Oristano 25 agosto 2025
Cari amici,
Nel passato, quando
superato un concorso si entrava in azienda, questo lavoro durava tutta la vita
lavorativa, restando “dipendenti” di quell’azienda fino al collocamento in
pensione. Erano altri tempi, perché oggi, nel panorama professionale contemporaneo,
la mobilità lavorativa è diventata una realtà sempre più diffusa. Oggi,
cambiare lavoro è praticamente una necessità, derivante dalle trasformazioni del mercato e dall’evoluzione tecnologica, oltre che dalle rinnovate esigenze personali di concreta
realizzazione e appagamento personale, in quanto "il cambio" risulta essere una nuova fonte di serenità e di
benessere.
Tuttavia, nonostante queste
concrete esigenze, l’idea di cambiare lavoro è sempre una decisione che nel lavoratore
crea ansia e stress, in quanto "il cambio" lo sottopone ad un carico emotivo significativo: è l'ansia che deriva dal pericolo creato dall’ignoto, costituito dal nuovo lavoro, dal nuovo ambiente, dalla necessità
di stabilire nuove relazioni professionali soddisfacenti, oltre che dalle
preoccupazioni di natura economica. Cambiare lavoro, insomma, è visto dal
nostro cervello come “un salto nel vuoto”, perché la nostra mente è
programmata per cercare stabilità, per cui quando ci troviamo di fronte a
situazioni nuove e potenzialmente rischiose, il nostro sistema nervoso reagisce
andando in panico.
È proprio per non correre
questi stress emotivi, che per molti cambiare lavoro risulta difficile. È stato accertato,
in un recente studio, che il 72% dei dipendenti resta al lavoro anche se questo
non lo soddisfa. Questo atteggiamento di paura è definito JOB CUFFING (letteralmente
mantellamento del lavoro), ed è una realtà che appare in costante crescita.
Si, amici, il "job cuffing" definisce l'atteggiamento dei dipendenti
che, per paura, decidono di mantenere la propria posizione in azienda,
nonostante la mancanza di soddisfazione o interesse, semplicemente per un forte
bisogno di sicurezza; insomma, preferiscono la stabilità, seppure
insoddisfacente, all'assunzione di nuovi rischi, soprattutto in periodi come
quello attuale, gravido di incertezza economica.
Secondo gli esperti,
questa paura dell’ignoto, questa avversione al rischio è in gran parte dovuta
alla paura della disoccupazione, considerata anche l’attuale precarietà del
mercato del lavoro, ma anche da altre motivazioni; in conseguenza di ciò, molti
dipendenti, per quanto validi e capaci di cimentarsi in un nuovo lavoro più
soddisfacente e più appagante, rimangono "ammanettati" al loro posto
di lavoro, erroneamente convinti che non ci siano alternative valide. Una delle
conseguenze è che molti settori che necessitano di forze nuove e capaci, non
riescono a trovare la forza lavoro richiesta a causa proprio della mancanza di
candidati.
Amici, il JOB CUFFING,
nel mondo del lavoro risulta un fattore altamente negativo. Seppure la paura
del futuro sia un male difficile da combattere, per chi ha le capacità e,
soprattutto, non ama il lavoro che sta svolgendo, cambiare lavoro sarebbe molto positivo!
Aprirsi ad un nuovo impegno lavorativo, capace di migliorare la carriera ed il benessere
personale, sarebbe molto più appagante, anziché restare al lavoro
insoddisfatti. Comprendere questi possibili, futuri benefici, aiuterebbe il
soggetto a bilanciare la paura e vincere lo stress, riflettendo e riuscendo a valutare con
maggiore obiettività le opportunità di cambiamento.
Amici, il primo vantaggio
significativo nel cimentarsi in una nuova realtà è la crescita professionale, che
raggiungerebbe livelli più elevati. Ogni nuovo ambiente lavorativo offre
occasioni di apprendimento, esposizione a metodologie diverse, oltre alla possibilità
di sviluppare competenze che, in un contesto professionale statico, potrebbero
rimanere inespresse. Le ricerche di mercato dimostrano che i professionisti che
cambiano lavoro con una certa frequenza tendono ad acquisire una gamma più
ampia di competenze e una maggiore adattabilità rispetto a chi rimane nella
stessa posizione per decenni.
Senza trascurare, inoltre, i notevoli
vantaggi dal punto di vista economico. Il cambiamento strategico di lavoro,
infatti, spesso porta a incrementi salariali significativi. Statisticamente, il
metodo più efficace per aumentare sostanzialmente il proprio compenso non è
attendere promozioni interne, ma passare a nuove opportunità professionali.
Secondo recenti studi, chi cambia lavoro ogni 2-3 anni può arrivare a
guadagnare, nell’arco della carriera, fino al 50% in più rispetto a chi
mantiene lo stesso impiego.
Cari amici, lavorare nella
realtà odierna è molto diverso rispetto al passato. Viviamo in un mondo dove la
tecnologia avanza velocemente e la fa da padrone; se vogliamo davvero raggiungere i nostri
obiettivi è necessario spiccare il volo, anche rischiando! Evitiamo, dunque, di
rimanere ancorati a “quella mortificante posizione” che ci avvilisce, e,
con coraggio, spezziamo questo circolo vizioso di paura dell’ignoto! Ampliamo
la visione del mercato del lavoro, informiamoci sui settori che presentano
carenze e dialoghiamo senza timore con le nuove realtà. La vita lavorativa di
oggi va vissuta con coraggio, forza e determinazione, perché la soddisfazione
nel lavoro è appagante, e si ripercuote positivamente nella vita familiare e
sociale!
A domani.
Mario
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