Oristano
1 Luglio 2016
Cari amici,
Voglio iniziare le mie
riflessioni di Luglio con un argomento di grande interesse ed importanza:
l’economia del Terzo Millennio. Essa dovrà essere ben diversa da quella del
secolo scorso: è necessario che diventi un’economia circolare (circular economy),
che di ‘particolare’, di innovativo, dovrà avere determinate caratteristiche e priorità. Dovrà partire
innanzitutto da un concetto importante: eliminare la rovinosa politica dell’usa e getta.
Si, questa economia non potrà prescindere dal riciclo, anzi dovrà proprio
sposarlo! Ho detto non so più quante volte, anche su questo blog, che le riserve del mondo non sono
inesauribili e che senza un serio e metodico riciclo, senza il necessario riutilizzo
delle risorse, non vi potrà essere futuro, in particolare per le prossime
generazioni. La ‘Circular Economy’, dunque, la farà da padrone negli anni a
venire, nei quali quello che oggi è visto come un semplice rifiuto sarà considerato invece
‘linfa nuova’, nuova materia prima pronta per essere riutilizzata, eliminando
quella miriade di sprechi che la stolta società odierna dell’usa e getta ha
creato.
L’imperativo dominante della
nuova economia dovrà essere questo: “consumare
responsabilmente”, riutilizzando tutto ciò che può essere rimesso in
circolo. Fortunatamente anche l'Italia, nel campo dell'economia circolare, sta iniziando
a fare passi importanti, impegnandosi a portare avanti il nuovo modello di
economia responsabile. L'obiettivo fissato a “breve termine” è stato ben
evidenziato nel 'Forum rifiuti' di
Legambiente, tenutosi a Roma dal 21 al 23 Giugno, dove si è spiegato come
il nuovo sistema economico può anche creare molti nuovi posti di lavoro
(stimati in circa 200 mila), oltre ovviamente consentire un maggior risparmio di
materie prime e maggiori benefici ambientali.
L’economia circolare,
sapientemente applicata, è in grado di consentire importanti risparmi: anche esaminando il solo mercato europeo, attraverso il riciclo ed il riuso è ipotizzato un aumento del PIL
nell’UE del 7% (secondo le stime di Ellen MacArthur foundation e McKinsey
center for business and environment) e quasi 600 mila nuovi posti di lavoro:
400 mila grazie a «un'applicazione rigorosa dell'attuale legislazione sui
rifiuti» e oltre «180 mila posti per l'applicazione delle misure sull'economia
circolare».
Di questo e di molto
altro si è discusso nel Forum di Roma appena concluso, nel quale è stato
evidenziato che «è indispensabile
aumentare almeno del 30% entro il 2030 la produttività delle risorse, misurata
in base al rapporto tra PIL e consumo di materie prime: prevenzione dei
rifiuti, rigenerazione, riparazione e riciclaggio possono infatti generare
risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, l'8% del
fatturato annuo, riducendo contemporaneamente l'emissione del 2-4% di gas
serra».
Stando ad alcuni
calcoli presentati al Forum, tra 'entrate e uscite' di risorse, che il nostro
Paese impiega nel sistema produttivo, il 'saldo' indica che c'è ancora un ampio
spazio di recupero: «L'Italia ha un input di 560 milioni di tonnellate annue di
materia prima e un output che negli ultimi anni oscilla attorno ai 160 milioni
di rifiuti. Quattrocento i milioni di tonnellate di materia che possono
riapparire sotto forma di prodotti». Che non è un dato di poco conto!
A svegliare le
coscienze intorpidite ci ha pensato Peter
Lacy, con il Suo libro “Circular
Economy. Dallo spreco al valore” (la Fondazione Italiana Accenture ne ha
promosso la traduzione italiana). Il volume (scritto assieme a Jakob Rutqvist e
Beatrice Lamonica) è edito da Egea, (300 pp, 35 euro) ed è stato presentato a
Maggio a Milano all’Università Bocconi. Il successivo dibattito ha evidenziato
i sistemi di applicazione dei modelli di economia circolare, anche attraverso
le riflessioni dell’autore e il racconto di diverse case history, relative sia al mondo profit che a quello del non
profit.
Il libro in effetti
analizza come possa avvenire la transizione dalla nostra economia dell’usa e
getta a quella circolare, passaggio che potrebbe rappresentare la più grande
rivoluzione e opportunità degli ultimi 250 anni. Insomma, una rivoluzione
epocale, nella quale stiamo per assistere alla nascita di due trasformazioni
dirompenti che ridisegneranno i sistemi economici come li conosciamo oggi: la
prima è l’evoluzione del mercato verso il digitale, la seconda, invece, una
decisa virata verso quella economia sostenibile tanto auspicata.
I nuovi modelli di
business sono sicuramente in grado di offrire alle imprese ottime possibilità
di scelta per passare quanto prima alla circular economy. Chiave di svolta nel
processo evolutivo certamente sarà il supporto delle tecnologie innovative
portate dal digitale. Un semplice esempio può aiutare a capire meglio.
L’insieme dei canali fisici a di quelli digitali a disposizione delle persone
lo troviamo nel modello di business piattaforma
di condivisione (per esempio il car sharing o la condivisione di beni sia nell’industria
che nelle professioni), oppure nel modello di ‘maggior lunga vita’ del prodotto
(per esempio la manutenzione, la riparazione e la rimessa sul mercato). In
entrambi i casi il ruolo svolto dal digitale sarà certamente sostanziale.
Cari amici, il tempo
dello spreco, dell’economia basata sull’usa e getta volge al termine. Se
vogliamo salvare il mondo tutti siamo tenuti a fare la nostra parte,
senza se e senza ma. L’importante è che ciascuno di noi riesca a farlo capendo
le reali motivazioni che ci hanno portato ad adottare questa ‘nuova economia’:
la consapevolezza che le risorse del pianeta non sono infinite, ma che esse vanno
sapientemente utilizzate e riutilizzate. Questa è la Circolar Economy!
Credo che un antico e
saggio detto valga ancora oggi: “Nulla
si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, ovviamente in positivo!
A domani.
Mario
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