Oristano
20 Luglio 2016
Cari amici,
Ormai l’occhio del
grande fratello è sempre più presente nella nostra vita: sia pubblica che
privata. Telecamere ci spiano ovunque, il fisco ormai ha accesso a tutte le
nostre disponibilità finanziarie, ed ora anche le banche sono autorizzate
(formalmente per evitare frodi nei confronti dei nostri confronti) a “spiarci” in tutti
i nostri comportamenti di movimentazione del denaro.
Si, cari amici, non
bastava il Grande Fratello tributario, che a partire dal 31 Marzo scorso aveva
costretto banche, poste e operatori finanziari a riversare all’Anagrafe tributaria
tutti i rapporti finanziari (i saldi e tutti i movimenti bancari) eseguiti dagli
italiani, che ora le banche hanno ottenuto l’autorizzazione a “monitorare” il
comportamento tenuto dai clienti che operano con la ‘banca on line’, con il fine,
secondo gli istituti di credito, di evitare possibili frodi finanziarie in
rete.
Se ci è stato difficile
“digerire” il fatto che il fisco possa finanziariamente spogliarci della nostra privacy indagando su tutto quello che siamo
riusciti a ‘mettere da parte’, ora, con i controlli sempre più pressanti, ci
sembra che la misura sia arrivata ai limiti. Ma vediamo di cosa si tratta
esattamente, cosa in effetti il garante della privacy abbia effettivamente
autorizzato recentemente alle banche.
Il garante della
privacy ha concesso agli istituti di credito l’autorizzazione a creare un preciso
identikit dei loro clienti: insomma una mappa dei loro comportamenti consci e
inconsci. Quale la giustificazione? Quella di poter garantire una maggiore
sicurezza. Ecco, La banca è autorizzata a spiarci, osservare il comportamento
che teniamo nei rapporti con loro: per esempio quando entriamo nel servizio
Internet del nostro istituto, controlliamo il conto e i movimenti, facciamo
bonifici. Mentre noi operiamo la banca registra tutto, accumulando dati su dati.
Con le nuove tecnologie
oggi disponibili l’istituto di credito può creare un profilo perfetto di ogni
cliente; pensate i nuovi sofisticati sistemi in uso sono in grado di rendersi
conto se ad accedere via Web al nostro sito siamo realmente noi o dei
malintenzionati! Un dato questo ovviamente positivo, ma che, ovviamente,
comporta delle problematiche di non poco conto, come sostiene il quotidiano
la Repubblica.
Questo speciale
controllo bancario, definito “controllo biometrico" è stato definito dal
Garante della Privacy del tutto legittimo. In ogni caso, spiega anche la Repubblica,
che “il
cliente della banca deve essere perfettamente informato del fatto che verrà
osservato. Quindi dovrà dare un consenso esplicito firmando un'informativa
distinta e molto chiara nelle condizioni”. Ovviamente la banca mettendolo in pratica dovrà mettere dei precisi ‘paletti’ a salvaguardia della privacy.
In primo luogo – si
legge sempre sul quotidiano - la banca che utilizza tale sistema assume alcuni
specifici impegni. I dati raccolti durante la navigazione – per esempio – viaggeranno “verso
i data base del partner tecnologico (che sono a Dublino, in Irlanda) lungo
canali criptati. E gli stessi data base saranno protetti da possibili
intrusioni. Soprattutto il partner tecnologico non potrà accedere ai dati
anagrafici dei clienti della banca. Questa barriera gli impedirà di collegare
un determinato comportamento ad un nome, ad un volto”. Ma non basta.
Il Garante precisa che
la “tracciatura” del cliente dovrà dar luogo solo al recupero dei dati indispensabili
a mettere in piedi il sistema di sicurezza. Man mano che il cliente navigherà –
inoltre – l’attenzione sulle sue azioni dovrà diventare sempre meno ossessiva, visto
che ormai l’identikit sarà praticamente formato. I dati sulla singola navigazione
saranno poi conservati solo il tempo necessario a scoprire anomalie, poi
verranno cancellati. L’identikit sarà poi annullato definitivamente qualora il
conto venga chiuso o si chieda di non avere più l'accesso tramite Internet.
Cari amici, considerato
che le truffe su Internet sono sempre in aumento, anche la BCE e Bankitalia hanno
suggerito alle banche di adottare ogni possibile soluzione per rimediare: se non per farle cessare
del tutto almeno per cercare di diminuirle. A questo punto anche noi clienti, pur vedendo da
una parte diminuire sempre più la nostra privacy, dovremmo renderci conto che è
necessario salvaguardare al massimo i nostri risparmi. Rassegniamoci, allora!
Non meravigliamoci, dunque,
se il sistema bancario di protezione quando nota che stiamo usando il tablet in
modo diverso dal solito, che stiamo utilizzando un browser mai usato prima o se
digitiamo la tastiera più lentamente del solito, farà scattare l’allarme. L’allerta
servirà proprio a verificare un possibile ingresso anomalo, cioè se sul
conto corrente sia entrato il legittimo titolare oppure un anonimo truffatore. Ecco il motivo dell’attivazione
delle procedure d’emergenza. A quel punto può partire verso il cliente una e-mail, oppure un sms
informativo, per avvertirlo dell’anomalia. Può anche cautelativamente scattare un blocco verso
operazioni dispositive ritenute sospette.
Insomma, se è pur vero
che perdiamo un po’ di privacy, consideriamo questa ‘violazione’ un passo
avanti importante sulla sicurezza, che ci può consentire di dormire sonni più tranquilli sul
destino dei nostri sudati risparmi. Speriamo, però, che dietro non ci sia nient’altro…
A domani.
Mario
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