Cari amici,
Se è pur vero che “Tempus
fugit”, la locuzione latina che tradotta letteralmente significa "il
tempo fugge", è altrettanto vero che è buona consuetudine conservare i
ricordi del passato, nell’ottica di trasmetterli alle nuove generazioni.
Oristano, come sappiamo, non è mai stata generosa con gli illustri suoi
concittadini, e neppure con i personaggi importanti che hanno calpestato il suo
suolo. Uno di questo personaggi è senza ombra di dubbio Giovanni Paolo II,
il famoso Romano Pontefice che visitò Oristano il 18 ottobre del 1985.
In Piazza Roma, proprio ai piedi della Torre di Mariano II, in occasione della
sua visita, fu allestito un grande palco, con il suggestivo tetto in falasco,
sul quale il Pontefice celebrò la Santa Messa di fronte a migliaia di fedeli.
Vent’anni dopo, in una Piazza
Roma sempre gremita, fu celebrato il ricordo di quella straordinaria visita. A
fare gli onori di casa, anche allora, furono le massime autorità oristanesi,
con in testa il sindaco Antonio Barberio e l'arcivescovo Pier Giuliano Tiddia, ai
quali toccò, dopo i discorsi di rito, sollevare il drappo bianco e rosso e scoprire
la lapide commemorativa, inaugurata nel ventesimo anniversario della visita Giovanni
Paolo II ad Oristano. La grande lapide tondeggiante fu realizzata dall'artista
Carmine Piras, in marmo bianco di Carrara, grande 120 centimetri di diametro e del
peso di circa 200 chilogrammi.
Incastonata nel pavimento
della piazza, proprio nel punto dove il Papa aveva celebrato la Santa Messa, la
lapide porta questa iscrizione: «Con profonda riconoscenza. Il Comune di
ORISTANO nel XX anniversario della Visita in Oristano di S. S. Giovanni Paolo
II. In questa piazza il 18 ottobre 1985 il Sommo Pontefice celebrò la Santa
Messa impartendo la sua apostolica benedizione al popolo arborense che devoto
ne serba imperitura, affettuosa memoria». Tre icone riproducono
rispettivamente il volto di papa Wojtyla, lo stemma di Oristano e quello
dell'Arcidiocesi.
Ebbene, amici, siamo
sicuri che oggi, dopo che sono passati solo poco più di 35 anni dalla visita in
città di questo Papa Santo, il “devoto popolo oristanese ne serba ancora imperitura
ed affettuosa memoria”? A me personalmente non sembra. Col trascorrere
degli anni, con il costante via vai nella Piazza Roma anche dei mezzi pesanti, così
come per la sistemazione di apparecchiature per concerti e manifestazioni, la
lapide ha subito maltrattamenti che ne hanno provocato la rottura. Prima sono
apparse le prime affilature, che, non avendo suscitato l’attenzione immediata di
chi avrebbe dovuto prendersene cura, sono poi diventate crepe sempre più
evidenti, tanto che ora la lapide è in condizioni a dir poco critiche.
Di tutto questo, però,
pare non importare nulla a nessuno. Nessuna voce si è alzata in difesa dell’opera
di Carmine Piras, ne di quello che essa rappresenta, che appare come qualcosa
da lasciar perdere, da dimenticare. Personalmente, in questo abulico lassismo
che ad Oristano manca poco che diventi regola, vedo sempre più rafforzare quel
menefreghismo che da tempo imperversa, come scrissero anche autori importanti che
transitarono per Oristano, e che definirono gli oristanesi “Orerisi”, ovvero buoni
solo a stare fermi a contare le ore.
Io credo che sia tempo di
lanciare una pietra nello stagno dell’indifferenza. Questa mia riflessione
vuole essere proprio “quel sasso”, gettato per cercare di smuovere chi dovrebbe
a darsi una mossa, invitarlo a darsi da fare per ripristinare un ricordo che
merita certamente quell’attenzione oggi negata! Carmine Piras è ancora vivo e
operativo, e potrebbe, a mio avviso, realizzare una nuova lapide, oppure
mettere mano alla sua riparazione, fatta con le sue grandi abilità, ovvero con tutti i crismi. Sicuramente l'unico che possa farlo. Nel caso di una nuova realizzazione, direi che la prima, quella
oggi in frantumi, vada comunque riparata e conservata, dove l’Amministrazione
comunale ritiene più opportuno, per esempio al museo Antiquarium Arborense. Spero che la soluzione arrivi presto!
Grazie, amici, dell’attenzione.
Mario
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