domenica, luglio 08, 2018

LE REGOLE DELL’ABBIGLIAMENTO NELLA VITA SOCIALE. UN “DRESS CODE” PER OGNI OCCASIONE IMPORTANTE.


Oristano 8 Luglio 2018
Cari amici,
L’occasione per scrivere la riflessione di oggi me l’ha data l’articolo pubblicato su “Mille una donna” che, parlando della recente visita fatta da Brigitte Macron al Papa, afferma che la Premiere Dame di Francia non avrebbe totalmente rispettato il rigido “Dress code” previsto per coloro che si recano in visita ufficiale al Santo Padre, in particolare per le donne. In realtà, in linea generale, sappiamo tutti che in certe occasioni d'incontro (soprattutto per le donne) sono da tempo previsti e codificati abiti e comportamenti da tenere: un abbigliamento sobrio e rigoroso e una gestualità e uso della parola sotto molti aspetti rigidamente codificati. 
Stante tutto questo, ho voluto cogliere oggi l’occasione per parlare con Voi proprio di queste regole, a partire dalle visite al Papa, che prevedono, in base al rango del visitatore un tipo particolare di abbigliamento e dei relativi accessori, oltre che i comportamentali da tenere, il tutto codificato in un protocollo dettagliato.
Nel caso delle visite al Papa, le donne sono tenute ad indossare un determinato abbigliamento, in relazione al rango posseduto (diverso a seconda che esse siano donne comuni oppure titolari di incarichi di governo, come una premiere dame o una regina. Il protocollo si applica anche agli uomini, pur essendo per essi il protocollo molto meno rigido; tutti, quindi, quelli che si recano in visita al Papa sono tenuti al rispetto del Dress code: compresi colori, lunghezze di gonne e pantaloni per gli uomini. Per questi ultimi, banditi ovviamente i pantaloni corti, abbigliati di scuro, preferibilmente nero, colore consigliabile anche quando non è espressamente previsto dal protocollo; è permesso, invece, incontrare il Papa indossando il costume tipico nazionale o regionale del proprio Paese.
Tornando alle donne, le prescrizioni per un’udienza papale prevedono che l’abito indossato sia nero e che copra le spalle, che le gonne siano di lunghezza tale da coprire le ginocchia e che le scollature siano minimali. Pur non essendo di una rigidità assoluta, le infrazioni “pesano” e fanno parlare. Anche la testa deve essere coperta da un velo, ugualmente nero, mentre sono da evitare le borse di grandi dimensioni e i gioielli appariscenti: è consentito un semplice filo di perle. Se non nero, l’abito deve essere almeno scuro, evitando il colore viola, perché nella liturgia questo colore è simbolo di penitenza.
Pur essendo consentita ora una maggiore libertà rispetto al passato, quando il Papa in Vaticano era ancora considerato un’entità molto più distaccata e lontana dal contatto popolare, le “infrazioni al protoccolo" non sono mancate in passato così come non mancano oggi! Raissa Gorbaciova nel 1989, accompagnando il marito Michail Gorbaciov Presidente allora dell’Unione Sovietica, incontrò Giovanni Paolo indossando un bell’abito rosso! Anche Mary Robinson e Mary McAlee, Presidenti della cattolicissima Irlanda, evitarono di indossare l’abito nero di rigore nei loro incontri con il pontefice. Una delle donne del passato più criticate fu Cherie Blair, moglie del primo ministro inglese Tony Blair, che nel 2006 si presentò di fronte a Benedetto XVI in bianco e senza velo! Restando in casa nostra, anche Clio Napolitano fece visita al Papa senza coprirsi i capelli.
                                     La famiglia reale del Lussemburgo dal Papa
Si, amici, in udienza dal Papa l’abito bianco è riservato solo alle regine e alle mogli dei Re cattolici, solo esse, quindi, possono presentarsi in udienza dal Papa in abito bianco lungo, e non nero come sarebbe previsto. Insomma, un privilegio riservato in Vaticano a poche donne!  Secondo un’interpretazione rigorosa, questo privilegio non spetterebbe alle principesse di Monaco e del Liechtenstein, ma Charlene, moglie di Alberto di Monaco, andò in visita da Benedetto XVI con un abito bianco corto.
Per gli uomini, invece, è di rigore come detto l’abito scuro, a meno che non si indossi, come detto prima il costume tipico nazionale o regionale del proprio Paese o l'uniforme. Il protocollo, amici, come accennato prima, non termina con le regole sull’abbigliamento. Anche una volta arrivati davanti al Santo Padre correttamente abbigliati, bisogna usare ulteriori regole comportamentali che è meglio conoscere. Per esempio, per avvicinarsi a Lui è necessario attendere il gesto del cerimoniere o del prelato; inoltre, mai rivolgere per primi la parola al Papa, ma attendere un suo cenno di saluto o una sua domanda.
È importante anche tenere le distanze: è ritenuto sconveniente avvicinarsi eccessivamente al Papa e l’etichetta vieta addirittura di toccarlo, a meno che, naturalmente, non sia lui ad avvicinarsi. Quando si va in udienza è possibile portare dei doni al Papa e non è necessario che questi siano oggetti di valore. Per esempio, San Josemaria Escrivà de Balaguer portò in dono a Paolo VI una cassetta di arance.
Cari amici, la vita è fatta di regole e il bon ton prevede che esse vengano sempre rispettate: fa parte del gioco! E non pensiate che valgano solo nel caso del Papa, massima autorità della Chiesa Cattolica! Dress Code similari e regole di comportamento sono previste anche nelle cerimonie laiche con i vari capi di Stato, come ad esempio alla presenza del nostro Presidente della Repubblica. Non è raro, comunque, vedere in TV volazioni eclatanti: anche parlamentari di rango spesso evitano di rispettare le regole dol bon ton,  partecipando in modo scorretto a cerimonie con la presenza del capo dello Stato. Come per eempio possiamo vedere nella foto a lato, indossare in prima fila un bel paio di jeans alla moda, ovvero già schiariti. Insomma, in modo maligno si può pensare che chi lo fa intenda distinguersi per far parlarre di se, diventando una specie di “mosca bianca”!
Che dite, il dubbio è solo se si sia trattato di messaggio criptico, oppure di una specie di mania di protagonismo... Ognuno lo interpreti a modo suo.
A domani.
Mario


Nessun commento: