Oristano 15 agosto 2025
Cari amici,
Oggi è FERRAGOSTO, la grande giornata di festa dell'estate! Colgo l'occasione per fare a Voi lettori i miei migliori auguri!!! L’estate, in Italia, come tutti sappiamo, è,
economicamente parlando, una stagione tanto attesa: il turismo vacanziero, infatti, è
una parte importante della nostra economia. Quest’anno, però, contro ogni
previsione, dalle coste romagnole a quelle salentine, dalle coste amalfitane a
quelle siciliane e sarde, l’afflusso turistico ha avuto una decisa flessione,
con tanti operatori che sono, all’improvviso, entrati in crisi. Le immagini
delle spiagge semivuote e degli ombrelloni chiusi sono all’ordine del
giorno, e ci si interroga per carcare di capire le ragioni di fondo di questo
tsunami, che ha travolto attività consolidate che mai se lo sarebbero
aspettato.
I numeri parlano chiaro: nello
scorso mese di luglio le presenze in spiaggia sono scese fino al 15% rispetto a
giugno, con picchi negativi del 30% in alcune zone. L’atteso “pienone” di
agosto non si è materializzato, e dietro le file ordinate di lettini rimasti
vuoti, si nasconde un triste effetto domino: dalla seria difficoltà presentata dagli
stabilimenti balneari si è passati anche alberghi, B&B, ristoranti, bar e
tante altre attività legate ai flussi turistici. La triste visione delle camere
d’albergo che restano libere, le prenotazioni cancellate all’ultimo momento, i soggiorni
ridotti da due a una sola settimana, sono verificabili in quasi in tutte le
località turistiche.
Amici, dare la colpa al semplice aumento dei prezzi
(in primis quelli dell’ombrellone) appare alquanto riduttivo, perché la vera
motivazione ha radici ben più profonde. Certo, le famiglie italiane hanno
dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi di molti beni essenziali, di energia e
bollette, mentre stipendi e pensioni continuano a restare fermi. La vacanza, un
tempo appuntamento fisso per molte famiglie, oggi è diventata un lusso. Si
stima che quest’anno ben 8 milioni di italiani rinunceranno del tutto alle vacanze
fuori porta, e chi parte spesso taglia drasticamente la spesa per alloggio e
ristorazione.
In realtà potremmo dire,
senza essere smentiti, che nel nostro Paese è il “CETO MEDIO” che è entrato
fortemente in crisi. Quel ceto medio che per decenni è stato il motore della
nostra nazione oggi si ritrova smarrito, incerto, messo da parte, accantonato,
allontanato dal palcoscenico della ripresa. Indubbiamente questo è un ceto lavorativo
importante, che con orgoglio ha incarnato, con sobrietà e fatica, l’essere “la
spina dorsale economica” del nostro Paese. Si, perché la classe media non è un
semplice segmento economico, ma un orizzonte di valori, un mondo operativo socio-culturale
che ha consentito per anni di elevarsi, di salire nella scala sociale.
Oggi quella Classe media,
operosa come le api nell’alveare, langue, è priva di stimoli, frantumata sotto
l’urto combinato di un’economia stagnante, della precarizzazione del lavoro e
di un’incertezza esistenziale che consuma energie e speranza. Negli ultimi
sette anni il costo della vita è salito di quasi il 20%, e non tende a
fermarsi. Ma il dramma più forte è che questo ceto medio ha perso LA FIDUCIA! Quella
classe media, un tempo garante di stabilità e incentivo come "ascensore sociale", appare oggi svilita,
smarrita e con un senso di vuoto profondo.
Un Ceto medio oggi
triste e sfiduciato, che arretra, senza più quella centralità culturale che gli garantiva un
posto nel disegno della costruzione del nostro Paese; un Ceto che impersonava una
normalità fatta di casa di proprietà, lavoro stabile, figli all’università e
cittadinanza attiva. Si, amici, un ceto medio orgogliosamente italiano, che
oggi sembra aver smarrito la forza coraggiosa di combattere ogni giorno,
intrappolato tra nostalgia e disillusione! Ma arrendersi significherebbe cedere
a una lenta, desertificazione sociale. Allora, nonostante tutto, bisogna
attrezzarsi per ripartire.
Cari amici, per tornare
competitivi, chi ci governa deve mettere in atto politiche lungimiranti, che
investano in istruzione, innovazione, comunità. La politica, se vuole, può e deve
ridare agli italiani un’idea concreta di futuro condiviso, non limitarsi a
rincorrere le emergenze. E allora, forse, l’Italia potrà, con il pieno apporto
della Classe Media, ridare dignità ai propri cittadini, prima di considerarli
consumatori! Se operiamo come una vera Comunità coesa, senza individualismi e
partigianerie, l’Italia potrà scrivere molte altre pagine luminose della sua
storia, sia economica che sociale! Si, l’Italia del ceto medio non è un
capitolo chiuso, ma un libro da continuare a scrivere, auspicando tanti altri felici
capitoli. Per ora BUON FERRAGOSTO!
A domani.
Mario
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