domenica, luglio 24, 2016

IL DNA DEI SARDI VENDUTO ALL’ESTERO PER POCHE MIGLIAIA DI EURO. GETTATE ALLE ORTICHE LE NOSTRE RADICI DI SARDA LONGEVITÀ.



Oristano 24 Luglio 2016
Cari amici,
La notizia è di quelle che ai sardi veri, quelli consci e orgogliosi della loro sardità, appare come un vero e proprio sacrilegio: il patrimonio genetico di oltre 13.000 centenari sardi (in particolare ogliastrini, quelli che da studi recenti pare siano gli unici a possedere l’antichissimo DNA degli Shardana), vista l’assoluta insipienza e incapacità dei nostri pubblici amministratori, è stato recentemente ceduto, dalla società SharDNA Spa, che gestiva il laboratorio di conservazione della banca dati, ad una società londinese di biotecnologie, la Tiziana Life Sciences plc. Una alienazione che ha proprio il sapore dello spogliarsi, per fame, della proprio identità, cosa che a me fa ricordare l’arrogante comportamento dei conquistatori spagnoli, che si appropriarono del tesoro degli Incas, barattandolo con manciate di perline di vetro colorato.
Prezzo della transazione poco più di 250 mila euro che, anche commercialmente, a me appare una vera miseria. C’è da chiedersi, a prescindere da tutta un serie di remore di natura etico identitaria, quanto valga il DNA di una persona; non molto, secondo alcuni, un prezzo indefinibile, secondo altri, perché è un materiale unico, capace di consentire ricerche straordinarie, in grado di portare a soluzione problemi complessi e finora irrisolti. I dati clinici e genetici di una popolazione, quindi, sotto certi aspetti, non hanno proprio prezzo!
Possibile, mi viene da pensare, che il nostro bilancio regionale (che viene saccheggiato per oltre la metà proprio per la sanità) non trovasse spazio per reperire una cifra così modesta? Possibile che dopo lo sforzo di raccogliere i campioni biologici di migliaia di persone, si voglia vanificare tutto questo cedendo un patrimonio unico praticamente gratis a terzi? A chi sostiene che, comunque, i campioni serviranno per fare ricerca, rispondo che questa banca dati sarà gestita non da società del nostro territorio, ma da altre strutture estere, continuando nella svendita, come nei secoli passati, dei nostri gioielli ai conquistatori di ogni sorta e razza, che da sempre, con grande avidità, si sono impossessati delle nostre ricchezze. Ora la storia continua: abbiamo svenduto, per un prezzo inferiore ai 300 mila euro, un patrimonio di inestimabile valore. Ma come è potuto succedere tutto questo? Ecco i risvolti di questa incredibile storia.
La SharDNA, fu fondata nel 2.000 per iniziativa dell’ex-Presidente della Regione Sardegna Renato Soru e di Mario Pirastu, direttore dell'Istituto di Genetica delle Popolazioni del CNR. Nove anni dopo passò di mano: fu acquistata dalla Fondazione San Raffaele Monte Tabor, ma, dopo la bancarotta della Fondazione, la SharDNA fu messa in liquidazione. In questi anni tuttavia il team di SharDNA ha raccolto oltre 230 mila campioni biologici da 12.600 abitanti ogliastrini, distribuiti tra i comuni di Talana, Urzulei, Seulo, Escalaplano, Ussassai, Baunei, Loceri e Perdasdefogu. Meglio chiarire anche che la banca dati non possiede solo il “DNA dei sardi” (come lo chiama impropriamente la stampa), ma anche cartelle cliniche, certificazioni mediche, atti di nascita e di morte e ricostruzioni genealogiche di intere famiglie, che coprono un arco temporale di più di 400 anni.
Una immensa mole di dati, in grado di fornire risposte a molti quesiti sulla longevità, sul metabolismo dei sardi, sui segreti dell’alimentazione; dati che certamente costituiranno le basi per sviluppare nuove cure e nuovi farmaci. Il presidente e fondatore di Tiziana life sciences, l’italiano Gabriele Cerrone, intervistato dopo l’acquisto della banca dati, ha affermato che questi campioni saranno utili per effettuare studi comparati con altre aree del Mondo, dove la percentuale di ultracentenari è simile a quella dell’Ogliastra (dove un abitante su duemila arriva ai 100 anni di età) e servirà a capire quali siano le basi genetiche della longevità. La Sardegna centro-occidentale, vanta una prevalenza di centenari quasi 50 volte superiore a quelle degli Stati Uniti o del Regno Unito, nonché la più alta longevità al mondo dopo Okinawa, in Giappone.
Sarà la LonGevia Genomics Srl, filiale italiana del colosso inglese Tiziana Life, ad avere il compito di sviluppare, col patrimonio acquisito, le attività scientifiche conseguenti, che, anche se svolte sul nostro territorio sardo, porteranno sicuramente a terzi abbondanti “frutti brevettati”, che arricchiranno le casse di multinazionali certamente non sarde. È sempre la solita storia: in questo caso, anche se non si tratta proprio di rapina, possiamo parlare di una brutta svendita, che, usando il termine in uso nel nostro campidano, potremmo definire fatta “a prezziu de cocciua lada” (a vil prezzo, insomma, considerato che in altri tempi le arselle erano il pasto dei poveri e costavano proprio un’inezia)! Se le notizie che circolano non sono bufale, il valore commerciale della “banca dati” supererebbe il valore di 4 milioni di euro.
Cari amici, mi sorge spontanea una domanda: possibile che alla notizia dell’alienazione gli ogliastrini (indubbiamente una popolazione con un carattere forte e combattivo, per niente calmo e mansueto) non abbiano reagito gridando il loro sdegno, in particolare i “proprietari” o gli eredi dei donatori dei campioni biologici diventati oggetto di questa sacrilega transazione? A quanto pare una bella reazione c'è stata. Oltre ad aver appreso la notizia in modo abbastanza infastidito e negativo pare si preparino ad un'azione più incisiva. Come da norme in vigore, infatti, l’utilizzo dei campioni acquistati, per essere utilizzati dai “terzi acquirenti”, deve ottenere nuovamente l’autorizzazione alla manipolazione da parte dei donanti. Sembrerebbe che in alcuni paesi (anche se la certezza al momento non c’è) ci si stia organizzando per negare il rinnovo del consenso, e, a questo punto, le cose potrebbero ulteriormente imbrogliarsi! Credo che, a questo punto, la parola fine su questa triste vicenda non possa essere ancora scritta!
Se così fosse (come mi auguro), volendo, potremmo essere ancora in grado (se la Regione avesse gli attributi per farlo) di rimettere la palla in campo, riportando a casa un regalo che MAI avremmo dovuto fare…
A domani.
Mario

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