Oristano 5 agosto 2025
Cari amici,
«L’AMAZZONIA è
in pericolo: siamo noi a doverla salvare». Questo il forte grido
d’allarme lanciato da Emanuela Evangelista, biologa della conservazione ed
attivista ambientale, riferendosi alla continua depredazione della “Foresta Amazzonica”, dopo
l’uscita del documentario Missione Amazzonia. Questo reportage, successivo al
viaggio d’osservazione e di studio sugli effetti del cambiamento climatico,
condotto nel 2024 durante la più grave siccità che l’Amazzonia avesse mai
registrato, era stato ideato ed organizzato da AMAZÔNIA ETS, l’Organizzazione
di cui Emanuela è Presidente.
Questa biologa è
impegnata da più di vent’anni nella tutela della biodiversità e delle
popolazioni tradizionali della più vasta foresta tropicale del pianeta. Dal
2013 Emanuela vive nel villaggio di Xixuaú, nel cuore della foresta amazzonica,
insieme a una piccola comunità di famiglie locali che abitano in palafitte
circondate dalla foresta primaria incontaminata. Persona colta e
straordinariamente attiva, Emanuela, che è Ufficiale dell’Ordine al Merito
della Repubblica Italiana, vincitrice della seconda edizione di Campiello
Natura, col libro "Amazzonia, una vita nel cuore della foresta) e membro della Species Survival Commission della IUCN, lavora con tanto
impegno in questo particolarissimo luogo, e i risultati delle sue ricerche
hanno addirittura contribuito alla creazione del Parco Nazionale dello
Jauaperi, salvaguardando ben 600.000 ettari di foresta intatta!
Come scrive Mattia
Caneppele, giornalista ed ecologista di Trento, che ha avuto modo di
intervistare Emanuela Evangelista, l’amore per l’Amazzonia della grande biologa
è nato circa venticinque anni fa. All’epoca stava svolgendo una ricerca sulla
lontra gigante, specie presente nel bacino amazzonico e a rischio d’estinzione
a causa della caccia per la pelliccia e della distruzione del proprio habitat.
Successivamente l’amore per l’Amazzonia si ampliò, andando oltre il semplice
interesse per l’ambiente, ma includendo anche la salvaguardia dello stile di
vita delle popolazioni locali. Amici, per Emanuela
l’Amazzonia è una parte del mondo “essenziale per la sopravvivenza del
pianeta”. La sua struttura complessa e allo stesso tempo armonica è unica:
introvabile nel resto del mondo! È un mix di rara bellezza e di meraviglioso silenzio
naturale, i cui suoni producono una melodia unica, lontana dai frastuoni
metallici della società civile. In questo modo è prima nato e poi cresciuto
l’amore di Emanuela per l’Amazzonia. Così, Lei ha sentito la necessità di
andarci a vivere, di cercare di appartenere
a quel mondo che sentiva sempre più suo.
Qui, la popolazione
nativa l’ha subito ben accolta: all’inizio era osservata con curiosità, poi
lentamente si è creato un legame forte, fatto di accoglienza e di fiducia, che
le ha consentito di entrare a pieno titolo come parte della famiglia. Nella
foresta Emanuela ha trovato il desiato rapporto non mediato con la natura: un rapporto
che all’inizio terrorizza ma poi affascina, e chiama fortemente a sé. Ha così
maturato quel “processo di indigenizzazione”, che la faceva sentire sempre più
parte di quell’ambiente: parte sia della flora che della fauna che la
circondava, un unicum diventato parte di se.
Per Emanuela, imparare a vivere
in una socialità arcaica è stata una scoperta meravigliosa. Si è resa conto
dell’importanza degli abitatori della foresta, che nel tempo hanno consentito
di mantenere la foresta intatta, anche se non totalmente integra. Certo, la
foresta è stata lentamente modificata dalle popolazioni indigene insediate in
Amazzonia tra i 12.500 ed i 20.000 anni fa, ma creando aree d’occupazione non
invasive, sempre rispettose per l’ambiente, non certo con occupazioni violente,
simili alle nostre. Per questo il loro modo naturale di vivere dev’essere
assunto a modello: essi non vedono la natura come un ostacolo da sopraffare, ma
come un compagno con cui percorrere il proprio cammino. Questo modello etico
d’occupazione del pianeta può essere di grande aiuto per la sua e la nostra
sopravvivenza. Quanto allo stato attuale
di salute della foresta pluviale, Emanuela ha dichiarato che è in forte
pericolo. «È in uno stato precario, – ha detto - la deforestazione si
accumula: il tasso annuale di deforestazione continua: in Brasile siamo passati
da 20.000 chilometri quadrati deforestati nel 2024, ai 4.000 attuali, ma questi
dati vanno a sommarsi alla deforestazione cumulativa che, dagli anni ‘70 ad
oggi, ha portato ad una riduzione della Foresta Amazzonica pari al 18%. Questo
è un dato allarmante: secondo la Comunità scientifica, quando si raggiungerà il
20% di foresta pluviale andata perduta, scatterà il punto di non ritorno! »
Poi ha così continuato: «A
quel punto si sarà messo in moto un processo irreversibile, che causerà la
trasformazione dell’ecosistema dalla foresta pluviale, tropicale ed umida, ad
una foresta arida, povera di biodiversità e simile ad una savana. Non abbiamo
molto tempo: ci restano 15 anni, 30 al massimo per invertire questo trend.
Questa progressiva morte della foresta è già visibile nelle regioni
dell’Amazzonia fortemente antropizzate dove gli alberi madre, incaricati della
sopravvivenza della biodiversità, muoiono. La progressiva morte dell’ecosistema
sta già portando alla sua sostituzione con la savana. La lotta per la salvezza
dell’Amazzonia è una delle sfide più importanti del nostro secolo: se
l’Amazzonia dovesse collassare, ci aspettiamo l’emissione in atmosfera di una
quantità così grande di CO2 che equivarrebbe a otto anni d’emissione attuali.
Questo comporterebbe la sconfitta nella lotta al cambiamento climatico e la
scomparsa della specie umana! L’homo sapiens ha bisogno d’una certa temperatura
per sopravvivere su questo Pianeta, le condizioni che s’andrebbero a creare con
la perdita del polmone verde della Terra, porterebbero a situazioni in cui
sarebbe impossibile evitare la nostra estinzione».
Cari amici, credo che le lucide analisi di
Emanuela Evangelista siano terribilmente vere! Senza interventi seri, globali,
da parte dei Grandi Paesi del mondo, credo che il nostro pianeta sia in serio
pericolo!
A domani.
Mario
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