata praticamente ufficializzata: L’azienda di Mark Zuckerberg sta investendo in una serie tecnologie che vanno ben oltre l’ambito dei social network, puntando sull’Intelligenza artificiale. Zuckerberg, con la sua mente super avveniristica, vorrebbe sfruttare le nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, per modificare in modo sostanziale il modo con cui oggi ci si accultura, ovvero studiando sui libri. Tutto questo in futuro avverrà acquisendo i dati dalle news, già sintetizzati in un pacchetto, e, in questo modo, i libri serviranno sempre di meno.

Secondo il concetto di Mark Zuckerberg, gli utenti di Facebook avrebbero la possibilità di acculturarsi, di accedere al sapere, senza passare tante ore sui libri, ma usufruendo di “pillole informative” capaci di istruirlo senza perdere tempo prezioso, addirittura senza sfogliare corpose pagine, ma usufruendo addirittura anche di sintesi vocali dell’argomento. L’astuta mossa del colosso americano rappresenterebbe, dunque, una grande innovazione culturale, un nuovo, innovativo capitolo culturale calato nel mondo dei social, capace di approfondire la conoscenza nel mondo delle news.

Tempo prima il Patron del gigante americano dei social fece sostanziose offerte da milioni di dollari agli editori per poter usare i loro contenuti, ma senza ottenere il successo sperato. Certo, la “posta culturale” in gioco va ben oltre la semplice pubblicazione delle notizie, in quanto riguarda soprattutto la gestione del rapporto con il lettore/utente. Una gestione intesa soprattutto come raccolta di dati personali dell’utente, che sono il nuovo petrolio dell’economia digitale. La negazione da parte degli editori all’uso nei social delle “sintesi” dei contenuti delle loro pubblicazioni, credo che sia giustificata dal fatto che le sintesi fatte sono spesso approssimative e mal traducono il pensiero di un qualsiasi autore, che non può certo essere sintetizzato in 4 battute! Il problema, a ben pensare, in realtà è più serio di quanto appaia in superficie!

La cruda realtà è che purtroppo nell’attuale mondo informatizzato, viene dedicato sempre meno tempo alla lettura e all’approfondimento, limitandosi all’essenziale, quello che appare in superficie. Ricorrere all’intelligenza artificiale, tra l’altro, sta diventando un pericolosissimo killer dell’intelligenza umana, peggiorando ulteriormente le cose. Facebook ora, cavalcando questo travaso e ponendosi al servizio dell’intelligenza artificiale, avvia un processo pericoloso, che farà regredire ulteriormente quella umana. Un mondo dove l’informazione si apprende da una sintesi computerizzata, scritta o ascoltata sinteticamente con un dispositivo vocale, se da una parte costituisce un grande risparmio di tempo (risorsa sempre più rara nella società contemporanea), distrugge la vera formazione culturale dell’individuo. Eppure questo acculturamento superficiale risulta già in essere: servizi di tipo sintetico, forniti dall’intelligenza artificiale sono già da tempo disponibili, con audiolibri e programmi di sintesi sui social, che ben ricordano i vecchi “Bignami scolastici” di una volta, molto in uso nel secolo scorso.

Che il futuro ci avrebbe riservato sorprese di questo tipo, in realtà qualcuno lo aveva lucidamente già previsto nella prima metà del secolo scorso. Nel 1953 Ray Bradbury nel romanzo di fantascienza Fahrenheit 451 profetizzò un comportamento simile. Nel romanzo, una squadra di vigili del fuoco si muove non per spegnere i soliti incendi, ma per bruciare cataste di libri, in quanto diventati ormai inutili. Nel film, grande esempio di lungimiranza, alla fine sono gli stessi cittadini, plagiati a dovere, a considerare i libri e i giornali assolutamente inutili, al punto che le pubblicazioni scritte vengono bruciate da parte delle autorità nell'assoluta indifferenza generale.

Nessuna differenza, dunque, tra la mossa di Mark Zuckerberg di affidare all'intelligenza artificiale la creazione di pillole informative, e quanto teorizzato dal film di Ray Bradbury nel 1953! Il futuro, a mio avviso, sarà davvero triste, con l’uomo sempre meno acculturato, in quanto incapace di dedicare del tempo a leggere un testo scritto, succube dell'intelligenza artificiale che deciderà per lui quali "pillole informative" gli devono essere propinate! Sarà così robot-dipendente, da ingurgitare ogni giorno ‘quali e quante’ sintetiche notizie devono entrare dentro la sua "pillola informativa”, fornitagli dai social network.

A dare in pasto agli americani la notizia della nuova iniziativa presa da Facebook è stato BuzzFeed (BuzzFeed è un sito web d'informazione gestito dall'omonima società statunitense che distribuisce articoli attinti dalla rete internet). Secondo BuzzFeed sarebbe stato il direttore tecnico di FB, Mike Schroepfer, ad illustrare il progetto nel corso di una riunione aziendale. BuzzFeed (che avrebbe ascoltato la registrazione audio della riunione) ha fornito anche notizie su altri progetti rivoluzionari sui quali starebbe lavorando l'azienda creata e guidata da Mark Zuckerberg. Il primo riguarda un traduttore universale, il secondo un social network in realtà virtuale chiamato Horizon, popolato da avatar e il terzo (quello più rivoluzionario di tutti) un sensore neurale in grado di leggere e tradurre in azione i comandi impartiti con la mente. Una sfida grandiosa, dunque, lanciata a Elon Musk (già al lavoro per la realizzazione del suo Neuralink) in quella che potrebbe diventare la tecnologia più importante (e spaventosa) del prossimo secolo.

Amici, non ho parole per commentare ulteriormente…

A domani.

Mario

sabato, gennaio 02, 2021

REGIONE SARDEGNA E CONTRIBUTI ALLA CULTURA. LO SFOGO DI PAOLO FRESU SULLA STORIA DEI CONTRIBUTI EROGATI NON PER MERITO MA CON IL “CLICK DAY”, OVVERO SEGUENDO L’ORDINE D’ARRIVO.


Oristano 2 gennaio 2021

Cari amici,

Credo che in Sardegna tutti conoscano Paolo Fresu e ne apprezzino non solo le capacità musicali personali, ma anche quelle di calamitare ogni anno in Sardegna con il Festival “Time in Jazz” un notevole incremento turistico. La Regione Sardegna da tempo cerca di agevolare gli sforzi fatti in campo culturale dai diversi operatori nei vari settori, privilegiando i più capaci e i più meritevoli, con l’erogazione di contributi che consentono ai vari gruppi di affrontare al meglio la permanenza sul mercato. Finora almeno è stato così, ma quest’anno qualcosa è cambiato: si è evitato di applicare la regola del merito e delle capacità, privilegiando invece “la sorte”, tipo lotteria: chi prima arriva, prima piglia e chi tardi arriva male alloggia!

Si amici, di recente proprio Paolo Fresu, si è sfogato sulla sua pagina Facebook, lamentandosi per l'esclusione del suo Festival Time in Jazz dai finanziamenti della Regione Sarda, per l'assurdità delle nuove regole applicate. Nel suo sfogo ha definito “una vera e propria beffa” la nuova regolamentazione di concessione che, anziché applicare, in particolare per gli eventi di grande interesse turistico, dello spettacolo e della cultura, la regola della “qualità”, ha preferito affidarsi alla classica lotteria del ‘chi prima arriva prima incassa’! Una feroce gara online sulla velocità di chi riesce a fare clic prima degli altri, e, a prescindere dal merito, in questo modo si porta a casa il "malloppo". Incredibile ma vero!

Comprensibile e durissimo l'amaro sfogo di Paolo Fresu, uno dei più grandi trombettisti jazz al mondo nonché fondatore e anima di "Time in Jazz", un Festival che ogni anno è in grado di richiamare in Gallura i più grandi jazzisti operanti nel mondo. La Legge Regionale che concede i finanziamenti in questo settore, fino allo scorso anno supportava i grandi eventi dello spettacolo a fronte di un accertato punteggio di merito, mentre quest’anno la gara di partecipazione è stata aperta a tutti, con la logica del “CLICK DAY”, un procedimento deplorevole che non tiene conto del merito e delle capacità. Il risultato è stato un “bando a sportello”, del quale fruiranno 22 soggetti su 164 per un totale di € 750.000 (settecentocinquantamila), denari concessi a chi ha “depositato prima” la richiesta, cliccando più velocemente degli altri, senza tenere conto, dunque, di nessuna valutazione di merito.

Con questa procedura è risultato escluso dal finanziamento il Festival TIME IN JAZZ, nonostante le promesse fatte in precedenza dall’ Assessorato al Turismo e tra l’altro in un momento così difficile. La richiesta inoltrata è finita in posizione 50, nonostante fosse stata depositata on line alle ore 08.00.04, quattro secondi dopo l’apertura del bando! Uno smacco che avrà pesanti ripercussioni economiche, perché i € 60.000 (sessantamila) che a quanto pare erano stati promessi non arriveranno. Non bastavano gli altri problemi, in quest’anno 2020 già di per sé terribile per molti altri aspetti, e la manca concessione creerà seri problemi al già magro bilancio, mettendo addirittura in forse la programmazione del 2021.

Cari amici, allo sfogo di Paolo Fresu hanno risposto in tanti, quelli che conoscono bene le sue capacità e il suo valore, come Anthony Muroni, che il 5 dicembre sulla sua pagina Facebook ha riportato alcune parti dell’intervista fatta a Paolo Fresu, incentrata proprio sulla questione del clic day sull’erogazione dei fondi regionali per i festival. Ecco quanto riporta Muroni delle dichiarazioni di Fresu.  “…Quando ad aprile, in pieno lockdown, abbiamo presentato il programma del festival, dando un segnale coraggioso di ripartenza, abbiamo avuto dalla Giunta un riscontro positivo, concretizzatosi in una delibera del 7 agosto (due giorni prima di Time in Jazz) che stabiliva un iter più semplice e la sospensione del meccanismo dello sportello... poi una delibera del 25 settembre - a Time in jazz chiuso - in cui clamorosamente si torna allo sportello, dopo che noi ci eravamo esposti finanziariamente”.

Muroni poi così commenta lo sfogo di Fresu: ““Se le cose sono andate così è veramente difficile dare torto a Paolo Fresu. Su L’Unione, l’Assessore dà la colpa allo Smart working: “Gli uffici non erano in grado di disporre e valutare graduatorie di merito”. Io non li sopporto, i bandi a sportello e credo che l’Assessorato male non farebbe, a ripensarci””. Amici miei, che con costanza tutti i giorni mi leggete (spero con piacere), non pensate anche Voi che dare i soldi pubblici come alla lotteria, senza una preventiva valutazione di merito, sia una vera e propria bruttura che amareggia un po' tutti? Meditate, gente che abbiamo mandato a governarci, meditate!

A domani.

Mario

venerdì, gennaio 01, 2021

CENONI E ABBUFFATE: NON GETTIAMO VIA IL CIBO AVANZATO, MA INIZIAMO L’ANNO SENZA INUTILI SPRECHI…


Oristano 1° gennaio 2021

Cari amici,

Voglio iniziare i post di quest'anno parlando seriamente di "Riciclo", nella logia di evitare nella maniera migliore possibile lo spreco, che invece continua stupidamente ed essere praticato. Certo, ci siamo lasciati alle spalle un anno tremendo, gravati da problematiche serissime, patemi d’animo, insicurezza verso il futuro e tanta, tanta paura; non siamo ancora usciti dal guado, ma alla fine del tunnel si intravede almeno un po’ di luce, quella della speranza di una ripresa che non tardi ad arrivare, dopo che questo terribile Coronavirus sarà finalmente sotto controllo. In queste festività di fine anno, in gran parte passate in tristezza e solitudine, abbiamo sicuramente mangiato più del solito, preparato tavolate che avrebbero potuto soddisfare l’appetito del triplo delle persone presenti, e poi ci siamo ritrovati con una montagna di cibo avanzato. Che fare? Sicuramente l’opzione più sbagliata è quella di gettare via tutto quel ben di Dio, scaricandolo in pattumiera!

Amici, in periodi come quello che stiamo attraversando, nel quale molte famiglie non riescono a rimediare con facilità il pranzo con la cena, gli sprechi debbono essere assolutamente eliminati. Se abitiamo in zone dove più o meno tutti si conoscono, possiamo certamente dare una mano a chi ha bisogno, così come, chi abita in città, può sostenere nei modi che riterrà più opportuni, le associazioni che si occupano delle persone più fragili e bisognose, come ad esempio le Caritas, religiose o laiche che siano. In ogni caso, comunque, ciò che è abbondantemente avanzato nelle nostre tavole, deve essere assolutamente recuperato e non gettato via come un rifiuto. Ecco allora alcune “ricette di riciclo”, che possono consentire alla padrona di casa di recuperare sapientemente il cibo avanzato delle feste.

La prima cosa da fare è selezionare quale cibo è da conservare (in freezer) e quale quello da riutilizzare subito (mettendolo in frigo), magari variando la ricetta originaria con l’aggiunta di altri componenti, creando così nuovi piatti. Si, amici, la “trasformazione” degli avanzi in nuovi piatti, con la cosiddetta cucina del giorno dopo, è quella più alla portata di mano, consentendo anche un certo ‘riposo’ dal cucinare per la padrona di casa. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille (stufato di ortaggi, tipico della cucina francese).

La carne o il pesce avanzati, possono diventare dunque un ottimo polpettone, mentre se avete fatto degli arrosti in abbondanza potete, recuperando la polpa, sminuzzarla e con l’aggiunta del formaggio o della mortadella (per insaporire la carne), trasformare gli avanzi degli arrosti in degli ottimi agnolotti o degli ottimi ravioli. Il bello di questa ricetta è che, se non li consumate subito, potrete congelare i ravioli o gli agnolotti ottenuti e cuocerli ancora congelati direttamente in acqua bollente (avrete circa 6 mesi di tempo per tenerli conservati).

Quanto alla frutta secca avanzata, questa può essere facilmente caramellata, diventando così un eccellente “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme, per esempio creando un ottimo e infallibile tiramisù! In modo più semplice, tagliati a tocchetti, possono sostituire i classici biscotti nella colazione del mattino.

Che dire poi delle bottiglie di spumante rimaste aperte e che corrono il rischio di svaporarsi? Niente paura, gli avanzi di spumante possono essere usati per confezionare un ottimo risotto allo spumante! E il cotechino? È questo un avanzo classico delle feste, cucinato con le lenticchie, che per tradizione non può mancare sulle tavole del cenone, ma arrivando in coda alla cena di solito si assaggia o addirittura viene completamente ignorato. Anche in questo caso si può dare una nuova forma più gustosa e invogliante a questi due ingredienti, trasformando questi avanzi in un gustoso risotto! Le lenticchie, inoltre, sono ottime anche trasformate in gustose polpette, semplici da realizzare, che possono essere cucinate subito oppure congelate e servite in un secondo momento, dopo essere state scongelate.

Cari amici, riciclare il cibo credo sia un dovere irrinunciabile di tutti noi, perché gli sprechi sono un insulto a chi, purtroppo ha problemi anche a mangiare il necessario. Ricordiamoci poi che, per una migliore conservazione, sia in frigo che nel congelatore, è meglio dividere già il cibo in monoporzioni. Per scongelare quanto conservato si può utilizzare il forno a microonde o il vapore di una pentola piena di acqua calda, ma la soluzione migliore, anche se più lenta, è quella di utilizzare il frigo, dove il passaggio di temperatura è più costante. Una volta scongelate, le pietanze vanno consumate entro 24 ore e non possono essere congelate nuovamente. Allo stesso modo il cibo avanzato non va riscaldato più di una volta. Quando vanno messi sui fornelli, minestre, sughi e salse del giorno prima vanno fatte bollire mentre per gli altri piatti si consiglia comunque di portare la temperatura sopra i 70 gradi.

Quelli che ho riportato, amici, Sono solo alcuni dei consigli per riutilizzare il cibo avanzato, solitamente abbondante in questi pasti di fine anno. Tutti siamo tenuti a evitare gli sprechi, perché dobbiamo acquisire una rinnovata sensibilità verso la Comunità; facciamo dunque riemergere la tradizionale cultura (purtroppo oggi trascurata) che era dei nostri nonni: quella di non buttare via (quasi) nulla.

A domani.

Mario