martedì, agosto 17, 2021

LE GUERRE DEL FUTURO? COMBATTUTE NON PIÙ CON TRUPPE E ARMI TRADIZIONALI MA CON I COMPUTER, GUIDATE DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE.


Oristano  17 agosto 2021

Cari amici,   

Non più carri armati, aerei carichi di bombe (anche atomiche), navi da guerra, missili, truppe armate fino ai denti: le guerre del futuro saranno silenziose, ovattate, combattute da grandi centri informatici protetti, dislocati in posti segreti e capaci di “distruggere” il nemico bloccandogli il sistema di vita, che ormai è dipendente quasi esclusivamente dall’informatica. Si, le prossime guerre saranno portate avanti dall’intelligenza artificiale, sempre più perfetta e invasiva, capace di distruggere il nemico senza il fumo acre delle armi e senza fare rumore.

e prime avvisaglie della nascita delle “guerre informatiche” portate avanti online, sono apparse agli inizi degli anni Ottanta, diventando sempre più precise e subdole. Tutto è iniziato con la cattura illegale delle informazioni presenti nei siti Web, portata avanti da capaci informatici che, si appropriarono delle informazioni racchiuse in “casseforti di dati”, senza utilizzare una lancia termica o la destrezza di uno scassinatore come avveniva una volta. Ora, infatti, le casseforti di dati si aprono in altro modo, con l’intelligenza artificiale, che come “chiavi passe-partout” usano algoritmi e programmi ad altissima capacità di elaborazione.

Oggi, amici, il ladro-guerriero si chiama hacker, e uno di questi, diventato famoso nel 1984, fu Robert Tapas Morris, uno studente della Cornell University. Morris creò il worm, un programma, a suo dire, creato non per scatenare una violazione maligna, ma per misurare la vastità del cyberspazio. Ma il codice di Morris, che comunque si inseriva nelle macchine clandestinamente, iniziò a replicarsi in modo incontrollato, finendo per bloccare migliaia di computer e provocare danni per milioni di dollari. Morris venne trovato e condannato. In seguito ha fatto una grande carriera come programmatore e ora il floppy su cui era caricato il suo worm è in un museo di Boston.

Da allora di acqua ne è passata tanta sotto i ponti, evidenziando la grande fragilità dei computer in rete. Nel 1999, per esempio, Jonathan James, di appena 15 anni, riuscì a insinuarsi dentro i computer della Nasa e del Dipartimento di Stato Americano; il giovane fu in grado di spiare documenti riservati, tra cui i codici di dispositivi militari. A quel punto dal gioco alla cyber guerra o al cyber furto il passaggio è stato rapido.

Tra i casi più recenti, gli Usa hanno subito due attacchi classificati come vera e propria Cyber guerra: Moonlight Maze nel 1999 e Titan Rain nel 2003. Nel 2009, Google fu sottoposta ad un attacco conosciuto come Operazione Aurora. Un cybercommando riuscì a scardinare i protocolli di sicurezza di «Big G», compromettendo in particolare gli account Gmail di molti attivisti americani, europei e cinesi impegnati a difendere i diritti umani nella Repubblica popolare cinese. E ovviamente i sospetti si accentrarono sul governo di Pechino.

Tra gli altri casi noti, quello degli hacker russi, specializzati in ransomware, cioè dei “programmi infetti” che cifrano i dati in modo che il proprietario, per riaverli, debbano pagare un riscatto. Nei primi mesi del 2013 gli attacchi di questo tipo, nel mondo, sono stati più di 250mila e ormai si calcola ce ne sia uno ogni 10 secondi. L'attacco più grave di questo tipo, noto come WannaCry, nel 2017, ha bloccato 230mila computer in 150 Paesi. Questi attacchi, che si dice partano dalla Russia, creano tensioni internazionali di non poco conto, in quanto si ipotizzano finalità politiche. Insomma, ormai la cyberguerra è un'operazione corrente per gli stati maggiori di tutti i Paesi che contano.

Come accennavo all’inizio, questi attacchi si rivelano sempre più una vera e propria guerra, combattuta con i computer e non con le armi classiche, e l’offensiva cibernetica sferrata in particolare da Russia e Cina contro i sistemi informativi occidentali, appare sempre più dirompente. L’esplosivo impiegato è apparentemente intangibile, in quanto costituito da bit digitali, ma oltremodo efficace, se pensiamo che quando si paralizzano per giorni interi i sistemi informatici di uno dei grandi Paesi occidentali, si mettono in ginocchio interi sistemi di lavoro e di vita, compromettendo l’esistenza di migliaia di persone. Quando si sequestrano le memorie digitali di un server che ospita le cartelle cliniche dei pazienti di un ospedale, se ne blocca e altera l’attività. I malcapitati, per tornare alla normalità, sono stati costretti a pagare un riscatto milionario per decrittare i codici che bloccavano la funzionalità dei computer.

Cari amici,  Lo spazio cibernetico è diventato un teatro di battaglia vero e proprio, senza esclusione di colpi. Le guerre ormai si combattono grazie alle reti digitali, dove si lotta a colpi di BIT  decriptando codici e segreti. La supremazia bellica americana non dipende tanto dalla potenza di fuoco convenzionale, quanto dal dominio dello spazio cibernetico, fatto di reti intercontinentali di comando e controllo, ampliatesi a dismisura dagli anni ’90. Passano da queste le direttive che regolano le operazioni militari. Se gli aerei e i droni possono comunicare seduta stante fra loro e con i centri di controllo, lo devono alla disseminazione delle reti aerotattiche, fondate su protocolli digitali, un internet militare che permette di scambiare flussi vocali, di dati e di immagini. Molto di quel traffico scorre anche via satellite, la cui tutela è ormai affidata a comandi spaziali ad hoc, presenti in tutte le potenze occidentali. Spetta a loro proteggere i sensori.

Il futuro, amici, si presenta denso di incognite: sono molte le nazioni che spiano, rubano informazioni economiche e segreti industriali usando cyberguerrieri che si muovono con obiettivi politici, militari, terroristici o più semplicemente propagandistici. Un futuro che a me, credetemi, di paura ne fa tanta!

A domani.

Mario

 

1 commento:

Giovanni ha detto...

Armi super-sofisticate guidate da AI? Nessuno si ricorda la lezione del Vietnam ed ora dell'Afghanistan? A partire dal 1962 gli U.S.A portarono via via in quel paese gli armamenti e gli aerei più sofisticati del periodo. Però questo non bastò. I vecchi Mig-15 e Mig-17 davano del filo da torcere ai caccia americani perché essi erano armati solo di... missili! Solo gli F-8 riuscirono a mantenere l'equilibrio. Gli F-4, F-101, F-105 furono dotati in fretta e furia di cannoncini e i piloti dovettero re-imparare le tattiche usate fino alla fine della Guerra di Corea. Siamo sempre alle solite...