Oristano agosto 2025
Cari amici,
L’uomo non è un
essere “INFALLIBILE” ma imperfetto, per cui capita spesso che possa
commettere degli errori. Ma, dopo aver sbagliato, sarebbe alquanto utile fare
una seria riflessione, cercare di capire le motivazioni che lo hanno portato a
compiere l’errore, arrivando ad accettarlo e imparando da esso. Risulta,
infatti, inutile arrovellarsi il cervello con pericolosi sensi di colpa: il
fatto è accaduto e non si può certo tornare indietro. Restare schiacciati dall’errore,
mantenere vivo il senso di colpa non
aiuta, mentre accettarlo, metabolizzarlo, serve ad evitare di ripeterlo in
futuro. Ecco un esempio che può far comprendere meglio il problema. È una curiosa
storia, in parte vera.
Si racconta che una
scimmietta golosa, osservando un'arancia racchiusa nella cavità di una zucca,
ci infilò la zampa per afferrarla, ma restò incastrata. Lei, ostinata, pur di
mangiarsi il frutto non lasciò la presa, e in questo modo venne catturata! La
storiella ha un fondo di verità: in Indonesia usano questo sistema per catturare
le scimmie. Amici, come spiega Luca Stanchieri, life and corporate
coach, psicologo e scrittore, «L'immagine della scimmietta rappresenta
la difficoltà che molto spesso incontriamo a lasciar andare le cose. Possono
essere convinzioni sbagliate, un rimpianto, un risentimento, una paura, una
vecchia ferita».
Gli esperti si sono
chiesti: “Ma per quale motivo non riusciamo a dimenticare, tormentandoci e non
accettando l’errore commesso”? Una delle
possibili cause e la nostra insicurezza di fondo, il timore di valere poco e di
essere rifiutati dagli altri. “Così ci arrocchiamo in una posizione di difesa”,
aggiunge l'esperto. Ad esempio, lasciar andare... un'amicizia che ci ha deluso succede
a tanti, forse per un errore di valutazione, o semplicemente perché nel tempo
le persone cambiano; ma in questo caso perché ostinarci, insistere per cercare
di far andare avanti, comunque, le cose? Farlo significa andare incontro a una
frustrazione maggiore.
Le problematiche di
questo tipo sono tante. Ad esempio sui luoghi di lavoro. A volte lavoriamo troppo,
ma rallentare, lasciar perdere... quel lavoro che ci assorbe troppo non è facile!
“Non vengo a cena perché devo finire una pratica”, “sono in ritardo, ero
bloccato in una riunione”, questi e molti altri i motivi addotti da chi non
riesce a lasciar perdere. «Spesso sul lavoro ci si sente sotto pressione perché
ci si concentra più sulla paura di sbagliare o di deludere qualcuno, che sugli
obiettivi da raggiungere» conferma Luca Stanchieri. Cosa bisognerebbe fare,
dunque? Ecco il consiglio di Stanchieri. Basterebbe riorganizzare il lavoro in
modo razionale: non tutto può essere urgente, ci sarà sicuramente un'attività
che può essere rimandata. Si può fare una lista con le priorità della settimana,
lasciando uno spazio per un eventuale imprevisto. Il problema è il capo che
approfitta della tua disponibilità? Creati in ufficio un angolo tutto tuo,
personalizzando la tua postazione con oggetti che ti ricordano che hai una vita
anche fuori di lì . “Marcare” il territorio ti serve a mettere dei paletti a te
stesso, innanzitutto, e di conseguenza anche agli altri.
L’ansia della perfezione, quella che ci fa riflettere troppo sugli errori commessi, è davvero pericolosa: appanna la lucidità, mina l'autostima e toglie
tutte le energie. Risultato: vivere continuamente sotto pressione ed essere spesso
scontenti. Lasciar andare... ecco la risposta! Vedere il bicchiere mezzo vuoto, questa la soluzione. È importante imparare,
invece, a gustarsi il bicchiere mezzo pieno. Lo si può fare
utilizzando di più i cinque sensi. Quali emozioni ci regala gustare il primo
caffè della mattina, oppure indossare il profumo preferito o guardare un bel
panorama fuori città? Proviamo ad ascoltare i nostri sensi, cercando di trarre
piacere da ogni nostro singolo stimolo!
Amici, riuscire ad essere
sempre positivi, esorcizza il rischio di cadere in depressione, e lo stesso
sistema immunitario ne esce rinforzato. Lasciar andare... i sensi di colpa, ecco, questo è l’obiettivo! Il senso di colpa non è raro, è qualcosa che tutti
abbiamo provato. Può sorgere per non aver aiutato un amico nel momento del
bisogno, per non essere stati più presenti in famiglia o per mille altri
motivi, ma non succede solo a noi, succede a tanti, quindi continuare a rimuginare pensieri del tipo:
“come sarebbe stato se avessi fatto…, o non avessi detto.... ", è oltremodo sbagliato.
Cari amici, dobbiamo, con grande convinzione, prendere atto che i sensi di colpa si possono e si debbono superare! Come superarli? Lo possiamo fare attraverso l'azione e quindi con un gesto concreto di riparazione. E se
non fosse più possibile recuperare l’errore commesso nei confronti della
persona a cui abbiamo fatto un torto, proviamo a renderci utili verso chi
vediamo in difficoltà: questa azione ci farà sentire più leggeri e di certo ci
consentirà di recuperare l'autostima!
A domani.
Mario
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