Oristano
22 Luglio 2016
Cari amici,
Chi segue con costanza il mio
blog sa bene che ogni tanto trova qualche mia ricerca sulla botanica, in particolare su alcune
meravigliose piante medicamentose, capaci di guarire non poche malattie. In passato ricorrere ai benefici effetti delle piante era l’unico rimedio,
anche se, successivamente, l'avanzare della chimica farmaceutica ha praticamente relegato
in un cantuccio i vecchi rimedi naturali.
Anche oggi, in effetti, era mia intenzione trattare un argomento "verde" (lo ritroverete invece tra qualche
giorno), quando però mi è venuto da riflettere, pensando che se certamente è
interessante scoprire le virtù di una pianta, è altrettanto necessario –
possibilmente prima – conoscere la storia di come l’uomo ha scoperto le virtù
di queste “piante miracolose” che tanto lo hanno aiutato a risolvere i suoi
mali. E, allora, per oggi non vi parlerò di nessuna pianta in particolare, ma
ripercorrerò con Voi i sentieri calpestati dall’uomo per scoprire le loro
miracolose virtù.
Le piante e le erbe
medicinali (o officinali) altro non sono che quel grande deposito
farmaceutico-naturale che il Buon Dio ci ha preparato sulla terra, ancora prima
della venuta dell'uomo. Gli antichi (sia in Oriente che in Occidente) lo
avevano capito da subito e man mano impararono a conoscerle una ad una, quasi
guidati da un ‘sesto senso’. Essi scoprirono così quali piante o erbe
utilizzare, sperimentandole, quando necessario, su se stessi per capirne l’efficacia, sicuramente
osando e rischiando sulla propria pelle, ma comprendendo così, sempre meglio, le proprietà benefiche o tossiche che esse possedevano.
Il più antico documento
medico occidentale per ora rintracciato, è il Papiro di Ebers, risalente al
1500 a.C. Gli Egizi facevano largo uso di rimedi vegetali, in particolar modo
conoscevano le proprietà delle erbe e delle piante officinali di tipo
aromatico, che essi impiegavano in particolare nel processo di mummificazione. Nell'antica
Grecia, le conoscenze sulle erbe e piante officinali erano eccellenti: lo
possiamo constatare dalle lettura dei testi medici scritti da Ippocrate (V
secolo a.C.) e in quelli botanici di Teofrasto e successivamente di Dioscoride.
A quest'ultimo si deve il primo trattato di botanica farmacologica
dell'antichità: l'opera De Materia Medica, che è ancora oggi preso a modello nella
stesura degli erbari contemporanei.
Le conoscenze mediche
greche vennero perfezionate a Roma dal medico Galeno. Egli fu il primo a
considerare la Dietetica, come parte della terapia attraverso l'uso di frutta,
verdura e piante officinali, assunte attraverso l'alimentazione, dando veste
scientifica a ciò che le donne di ogni epoca apprendevano quotidianamente attraverso
l'esperienza di tutti i giorni. Nel Medioevo, gli Arabi diedero grande impulso
sia all'alchimia che alla chimica con l'invenzione dell'alambicco, che permise
la scoperta dell'alcol. Questa nuova sostanza, derivata dalla distillazione di
erbe e piante officinali, ebbe ripercussioni nello sviluppo farmaceutico di
tinture e distillati. Inoltre gli scienziati arabi furono i primi ad
organizzare una farmacopea, con descrizioni di ricette, fornite di dosaggi,
proporzioni e composizioni chimiche.
Tra l'XI e il XIII secolo
vennero redatti i primi testi farmaceutici, che raccolsero le esperienze
greche, romane e arabe; si iniziò così a parlare di usi e preparati specifici,
come lozioni, decotti, infusioni, etc. In Italia a primeggiare fu la Scuola
salernitana, che si distinse per la grande perizia nel selezionare le erbe,
sulle quali abbondavano indicazioni terapeutiche che si sono dimostrate ancora efficaci ai nostri tempi. La Botanica intesa come scienza nacque, però, solo agli
inizi del '500, in seguito alle scoperte geografiche e all’introduzione della
stampa.
Nel 1533 a Padova fu
istituita la prima cattedra di "botanica sperimentale", mentre nel
1554 Pietro Andrea Mattioli redasse il più significativo testo di medicina e di
botanica dell'epoca, conosciuto con il nome Discorsi di Pier Andrea Mattioli
sull'opera di Dioscoride. Oltre a tradurre l'opera dal greco, la completò con
risultati di una serie di ricerche su erbe e piante officinali ancora
sconosciute all'epoca, trasformando i 'Discorsi' in un testo fondamentale, un
vero punto di riferimento per scienziati e medici per diversi secoli. Nel '700
fu il medico e naturalista svedese, Carl von Linné, a fare la prima
classificazione scientifica degli esseri viventi. In particolare con la
nomenclatura bi-nominale, identificò le specie vegetali viventi, dividendole in
basi alle classi, agli ordini e ai generi, portando lo studio delle piante al
rango di disciplina scientifica a tutti gli effetti.
Con lo sviluppo della
chimica si ricorse sempre meno alle sostanze naturali. Con la
"creazione" della prima molecola in laboratorio, partendo da un
principio attivo naturale, nacque la Farmacologia moderna. Con la sintesi di
principi attivi, che imitano l'attività farmacologica di un vegetale, l'uso
delle erbe e piante officinali si spostò dalla terapia medica vera e propria nel
campo della fitoterapia e dell'omeopatia.
Cari amici, il
passaggio dalla chimica naturale a quella di laboratorio è stato certamente un
cambio epocale, anche se la ricerca botanica e quella della chimica vegetale
continuano senza sosta: i rimedi naturali non sono certamente andati in
pensione! Essi continuano a manifestare la loro efficacia e, chissà, cosa potremmo ancora
scoprire! Insomma l’uomo ricordi che Madre natura è in possesso di ogni
rimedio: sta a noi, con grande umiltà, comprenderne il valore, che ovviamente dovremmo utilizzare sempre nel
modo più appropriato.
A domani.
Mario
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