Oristano 14 maggio 2020
Cari amici,
Che il Coronavirus, oltre
la terribile mazzata sulla salute che ha fatto e sta continuando a fare danni
sanitari incalcolabili con un numero impressionante di morti che non accenna a
diminuire, avrebbe creato danni ingenti anche dal punto di vista economico è
apparso chiaro fin dal primo momento dell’espandersi della pandemia. Le aziende
dopo il forzato Lockdown sono allo stremo, e anche se inizia a intravvedersi la
ripresa dell’attività produttiva, questa dovrà avvenire necessariamente con necessarie e costose modifiche strutturali (cambi epocali) all’interno delle aziende, che comporteranno fior di
investimenti che non tutte sono in grado di affrontare.
Il Governo in carica,
dopo aver cercato con l’Europa un difficile dialogo per avere sostegno e
supporto in un momento così difficile, sia per la salute che per la nostra
economia, si sta ingegnando per trovare le necessarie soluzioni anche se parecchio
costose, se vorrà vedere davvero l’Italia riprendersi in tempi brevi e competere
nuovamente ad armi pari con gli altri agguerriti concorrenti.
Tra le misure ideate dal
Governo per venire incontro alle numerose problematiche delle aziende, una appare abbastanza importante: la riduzione delle ore di lavoro del personale. Riduzione resasi necessaria per rispettare le nuove misure da adottare (a partire dal distanziamento sociale) per
evitare ulteriori contagi. La proposta appare particolarmente interessante in quanto i lavoratori, a fronte della riduzione delle ore di lavoro, manterrebbero lo stesso trattamento economico precedente. Insomma potremmo presto arrivare ad
abbattere il muro delle classiche 40 ore settimanali.
Ad annunciare il
provvedimento è stato il Ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, che ha così
commentato la proposta: "Considerata la necessità delle aziende di
garantire il distanziamento dei lavoratori dipendenti, oltre all’ulteriore difficoltà
di far svolgere il lavoro con l’utilizzo di protezioni (guanti, mascherine,
etc.), si è preso atto che sarà necessaria una riduzione sostanziale
dell'orario di lavoro, con una diversa turnazione del personale, e il Governo è
pronto a sostenere economicamente le aziende”.
La Catalfo ha poi confermato
che nel prossimo decreto di maggio la riduzione dell’orario di lavoro al
personale dipendente dovrà avvenire a “parità di salario”; "Tale
riduzione dovrebbe avvenire a salario invariato e con un contributo dello Stato
(da notare che questo sistema costerebbe allo Stato meno della CIG a zero
ore)", ha ribadito la Catalfo. “I contratti, stipulati con le
organizzazioni sindacali più rappresentative, possono convertire quota parte
delle ore in percorsi di formazione finanziati dal Ministero” ha aggiunto.
Il fondo di supporto economico
alle aziende verrebbe istituito presso il dicastero del Lavoro. In questo modo,
viene spiegato, "si riduce l'orario di lavoro senza avere decurtazioni
di stipendio né gravare l'impresa di ulteriori costi, e al tempo stesso si dota
il lavoratore di uno strumento di politica attiva che gli permette di acquisire
nuove competenze". Un intervento, insomma, tarato sulle esigenze
prodotte dall'attuale fase di emergenza.
L’attuale Ministro del
lavoro, anche prima che scoppiasse il Coronavirus, aveva già discusso con i
sindacati sulla possibile riduzione dell’orario di lavoro, a patto però che non
penalizzasse economicamente il lavoratore; la possibile riduzione di orario
poteva proficuamente essere dedicata alla formazione, in modo tale da far acquisire
al lavoratore nuove competenze e professionalità, privilegiando in particolare
i giovani. Favorevoli si sono dichiarate le organizzazioni sindacali.
La Cgil, dichiarandosi d'accordo, ha sostenuto che “una riduzione per legge dell'orario di lavoro a
parità di salario è certamente accoglibile, demandando poi agli accordi
nazionali sottoscritti dalle parti le modalità applicative", come ha affermato
la segretaria confederale della Cgil, Ivana Galli, commentando la proposta. Anche
la Uil ha condiviso la proposta, come ha spiegato il suo segretario generale
Carmelo Barbagallo.
Per attuare la proposta,
ora in corso di approvazione, servirà una norma che preveda l'integrazione
salariale da parte dello Stato, ma poi tutta la materia dovrà essere
regolamentata dalla contrattazione aziendale. Inoltre, sostengono i sindacati,
ai prossimi rinnovi contrattuali che tra non molto interesseranno oltre 10
milioni di lavoratori, il tema della riduzione dell'orario insieme a quello
della rimodulazione dell'organizzazione del lavoro potranno essere affrontati
congiuntamente.
Cari amici, il problema
della ripartenza, dopo questa stasi shoccante, prevederà davvero formule nuove di
organizzazione del lavoro, perché l’Italia, dopo lo shock sanitario, non può
essere perdente anche dal punto di vista della produzione e del lavoro.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento