Oristano
24 Febbraio 2017
Cari amici,
Nei primi anni
Cinquanta del secolo scorso, dopo la fine della seconda guerra mondiale, Indro
Montanelli ebbe a scrivere sulle pagine del Corriere della Sera che “solo
i sardi sanno cosa abbia rappresentato per l’Isola la liberazione dal flagello
della malaria”, commentando la vittoriosa lotta condotta dagli
americani in Sardegna per sconfiggere la malaria, una malattia per secoli considerata
‘un male incurabile’ e che portò alla tomba un numero notevole di sardi,
impotenti a difendersi, con i rimedi fino ad allora disponibili.
Ci aveva provato anche
il fascismo, nei primi anni dell’ascesa al potere, quando per rendere fertili
terre paludose bonificò quella landa desolata, posta tra Terralba e Oristano,
creando un nuovo insediamento che inizialmente prese il nome di Mussolinia, modificato poi in Arborea; allora in tanti ‘caddero’ vittime della pericolosa zanzara
anofele (genere Anopheles Meigen, 1818), portatrice del morbo che regnava
indisturbato nelle nostre terre acquitrinose.
La ‘salvezza’, se così
la possiamo chiamare, arrivò però solo dopo la fine della seconda guerra
mondale, ad opera degli americani che con un innovativo progetto di
annientamento della malefica zanzara, ingaggiarono una vera guerra contro il
pericoloso insetto, riuscendo ad eradicarlo dall’Isola. Fu un grande successo, che cambiò
il volto della Sardegna, liberata da un male che l’aveva tormentata per molti
secoli
Con grande piacere oggi
riporto qui, integralmente, la bella riflessione del mio amico Beppe Meloni, profondo
conoscitore della nostra storia, che in un suo ‘pezzo’ dal titolo “Quella
crociata di Mister Logan, nella Sardegna del secondo Dopoguerra”, riepiloga con
dovizia di particolari questa straordinaria e difficile ‘guerra’ scatenata
contro il malefico insetto. Eccolo.
“Quella crociata di Mister Logan, nella Sardegna del secondo
Dopoguerra”.
di Beppe Meloni.
Fa onore alla storia di
questa città la foto di gruppo che correda il racconto sulla splendida
battaglia di civiltà contro la malaria, combattuta e vinta da quella Sardegna
coraggiosa che usciva settant’anni fa dal Fascismo e dalla guerra. Non a caso
lo scrittore Indro Montanelli affermava sulle pagine del Corriere della Sera
che “solo i sardi sanno cosa abbia rappresentato per l’Isola la liberazione dal
flagello della malaria”.
Quando nel Settembre
del 1943 le truppe tedesche abbandonano l’Isola, il problema della malaria è
ancora molto grave e tutto da risolvere. Il conflitto sta per finire e si
annuncia un dopoguerra molto pesante e difficile, fatto di miseria, povertà e
isolamento. Non c’è da stare molto allegri: c’è solo da rimboccarsi le maniche
nell’opera di ricostruzione materiale e morale di un Paese sconfitto. Per di
più i tedeschi, nella ritirata verso la Corsica hanno deliberatamente allagato
alcune zone della Sardegna, dando luogo così a una grave recrudescenza
dell’epidemia malarica. Nel 1946 vengono denunciati ben 74643 casi di malaria
in una Sardegna dove i trasporti pubblici sono inesistenti e dove si registra
una gravissima carenza di viveri e medicinali. E solo con l’arrivo degli
Alleati Anglo-americani la situazione viene messa sotto controllo. Ma il
chinino e l’applicazione del “verde di Parigi” come larvicida non bastano più.
Per fortuna arriva il
DDT, una delle “meraviglie chimiche” della seconda guerra mondiale. E l’UNRRA (
United Nation Relief and Riabilitation Administration) approva il progetto di
controllo della malaria nell’Isola, che verrà realizzato dal governo Italiano e
dalla Fondazione Rockefeller, con lo stanziamento di 400.000 dollari e
15.000.000 di lire italiane. Un progetto
che verrà realizzato da un ente speciale dipendente dall’Alto Commissario
Italiano per l’Igiene e la Sanità. Nell’estate del 1946, per di più, si deve
far fronte ad una grande invasione di cavallette, con danni immensi ai raccolti
e conseguente scarsità di alimenti in una regione già prostrata dalle vicende
belliche.
Arrivano
dall’Inghilterra grazie all’UNRRA grosse quantità di insetticida (Esacloruro di
benzene) e entra in funzione l’ERLAAS (Ente regionale per la lotta
antianofelica in Sardegna), un esercito di nuovi assunti, che sarà una
consistente valvola di aiuto per l’occupazione. Nell’inverno 1947 parte la
prima campagna anti-alate, e l’Alto Commissario per la Sardegna, il generale Pietro
Pinna di Pozzomaggiore, si impegna in prima persona mettendo a disposizione
dell’ERLAAS il suo staff e i pochi mezzi di cui dispone. Si procede
all’assunzione del personale in tutta l’Isola e dopo i primi addestramenti dei
Capi-squadra parte la grande avventura dell’ERLAAS che durerà fino al 1950.
Oltre trentamila sardi e moltissimi oristanesi hanno operato brillantemente in
tutta la Sardegna, contribuendo a vincere questa sacrosanta battaglia di
civiltà che ha fatto onore alla nostra Regione.
Un bellissimo libro di
oltre quattrocento pagine e belle foto a cura di John A. Logan, sovrintendente
nell’Isola dell’ERLAAS, ha raccontato alle nuove generazioni con dovizia di
particolari e di immagini d’epoca la più grande battaglia di civiltà.
Combattuta e vinta dall’ERLAAS e dalla Fondazione Rockefeller. Una battaglia
che ha segnato la scomparsa della malaria nella Sardegna di quegli anni
lontani.
Beppe Meloni
^^^^^^^^^^^
Una bella "storia vera", cari
amici, che nessuno di noi dovrebbe dimenticare. Oristano ha dedicato alla
Fondazione Rockefeller un bel viale.
A domani.
Mario
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