venerdì, agosto 22, 2025

LA FIDUCIA? È UN BENE IMPORTANTE, MA NON È UN “BENE PERSONALE” MA “COLLETTIVO”, PERCHÉ “FRUTTO DELLA RELAZIONALE INTERPERSONALE”. IL SUO CONTRARIO? LA DIFFIDENZA.


Oristano 22 agosto 2025

Cari amici,

A trattare e classificare i BENI E LE RISORSE A DISPOSIZIONE DELL’UOMO sono gli Economisti, che, tradizionalmente, classificano questi beni in base a due caratteristiche principali: ESCLUDIBILITÀ E RIVALITÀ. In sintesi, un bene è considerato escludibile quando è possibile impedire a qualcuno di consumarlo, mentre è rivale se il consumo da parte di un individuo riduce la disponibilità del bene per gli altri. Partendo da queste caratteristiche, i beni vengono poi classificati in quattro grandi categorie: Beni privati: Sono sia escludibili che rivali (ad esempio, una pizza); Beni pubblici: non sono escludibili né rivali (ad esempio, la difesa nazionale); Beni comuni: Sono non escludibili ma rivali (ad esempio, la pesca in un lago); Beni collettivi: Sono escludibili ma non rivali (ad esempio, un servizio di pay-per-view).

Amici, per meglio definire l’argomento, i BENI al servizio dell’uomo, sia quelli pubblici che quelli privati,  possono essere sia materiali che immateriali. La pizza è, per esempio un bene materiale, ma l’aria e la luce di cui godiamo possiamo considerarli immateriali, in quanto non si consumano con l’uso, anche se li utilizziamo tutti insieme, al pari di altre risorse naturali. Infine, una categoria a parte sono “I BENI RELAZIONALI”, in quanto molto differenti da quelli prima elencati. Questi non sono semplici beni o servizi, in quanto il loro valore nasce dall’interazione tra le persone. Chiariamo meglio.

I beni relazionali, in primis, non possono essere posseduti individualmente, né “consumati” da soli; sono, infatti, co-prodotti e goduti dai partecipanti alla relazione stessa. Pensiamo all’amicizia, alla fiducia reciproca tra colleghi, alla solidarietà tra vicini di casa, alla coesione di un gruppo, alle identità collettive. Qualche esempio: un sorriso condiviso durante una riunione tesa, il senso di appartenenza in una squadra sportiva, l’affiatamento che si crea in un gruppo di lavoro ben rodato. Sono tutti esempi di BENI RELAZIONALI.

Il concetto di “Bene Relazionale” fu coniato, poco più di quarant’anni fa, dall’economista BENEDETTO GUI, professore ordinario di Economia Politica nell'Università di Padova e professore straordinario nell'Università di Bari, che introdusse per la prima volta, in un modello teorico, il concetto di bene relazionale, un bene, dunque, non appartenente ad un individuo, ma esistente “tra” gli individui, all’interno di una relazione. Un bene “immateriale”, dunque, frutto di un’esperienza generata e consumata simultaneamente da più persone, e la cui qualità dipende dalla bontà dell’interazione reciproca. Amici, l’interazione tra più persone è in grado di creare diversi beni immateriali, come per esempio, quei piccoli gesti quotidiani scambiati tra le persone; un esempio è la chiacchierata mattutina fatta con il barista che conosce le nostre abitudini, il saluto caloroso di un vicino che ci aiuta a portare le buste della spesa, la battuta scherzosa tra compagni di corso prima di un esame, l’orgoglio condiviso della “squadra” dopo aver portato a termine insieme un progetto complesso. Sono tutti “beni particolari”, che non si possono comprare, ma che esercitano una influenza profonda sulla qualità della nostra vita.

In realtà, amici lettori, questi beni immateriali non sono meno “concreti, reali” di quelli ordinari! Spesso sono proprio loro a dare senso compiuto al consumo degli altri beni e a rendere vivibili le Comunità e i luoghi di lavoro. E se i beni, privati o pubblici che siano, possono essere misurati in quantità, i beni relazionali si misurano nella qualità delle relazioni umane che riescono a generare. Il complesso tema è stato recentemente affrontato da Andrew Hayes nel suo libro “Irrational Together” (University of Chicago Press, 2025).

Nel libro Hayes spiega, in particolare, perché la fiducia non è solo un valore etico, ma una risorsa economica concreta, un attributo collettivo, un importante bene relazionale. Quando c’è un elevato livello di fiducia tra le parti in gioco si riducono gli attriti, si abbassano i conflitti, i costi di transazione, e la collaborazione risulta facilitata. Però, questo importante “attributo” non appartiene a nessuna delle parti in questione! E’ qualcosa che si sviluppa e cresce nell’interazione fra le parti, agisce nello spazio del “NOI” e non in quello del singolo, dell'IO. La FIDUCIA non solo è un bene relazionale, ma anche cumulativo, perché la fiducia SI ESPANDE, è contagiosa, così come lo è il suo opposto, LA DIFFIDENZA.

Amici lettori, gli atti di fiducia creano, ispirano ulteriore fiducia, non solo nei confronti del gruppo di persone che per prime hanno riposto la loro fiducia nel NOI, ma anche nei confronti degli altri; al contrario, gli effetti del tradimento della fiducia creano DIFFIDENZA, e possono propagarsi minando la cooperazione ben oltre l’interazione originale! Un semplice esempio: un insegnante competente, capace e affidabile, ispira FIDUCIA, estesa anche ai colleghi, un politico corrotto, getta un’ombra di DIFFIDENZA su tutta la categoria.

A domani.

Mario

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