Oristano 5 gennaio 2021
Cari amici,
Sono ancora tanti i dubbi
e le problematiche derivanti dall’ufficiale uscita della Gran Bretagna dall’Unione
Europea. A parte tutta un serie di risvolti legati al commercio ed agli
eventuali dazi, alla necessità del passaporto per chi vuole andare in
Inghilterra, in quanto il Paese ormai non fa più parte dell’UE, una delle brutte
sorprese dell’accordo appena siglato per l’uscita della Gran Bretagna
dall’Unione europea è stato l’annuncio che Londra poneva fine alla
partecipazione al fortunato programma “ERASMUS+”, quel consolidato progetto
per l’acculturamento degli studenti universitari in tutta Europa.
Già nel gennaio di quest’anno
si erano intravviste le prime avvisaglie: il Parlamento britannico aveva votato
per un eventuale ritiro del Regno Unito dal programma Erasmus dopo la Brexit.
Il sottosegretario all’Istruzione e l’Università britannico, Chris Skidmore, si
era subito preoccupato (cercando di correre ai ripari) dichiarando che la
partecipazione del Regno Unito ad Erasmus+ avrebbe fatto parte «dei futuri
negoziati con l’Unione europea», aggiungendo anche: «Diamo grande valore agli
scambi internazionali tra studenti». In questi ultimi giorni invece è arrivata la
stoccata finale: dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto tra le parti, il capo
negoziatore UE, Michel Barnier, ha dichiarato che il Regno Unito non intendeva
più partecipare al programma Erasmus. Per il momento non è ancora chiaro cosa
succederà agli studenti europei che vorranno studiare nel Regno Unito a partire
dal 2021. Il Premier Johnson, intervistato ha ammesso che era stata «Una
decisione difficile», e che Lui nel gennaio scorso si era speso davanti al suo
Parlamento (già allora dubbioso) in favore della continuazione del programma
per i giovani dell’Unione Europea.
Erasmus+
è l’ultima versione del programma nato più di 30 anni fa; esso prevede
esperienze di scambio e opportunità di lavoro effettuate attraverso il co-finanziamento
europeo, e che fino ad oggi ha coinvolto complessivamente circa 9 milioni di
studenti. Nel bilancio ERASMUS 2021-2027 è stato finanziato un budget che
sfiora i 15 miliardi di euro. Ogni anno circa 17 mila studenti della Gran
Bretagna partecipavano al programma Erasmus+, mentre sono quasi il doppio (32 mila) i cittadini dell’Unione Europea che partivano verso il Regno Unito, su un totale di
circa 200 mila studenti che usufruiscono dei fondi UE per lo scambio. Coloro
che al 31 dicembre stanno svolgendo il programma continueranno a farlo con le
sovvenzioni europee fino alla scadenza del loro periodo di soggiorno
nell’Università ospitante.
Indubbiamente sull’uscita
dal programma della Gran Bretagna, la principale ragione (poco importa se
ufficiale o meno) è senz’altro di natura economica: il programma è estremamente
costoso e la Commissione europea non ha accettato di fare sconti ai negoziatori
britannici, come hanno spiegato fonti del Governo di Londra. Ma non solo.
Nonostante fosse dato per scontato che lo scambio universitario tra studenti
europei e la Gran Bretagna potesse e dovesse continuare, a Londra già da mesi i
conservatori avevano cominciato a proporre un programma «globale» per la
mobilità degli studenti, che consentisse agli universitari inglesi di fare
scambi privilegiati anche con le altre università del mondo, secondo lo schema
della «Global Britain» sponsorizzato da Boris Johnson.
È stato proprio lo stesso
Johnson ad annunciare, contestualmente all’uscita dall’Erasmus, la nascita di
un progetto alternativo, «Turing scheme», intitolato ad Alan Turing, il
famoso e sfortunato matematico inglese che riuscì a decifrare la crittografia
dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il programma, di cui non si
conoscono i dettagli e che sembra ancora tutto da costruire, «permetterà - ha
detto il Premier - agli studenti inglesi di studiare nelle migliori università
del mondo». Purtroppo, però, ad essere impensierita dall’abbandono del
programma Erasmus+ non è solo l’UE, ma c'è da dire che non pochi malumori covano pure in Gran Bretagna.
Per esempio, la Premier
scozzese Nicola Sturgeon ha parlato di «vandalismo culturale da parte del Governo
inglese», mentre il Governo di Dublino ha annunciato che finanzierà con due
milioni di euro i progetti di scambio europeo degli studenti dell’Irlanda del
Nord. Anche la direttrice di Universities UK International, Vivienne
Stern, ha definito «deludente ma non sorprendente» l’addio al programma europeo
e ha chiesto al Governo chiarezza sul «Turing
scheme», insistendo perché «sia ambizioso e completamente finanziato e
che continui a consentire come ha fatto l’Erasmus agli studenti britannici di
andare in tutto il mondo».
Per quanto riguarda
invece le borse europee per la ricerca, le ambitissime Erc grants, la
Gran Bretagna, ha spiegato Johnson, continuerà a permettere ai suoi ricercatori
di partecipare al programma, che prevede attraverso il programma Horizon Europe
la spesa di 95.5 miliardi per gli anni 2021-2027. Tuttavia per il momento non è
chiaro quali saranno i termini per la partecipazione dei britannici alla
selezione delle borse: la speranza nel mondo universitario anglosassone è che
il Regno Unito assuma lo status di «Paese associato» come lo sono già la Svizzera,
la Norvegia e ben 14 Paesi che non fanno parte dell’Unione, per quanto riguarda
il programma Horizon 2020, già in vigore.
Cari amici, difficile
conoscere a fondo cosa succederà realmente in tutti i campi (dall’economia all’ecologia),
con l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, ma già sapere che nel campo della cultura viene gettato via quello scambio "fra culture" fra i giovani di tutta Europa, mi dà una serissima preoccupazione…
A domani.
Mario
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