lunedì, gennaio 18, 2021

LA PANDEMIA SCATENATA DAL COVID-19. I GRANDI DUBBI E I MISTERI: MA LA CINA È DAVVERO TORNATA ALLA NORMALITÀ, MENTRE IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI I CONTAGI AUMENTANO?


Oristano 18 gennaio 2021

Cari amici,

Che il coronavirus stia diventando sempre più un terribile mistero sono in molti a ripeterlo. Mentre l’Europa, dopo la prima ondata, riferita all’inizio della primavera scorsa, vive una seconda contaminazione sotto certi aspetti peggiore della prima, con recrudescenze, variazioni genetiche del virus e quant’altro, in Cina, proprio a Wuhan, dove la pandemia è inizialmente scoppiata, gli abitanti hanno festeggiato numerosi il fine anno in gioia e allegria, mentre in Europa e in America facevano da contraltare le piazze deserte, peggio che in tempo di guerra, quando scattava il coprifuoco. Insomma, a molti, tutto questo non ha solo impensierito ma in particolare ha creato dubbi e timori, difficili da smaltire.

Come ha fatto la Cina, e in particolare a Wuhan, dove è apparso per la prima volta il Covid-19, a tornare velocemente alla normalità (dopo aver riscontrato che la maggior parte dei parametri erano al sicuro), ripristinando in gran parte la corrente vita quotidiana? A creare stupore e meraviglia è quest’incredibile inversione di tendenza, rispetto a gennaio e febbraio dello scorso anno, quando la Cina sembrava essere nel caos più totale! Da allora, purtroppo, il virus ha contagiato tutto il mondo imperversando in lungo e in largo senza frontiere!

Ora, mentre la Cina sembra aver superato velocemente la pandemia, gli Stati Uniti e un certo numero di nazioni europee, tra cui la nostra Italia, stanno lottando con poca speranza contro il virus (solo il vaccino potrebbe cercare di contenerne l’espansione), cercando di reprimere i focolai presenti e lottando, allo stesso tempo, per far ripartire le economie devastate e in parte distrutte, con la conseguente, impressionante perdita di posti di lavoro.

Se è pur vero che la Cina, che è stata la prima nazione a cadere preda dell’epidemia, secondo logica dovrebbe essere anche la prima a venirne fuori, quello che sconcerta è la velocità con cui lo ha fatto, cosa che pone seri dubbi su come questo possa essere avvenuto! Certo, fra i tanti dubbi la prima reazione è che da parte dei Paesi occidentali sia stato sbagliato l’approccio con la pandemia, ma i dubbi restano forti. Basti un esempio. Mentre gli Stati Uniti nei giorni scorsi hanno segnalato oltre 55.000 nuovi casi (secondo un tracker del New York Times), in Cina la Commissione sanitaria nazionale ha segnalato solamente 20 nuovi casi. Una differenza abissale che appare difficile da spiegare.

I dati globali rilevati hanno evidenziato che gli Stati Uniti, con una popolazione di 328 milioni di abitanti, hanno registrato finora quasi 8 milioni di casi di coronavirus e più di 217.000 morti, mentre la Cina, con una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti, ha registrato solo 90.900 casi di coronavirus e 4.739 morti (fino ai giorni scorsi), secondo la Johns Hopkins. Questa impressionante diversità può essere letta in 2 modi: o i dati ufficiali riportati dalla Cina sono visibilmente falsi, oppure, come hanno sostenuto alcuni, la Cina ha lavorato molto diversamente dagli Europei e dagli americani.

Secondo questi analisti il successo della Cina è stato attribuito a una serie di fattori, che possono essere così riepilogati: aver trovato i tempi giusti per “TESTARE” i contagi, oltre al modo utilizzato per effettuarli. Insomma la chiave che avrebbe permesso alla Cina di avere successo può essere stato l’impegno nel testare e il testare in modo intelligente! In questa nazione sottoporsi ai test si dice che sia stato veloce e gratuito. Coloro che sono risultati positivi sono stati immediatamente inviati nei centri di isolamento di nuova creazione o ad ospedali vicini, riducendo il rischio di infettare le persone con cui vivevano o lavoravano. Wuhan da subito è stata rapidamente isolata, con i residenti che hanno trascorso 76 giorni in isolamento. E non è tutto.

hospital Wuhan

In Cina gli ospedali necessari a curare il COVID-19 sono stati costruiti da zero in pochi giorni, le cure mediche non urgenti sono state ritardate (per avere più medici liberi di occuparsi dei malati di Coronavirus), le visite mediche sono state spostate online, sono state aperte cliniche per la febbre all’aperto, gli ospedali ordinari sono stati isolati dai reparti COVID-19 ed è stato avviato il tracciamento dei contatti su larga scala. Quattordicimila punti di controllo della salute e della temperatura sono stati istituiti anche nella maggior parte dei principali snodi di trasporto in tutto il Paese, secondo la rivista medica The Lancet. A luglio, quando la Cina ha iniziato a riaprire provvisoriamente i suoi confini, l’autorità aeronautica del Paese ha affermato che chiunque entrasse dall’estero sarebbe dovuto risultare negativo al COVID-19 entro cinque giorni dall’imbarco. E negli ultimi giorni dell’epidemia, quando si registravano solo pochi nuovi casi, la Cina ha continuato comunque a restare cauta.

Indubbiamente un modo molto diverso di affrontare un nemico terribile e insidioso come il COVID-19, mentre in Europa e nei Paesi occidentali il tutto si è svolto in modo molto diverso. Per esempio, a maggio scorso, Wuhan ha testato i suoi 11 milioni di residenti in un periodo di 10 giorni, mentre il 9 ottobre scorso, nella città orientale di Qingdao, dopo aver identificato 12 nuovi casi rilevati in un ospedale locale, si è messa in moto una gigantesca macchina per testare tutti i 9 milioni di residenti, in un blitz di cinque giorni. Il giovedì successivo, il quotidiano People’s Daily ha riferito che le autorità statali avevano condotto 10,5 milioni di test. Ciò, come esempio, equivale a testare tutti i residenti nell’area di New York City!

È pur vero che la Cina è uno stato autoritario, dove la privacy è quasi inesistente, per cui si possono monitorare regolarmente i suoi cittadini senza problemi. Durante l'epidemia, i funzionari di tutto il Paese hanno utilizzato metodi hi-tech per monitorare i residenti: dal rilevare le persone con febbre con il riconoscimento facciale alle telecamere termiche, dai droni volanti per far sentire a disagio le persone che erano all’aperto, ai controlli in casa. Le autorità locali hanno visitato le famiglie per assicurarsi che le persone fossero a casa e persino impedito loro di uscire, per cui i residenti hanno dovuto rigorosamente rispettare le misure di sanità pubblica prescritte, a partire dal distanziamento sociale e dall’indossare le mascherine. Certo, il ferreo controllo sulla popolazione applicato in Cina è difficilmente replicabile nei Paesi occidentali, per cui, anche per questo, il virus lì sarebbe rimasto sotto controllo, mentre da noi ha continuato a dilagare.

Cari amici, L’8 settembre scorso, il Presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato ufficialmente sconfitto il coronavirus nel suo Paese. “Stiamo guidando il mondo nella ripresa economica e nella lotta contro COVID-19”, ha detto in una cerimonia in onore degli operatori sanitari. Sembra anche che le misure rapide (a volte davvero dure), adottate in Cina abbiano contribuito a renderla la prima grande potenza economica del mondo, che presto potrà tornare ai livelli pre-pandemici. Come ha affermato l’ex economista di Goldman Sachs Jim O’Neill, la sua economia è cresciuta del 3,2% nel secondo trimestre del 2020, e questo grande Paese, diretto concorrente degli USA, molto probabilmente cancellerà tutte le perdite economiche del 2020 entro il corrente anno.

Amici, il “pericolo giallo”, come una volta veniva da noi chiamato, questa volta credo proprio che ci debba far riflettere molto…

A domani.

Mario
Capodanno cinese 2021

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