Oristano 18 maggio 2020
Cari amici,
Che la tecnologia sarebbe
stata utilizzata come supporto per la risoluzione delle problematiche scatenate
dalle pandemie come il Coronavirus, non vi è era alcun dubbio, anche se a volte succede che uno strumento che nasce per risolvere un problema, diventa utile e viene poi
utilizzato con scopi più o meno confessabili. Il caso del “cane
elettronico”, di recente utilizzato a Singapore (una città con una indipendenza
particolare, tanto da essere definita una ‘città-Stato’), in funzione di
controllo per combattere il Coronavirus potrebbe essere un caso significativo, per questo ipotetico doppio scopo.
Da qualche giorno,
infatti, un cane robot privo di testa ma con tanti occhi elettronici incorporati, è stato sguinzagliato
nel parco più grande di Singapore, con il compito di far rispettare il
distanziamento sociale. Questo cane robot, realizzato dalla Boston Dynamics
(la Boston Dynamics è una società di ingegneria e robotica conosciuta in
particolare per aver progettato un Robot-quadrupede, Big Dog, con incorporato un software
molto realistico per l'esercito statunitense), muovendosi in lungo e in largo
per il parco, trasmette in modo convincente un messaggio registrato (con voce
femminile) per ricordare alle persone radunate nel parco di mantenere la
distanza di sicurezza.
Lo speciale Robot è stato
sguinzagliato nel parco dalle autorità con la funzione «incoraggiare» la gente a
mantenere un comportamento responsabile ai tempi del coronavirus; questo
cane-robot, seppure non abbai, con la sua robusta e rumorosa figura metallica, riesce ad intimorire le persone presenti nel parco,
avanzando sferragliando con un rumore inquietante e ripetendo in continuazione le
regole stabilite per il Lockdown. Si, amici, anche Singapore, che all’inizio
della pandemia fu elogiata, invidiata e presa a modello per la sua capacità di
contenere la diffusione del Coronavirus, ha poi dovuto adottare misure restrittive
di Lockdown, che per ora dureranno fino al 1° giugno.
A Singapore, nonostante il numero dei
decessi sia rimasto molto basso (20 su una popolazione di 5,6 milioni di
abitanti), il totale dei contagi rilevati ha toccato quota 22.460, fra i più
alti nel Sudest asiatico. In questa città il primo paziente di coronavirus fu individuato il 23 gennaio, lo stesso giorno in cui la Cina ammise l’estrema
gravità della sua situazione e pose Wuhan in quarantena. Singapore ha frequenti e importanti contatti con la Cina, tanto che scattarono subito le misure di protezione adottate dal suo eccellente sistema
sanitario, considerato di «primo mondo», già sperimentato ai tempi
della Sars.
In 13 settimane a
Singapore i contagi superarono le 10 mila unità; era la fine di aprile, e la preoccupazione era molto alta in quanto nelle ultime due settimane il numero dei contagi era
raddoppiato. La causa della veloce diffusione, scoperta purtroppo successivamente, fu individuata
presso la grande comunità dei lavoratori migranti a basso salario: oltre 300
mila, impiegati nei cantieri e servizi più umili della grande Singapore vera
«tigre economica» del Sudest asiatico. L’ultimo sabato di aprile furono
accertati 753 nuovi casi di coronavirus, di cui solo 9 di cittadini di Singapore, mentre il
resto erano di lavoratori stranieri; tutte persone che restano tutto il giorno sul
posto di lavoro e nel tempo libero vivono ammassate in dormitori alla periferia
della città che hanno contribuito a costruire.
Le strutture per i
migranti risultarono dunque i luoghi privilegiati del contagio. Il più grosso
agglomerato di dormitori, contava il 22% di tutti i casi di Singapore e,
sommando tutti i dormitori cittadini, si è arrivati a 19.000 casi di contagio
sui 22 mila circa totali. I 19.000 infetti rappresentavano il 6% della legione
di 300 mila migranti e la stragrande maggioranza dei contagi in città. Migliaia
di operai furono allora sgomberati e concentrati in dormitori galleggianti,
aree sportive e case popolari libere.
Resi in questo modo ancor
più invisibili i migranti, le autorità si sono preoccupate dei cittadini abbienti, quelli con
il passaporto di Singapore e degli stranieri che lavorano nella finanza e
nell’hi-tech; tutta gente abituata a socializzare quando esce dall’ufficio: pub e
locali notturni sono diffusi a Singapore quanto a Londra. In questa fascia sociale le autorità hanno cercato tutte le soluzioni
possibili per frenare e limitare al massimo la diffusione del virus.
Ed ecco, allora, che per
controllare il rispetto delle distanze sociali e degli assembramenti, è stato
mandato in campo il cane robot senza testa, spedito a pattugliare il parco
centrale (che è curato in modo maniacale dalla mano d’opera a basso costo
venuta da fuori). Il cane metallico in parola è equipaggiato con diverse telecamere, riprende scene in campo lungo per segnalare alla polizia eventuali
assembramenti, dando un'immagine reale delle diverse situazioni; è un cane-robot vero guardiano, anche se ingentilito da una voce femminile che diffonde in continuazione l’avviso di sicurezza, chiedendo in continuazione ai frequentatori dell’area verde
di restare ad almeno un metro di distanza per il bene di tutti.
Le autorità sembrano
felici della trovata e assicurano che Spot (questo il nome del cane-robot)
non immagazzina immagini dei volti di chi ha violato le regole di
distanziamento sociale, anche se i dubbi restano e le polemiche non mancano. Glenn Greenwald,
giornalista investigativo americano specializzato nelle inchieste sui sistemi
di intelligence, ha diffuso un video del cane-robot con questo commento: «Una
delle cose più raccapriccianti e distopiche che ho mai visto». Il
timore è che strumenti di questo tipo costituiscano la base per futuri
controlli dei cittadini con ben altri scopi.
Cari amici, per ora si
tratta di un esperimento che Singapore ha ritenuto di fare. Il cane-robot intanto,
giorno dopo giorno si aggira quotidianamente nel grande parco (è immenso, con un’area
di circa 3 chilometri nella zona di Bishan-Ang Mo Kio); si sposta agile e
veloce e anche ai più riottosi appare abbastanza inquietante; le sue capacità non
sono in discussione: il cane-robot risulta efficiente, per ora a quanto pare non individua
l’identità delle persone, ma semplicemente controlla che non si verifichino
assembramenti e che i presenti nel parco si tengano alla giusta distanza. Se l’esperimento
riuscirà probabilmente verrà utilizzato anche in altri parchi.
Amici, non credete anche
Voi che in futuro strumenti come questo possano diventare pericolosi, in quanto
utilizzabili per altri scopi ?
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento