Oristano
12 Luglio 2016
Cari amici,
Che la canapa in
passato abbia rivestito per l’uomo un’importanza rilevante sotto il profilo di
fibra da tessitura è cosa abbastanza nota: ancora oggi la sua forza e
resistenza ne fanno un prodotto sicuramente d’eccellenza. In effetti la canapa
è un materiale dalle innumerevoli applicazioni, in quanto abbastanza robusto e versatile:
dall’industria tessile a quella cartaria, dalla medicina all’alimentazione, e
ora anche come eccellente prodotto isolante da usare nell’edilizia. Ripercorriamo
allo insieme la storia di questo straordinario vegetale, da sempre utile all’uomo:
ieri come oggi.
La canapa o cannabis (L., 1753) è un genere di
piante angiosperme della famiglia delle Cannabacee. La Cannabis sativa è la
specie storicamente più diffusa in occidente, che a sua volta comprendente
diverse varietà e sottospecie. Ritenuta originaria dell'Asia centrale, in
questi luoghi è ritenuta sacra per le popolazioni Hindu. Diversi scienziati
hanno avvalorato l'ipotesi che la canapa sia arrivata nelle Americhe dopo la
scoperta di Colombo, anche se altri, in disaccordo, avendo trovato residui di
cannabis, nicotina e cocaina in numerose mummie (115-1500 d.C.) scoperte in
Perù, sostengono che fosse presente in precedenza anche in questo continente.
La canapa è una pianta
erbacea a ciclo annuale la cui altezza varia tra 1,5 e 2 metri; i fiori sono
particolarmente ricchi di principi psicoattivi (come l'hashish e la marijuana),
presenti sia nelle infiorescenze che nelle gocce di resina che le avvolge. A
partire dalla seconda metà del secolo scorso, furono selezionate dapprima in
Francia, Polonia e Russia particolari varietà destinate a usi esclusivamente
agroindustriali. Le sue fibre per migliaia di anni (in particolare quelli della
civiltà contadina) furono utilizzate per la produzione di tessili e corde e per
centinaia di anni (fino a 70-50 anni fa) anche come materia prima per la
produzione della carta. Quanto ai suoi principi psicoattivi, sono state
selezionate delle varietà particolari (non proibite, quindi di libera produzione),
liberamente coltivabili e destinate agli usi tessili e industriali.
Al giorno d’oggi la
coltivazione della canapa è in forte espansione sia in Europa che in Italia (da
noi circa 3.000 ettari coltivati, fonte Feder-Canapa): la Puglia è la regione
che ne produce di più, seguita da Piemonte, Veneto e Basilicata. In particolare
in Puglia si sta sviluppando un modello di economia circolare a filiera corta,
che prevede il raddoppio della coltivazione e la realizzazione di un impianto
di trasformazione con una capacità di circa 5 mila tonnellate l’anno. Ebbene,
proprio la grande forza e resistenza delle sue fibre, ha fatto sì che queste
particolari caratteristiche possedute fossero ritenute adatte anche per le moderne
applicazioni nella bioedilizia.
A dimostrare
concretamente le specifiche qualità isolanti di questa pianta sono stati gli studi effettuati
dal Centro Ricerche Enea di Brindisi, che hanno dimostrato i vantaggi derivanti
dalla coibentazione effettuata con questo materiale, alternativo ai comuni
prodotti minerali utilizzati, dando vita al progetto “Effedil”. I test effettuati hanno
dimostrato che l’utilizzo della canapa migliora le prestazioni energetiche
dell’edificio, ma soprattutto che ha effetti positivi anche sull’ambiente,
poiché migliorando l’isolamento termico permette la diminuzione dell’utilizzo
delle fonti energetiche, riducendo in questo modo l’inquinamento che esse creano. La
canapa ha dimostrato anche buone capacità di traspirazione e resistenza ai
batteri, impedendo di conseguenza la formazione di condensa e muffe. Inoltre,
in caso di incendio, le fiamme ne vengono rallentate, propagandosi più
lentamente.
Insomma, cari amici, la
canapa potrebbe diventare un vero ‘uovo di colombo’ nella realizzazione di
edifici termicamente efficienti, e soprattutto eco-sostenibili. Costruire e
riqualificare gli edifici in questo modo potrebbe far risparmiare il 50%
di energia! Un risultato davvero importante, se pensiamo che gli edifici
svolgono un ruolo chiave nel consumo energetico nazionale: secondo gli studi dell’Enea,
infatti, i consumi energetici nelle abitazioni in Italia sono responsabili del
45% delle emissioni di CO2.
«Con questo studio – spiega
Patrizia Aversa dell’Enea – abbiamo potuto verificare che la canapa
migliora l’isolamento termico del laterizio, attenuando di circa il 30% il
flusso termico, ossia la quantità di calore che passa attraverso un materiale
in un dato momento, e diminuendo del 20% la trasmutanza termica, vale a dire la
facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore. Inoltre la
canapa ha una buona permeabilità al vapore acqueo, permettendo così di evitare
la formazione di condensa».
Il progetto Effedil ha
ampiamente dimostrato che l’utilizzo della fibra di canapa come isolante termico ha
un positivo impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, anche per altre
ragioni: la coltivazione della canapa risulta benefica sia per la biodiversità
(favorisce l’impollinazione delle piante), che per l’agricoltura in sé (le
particolari radici riescono a penetrare in profondità, 'areando' naturalmente
il suolo e 'assorbendo' le sostanze inquinanti nelle aree di bonifica). Meglio d così...!
Che dire, cari amici, il
fatto che una sostanza ben nota come la canapa, sperimentata per secoli e sopratutto di
origine naturale, possa diventare anche un punto fermo e vantaggioso nell’isolamento
termico degli edifici, non può che riempirmi di gioia. Posso solo aggiungere
una considerazione: se utilizzassimo con maggiore attenzione le numerose sostanze
naturali di cui disponiamo (senza inventarne di nuove, spesso pericolose come
la plastica) credo che tutto il pianeta ne beneficerebbe!
A domani.
Mario
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