La Vertical Farm del futuro
Oristano
15 Luglio 2016
Cari amici,
Un esempio chiaro e
forte è venuto da EXPO’ 2015, la grande rassegna sul cibo appena conclusa a
Milano, dove i più grandi esperti del mondo hanno cercato di disegnare il
futuro della nutrizione umana nel pianeta. Tanti davvero i quesiti sull’alimentazione che
il mondo si pone: consumo di suolo, uso di pesticidi, aumento delle emissioni
dannose, crescita della popolazione mondiale. Soluzioni complesse e difficili
quelle da trovare, anche se gli studi in corso sono tanti e prevedono nuovi
modi meno invasivi di produzione. Uno di questi nuovi metodi, già
abbondantemente testati è la “Vertical Farm”, ovvero la fattoria in verticale,
che consente una produzione intensiva di prodotti agricoli senza quel grande
consumo di suolo oggi invece necessario. Ho già avuto modo di parlare in linea
di massima del problema su questo blog (per chi volesse ecco il link per
leggerlo: http://amicomario.blogspot.it/2015/07/lagricoltura-in-serra-del-futuro-sara-5.html),
ma oggi vorrei entrare meglio nei dettagli.
Partendo dal
presupposto che la popolazione mondiale è in costante aumento e che nel 2050
(tra poco più di 30 anni) arriverà ad una cifra di oltre 9 miliardi di persone,
dovranno essere trovate soluzioni che sgancino la produzione agricola dall’uso
sempre maggiore del suolo. In quest’ottica diversi esperimenti sono stati
indirizzati alle coltivazioni prive di terra, con l’utilizzo delle culture
idroponiche o aeroponiche, da realizzare in grossi silos sviluppati in
verticale, come i grandi grattacieli. I risultati finora ottenuti dimostrano
che questa potrebbe essere la via giusta, non solo per il prezioso risparmio di
suolo, ma anche per molte altre ragioni collegate.
A parte il minor
consumo di terra (così come i grattacieli consentono di sfruttare gli spazi in
altezza, allo stesso modo le colture verticali sono in grado di ottimizzare lo
sfruttamento del suolo, lasciando maggiori spazi naturali liberi per altre fruizioni), le coltivazioni indoor utilizzano meno
fertilizzanti e pesticidi, forniti alle piante attraverso l'acqua (colture
idroponiche) o direttamente agli apparati radicali a secco (colture
aeroponiche), di modo che queste ricevano solo ciò di cui hanno effettivamente
bisogno: senza eccessi e senza sprechi.
In questo modo si ha anche un notevole risparmio d’acqua (bene nel mondo
sempre più prezioso), in quanto questi sistemi di coltivazione ne utilizzano molto
meno (le esigenze d’acqua diminuiscono anche del 95%).
Ai risparmi prima
evidenziati se ne aggiungono altri non meno importanti. Sono quelli che si
riferiscono ai costi ed ai tempi di trasporto: le coltivazioni verticali, strutturate
all’interno di silos ubicati nelle grandi città, tagliano alla grande il
problema del trasporto dai campi ai centri residenziali, con risparmi non
indifferenti. Anche i costi energetici, apparentemente alti (l’agricoltura
tradizionale usa il sole che si irradia nei campi) si riducono notevolmente con
l’uso massiccio delle energie alternative (pannelli solari in particolare), che
renderebbero così più conveniente la produzione.
James Biber, il pluripremiato
architetto di New York, che ha progettato il padiglione degli Stati Uniti a
Expo dove ha esibito un prototipo di ‘Vertical farm”, sostiene che questo nuovo
sistema salverà le città. "Le fattorie del futuro saranno
verticali e urbane", ha sostenuto in un’intervista; “L'edificio
esposto propone sulla sua facciata una fattoria verticale. E' grande quanto un
campo da football. E' una sorta di impalcatura motorizzata concepita come un
vero e proprio campo organizzato verticalmente, con un sistema di irrigazione
"idroponica" che permette di coltivare 42 specie vegetali tra
verdure, frutta, grano, erbe; l'unico modo per avere alimenti sostenibili nel
futuro sarà ridurre la distanza tra produzione e distribuzione del cibo”,
ha concluso.
Le 'vertical farms', cari
amici, credo anch’io che saranno il nostro futuro, potendo essere costruite come
i grandi grattacieli delle nostre città (addirittura sull'acqua), dai quali esteticamente poco si
discostano. In questo modo il rifornimento quotidiano sarà proprio a “Chilometro
zero”, azzerando o diminuendo sensibilmente tempi e costi di trasporto e
distribuzione. La Vertical Farm si
sta già diffondendo in tutto il mondo: la prima è nata nel 2012 a Singapore,
mentre la più grande fattoria verticale indoor al mondo è situata nella città
più popolosa del New Jersey, Newark. A Philadelphia, invece, è sorta Metropolis
Farms, un’azienda agricola verticale a coltivazione idroponica, la prima al
mondo a ricevere la certificazione vegan, dopo aver superato i rigorosi
standard imposti dall’American Vegetarian Association.
Cari amici, l’agricoltura
come la concepiamo oggi è, purtroppo, tra le principali cause del riscaldamento
globale, per cui una rivoluzione come quella prima descritta sarà quanto mai
necessaria, non solo per le motivazioni prima esposte, ma anche per la
salvaguardia del pianeta, le cui variabili condizioni climatiche hanno già
desertificato grandi spazi prima coltivabili, riducendo la quantità di cibo
ricavabile. L’innovazione sarà la chiave giusta che l’uomo dovrà
necessariamente adottare per dare continuità e futuro alimentare alle nuove generazioni.
A domani.
Mario
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