Oristano 16 agosto 2025
Cari amici,
Nel millennio che stiamo
percorrendo, molti valori hanno subito cambiamenti epocali. In altri tempi il
valore dell’uomo derivava dalle sue capacità fisiche e mentali, che gli
consentivano di mostrare in modo eccellente le sue capacità. Il successo era riservato alle capacità. Ma oggi il metro è cambiato! Oggi il nostro valore non deriva più dalle nostre
eccellenti qualità e capacità psicofisiche, ma dal valore rappresentato dal nostro
patrimonio, piccolo, medio o grande che sia.
Cari lettori, con
l’invenzione della moneta, che in tempi lontani sostituì il baratto, gli scambi
si intensificarono, e da quel momento il dio denaro ha iniziato il suo dominio
sulla nostra vita. Si, amici, purtroppo non c’è nulla al mondo che si sviluppa,
viva o si nutra, senza dipendere dal denaro. Questo grande “amico/nemico” della
nostra esistenza, creato secoli fa per favorire il commercio e soppiantare il
baratto, in realtà è degenerato, diventando “l’attrazione fatale” più dannosa
che l’uomo abbia mai creato! Certo, il motivo iniziale, che portò alla nascita
e alla diffusione del denaro, era pregevole: consentiva un eccellente sviluppo
degli scambi facilitandone la conclusione e il pagamento. Ma, come spesso
accade, lo scopo iniziale si modificò in modo catastrofico!
Oggi, il mondo vive sempre
più condizionato da un bene come il denaro! Si vive, oramai, solo in funzione
di questo, accumulandone a dismisura, cercando di ottenerne sempre di più. È una
triste realtà difficile da sradicare, nel mondo che ci circonda. Amici, nei
confronti di questa realtà, una domanda sorge spontanea: Perché il denaro ci
attrae in modo così forte, così feroce? Diverse le possibili motivazioni: il
denaro oggi rappresenta il veicolo col quale avere tutto nella vita: benessere,
felicità, godimento, rispetto, potere! E chi non ne possiede è considerato nessuno.
Avere abbondanza di denaro, consente di frequentare gli ambienti vip, significa
essere qualcuno, significa contare nella società; significa avere accesso alle
alte frequentazioni, avere grande considerazione, rispetto e reputazione.
MA A CHE PREZZO? Vivere
in funzione del denaro, però, significa accantonare il proprio valore
personale, dimenticarci di chi siamo, adeguarci a recitare secondo le regole
che il mondo luccicante dei soldi impone; significa avere valori in sintonia
con quest’ambiente e scegliere di vivere rispettando certe regole non scritte. Vivere
in funzione del denaro vuol dire recitare per tutta la vita! Anche se alcuni
affermano che il denaro è demoniaco, in realtà non lo è: la cosa importante è
il suo giusto utilizzo, ovvero usarlo sapientemente per raggiungere traguardi
importanti e riuscire a realizzarsi alla grande, senza mai dimenticare che il
denaro è uno strumento al nostro servizio, senza mai farsi sopraffare dal suo
luccichio.
Amici, quando il rapporto
col denaro diventa malsano o patologico, vuol dire che il denaro da strumento
utile si è trasformato nel nostro padrone, che ci condiziona e ci fa perdere il
nostro valore. Da padroni diventiamo servi del dio denaro! Viene da chiedersi:
Come vedono il denaro e questo modello i ragazzi delle nuove generazioni? Che
messaggio veicola questa concezione del denaro? La risposta ce la fornisce il professor
Giancarlo Cerveri, psichiatra e psicoterapeuta, membro del Consiglio esecutivo
della Società italiana di psichiatria.
«Che il successo si
misuri solo con i soldi e che solo i soldi portino alla felicità – afferma
Giancarlo Cerveri - è una triste realtà anche per i giovani; per loro il valore
di sé si misura in denaro. I protagonisti dei social sono spesso persone
che non hanno talenti o qualità, ma dimostrano tutto il loro valore con quello
che guadagnano. E questo è il meccanismo che molti adolescenti vogliono
replicare». «Tutto questo rischia di diventare particolarmente sfidante per il
giovane che viene sollecitato a trovare una strada che gli permetta di
raggiungere il successo: qualunque vita, lavoro o soluzione intermedia non si
può che considerare un insuccesso, perché qualunque lavoro “ordinario”
risulterà fatalmente privo di successo, cioè invisibile, perché sui social chi
non ha successo non c’è e questo provoca nei ragazzi un distorcimento cognitivo
su quello che è la realtà».
È una sfida educativa
importante per i genitori, che vengono dalla generazione educata all’etica del
lavoro: «Quando il valore della persona è dato dalla capacità di crearsi un
consenso mediatico e quindi di guadagnare soldi, risulta senz’altro difficile
spiegare la valenza del lavoro come elemento di crescita personale e
strutturazione della propria identità», conferma lo psichiatra. E aggiunge: «In
passato i modelli di successo passavano dal saper fare al saper portare avanti
le proprie idee anche a costo di un sacrificio personale (si pensi ai partigiani)».
Cari amici, aver
trasformato il denaro da risorsa preziosa in un dio onnipotente al quale inchinarsi,
è un errore che certamente pagheremo caro! Quando l’uomo rinuncia alla propria
identità, quando si convince che egli "vale non per quello che è ma per
quello che possiede”, adeguandosi a quanto gli altri pensano di lui circa il
suo valore, facendo di tutto per compiacerli e adeguandosi alle aspettative
altrui pur di essere apprezzato, ha gettato alle ortiche la sua identità, il suo
valore!
A domani.
Mario
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