Oristano 12 maggio 2020
Cari amici,
Ogni nostra giornata è
piena zeppa di decisioni da prendere: da quella più semplice quando ci stiamo
vestendo sulla scelta della camicia, della cravatta o delle scarpe da
indossare, alla più complessa, quando in ufficio il nostro compito ci porta a
decidere una concessione o un rifiuto. È il nostro cervello, costantemente
messi di fronte ad una scelta, che con un suo rapido ragionamento pesa le
variabili del pro e del contro, arrivando poi alla decisione finale. Ma come
avviene questo processo decisorio, in base a quali elementi viene presa la
scelta finale?
Secondo una recente
ricerca di neuroeconomia condotta dall'Università di Trento nei laboratori del CIMeC
(Centro Interdipartimentale Mente/Cervello, in
collaborazione con un gruppo francese (Laboratoire de Neurosciences Cognitives
et Computationnelles, Institut National de la Santé et de la Recherche
Médicale), circa i meccanismi cerebrali deputati alla scelta decisionale, il
cervello, nel valutare una scelta, adotta pesi e misure che cambiano a seconda
della conoscenza di ciò che si sarebbe potuto guadagnare o perdere in una
determinata situazione.
Lo studio in parola,
pubblicato sulla rivista "The Journal of Neuroscience", ha
utilizzato la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI) su un
gruppo di donne e uomini mentre prendevano delle decisioni, ed ha approfondito
il nesso tra informazione, consapevolezza e responsabilità di una scelta. "Il
risultato del nostro studio – hanno sottolineato i ricercatori - è la
prima dimostrazione sperimentale che il cervello non codifica il valore di una
scelta sempre allo stesso modo e offre una possibile spiegazione del perché la
capacità di prendere una decisione, migliori quando viene fornita maggiore
informazione".
A questo proposito
l’equipe, riferendosi proprio all’attuale situazione di pericolo che si corre
con la presenza del Coronavirus, ha confermato che la scelta se usare o meno la
mascherina, è condizionata dall’analisi che il cervello fa, tra rischi e
vantaggi. Il ragionamento sarebbe questo: "Se esco indossandola e non
mi ammalo e sono consapevole del rischio che ho corso (non indossandola avrei
potuto ammalarmi), ritengo di aver avuto un vantaggio che vale di più di quello
che avrei ottenuto se fossi rimasto sano non uscendo di casa o se mi fossi
ammalato per non averla indossata. Questo diventa un incentivo a utilizzarla in
modo convinto anche in futuro".
Amici, per il nostro
cervello, oberato dalle tante decisioni da prendere in continuazione (pressato da cuore e ragione) non è un
compito facile: è un onere che può, a volte, diventare così arduo da
trasformarsi in un peso stressante. Pensate, ad esempio, a situazioni come
questa: nel lavoro sono sempre stressato, che faccio, cambio lavoro o resto al
mio posto? Prendere decisioni importanti per il proprio futuro può trasformarsi
in un’impresa davvero ardua, vista la grave responsabilità che coinvolge
l’intera famiglia. Decidere significa scegliere, e il cervello sa che è un
compito immane, che dalle sfere cerebrali interesserà poi tutto il corpo con
reazioni a catena.
L’incertezza però, può diventare
anche punto di forza. Le neuroscienze ci dicono che un periodo
d’indeterminatezza e indecisione può rivelarsi ricco di creatività
intellettuale, purché sia momentaneo. Perché se non lo fosse, il rischio
sarebbe quello di restare intrappolati in una specie di stasi mentale che
finirebbe per convincerci che il nostro cervello è incapace di scegliere,
trasformando qualunque bivio esistenziale, anche il più insignificante, in un
dramma. E se la scelta migliore fosse prendersi la libertà, appunto, di scegliere?
Tocca a noi decidere.
Secondo uno studio
eseguito tempo fa negli Stati Uniti ed effettuato sui macachi, a governare le
nostre scelte è un numero relativamente piccolo di neuroni, la cui flessibilità
ci consente di utilizzare la stessa area cerebrale per operare scelte tra le opzioni
che ci troviamo davanti. La ricerca, guidata da Camillo Padoa Schioppa,
neuroscienziato alla Washington University School of Medicine di St. Louis, poi
pubblicata su Nature Neuroscience, ha evidenziato come a governare le
nostre scelte, potenzialmente infinite, sia un numero relativamente piccolo di
neuroni, in grado però di riorganizzarsi a seconda dei beni da valutare e
comparare.
Cari amici, i
neurobiologi hanno dunque dimostrato che chi sceglie lo fa mettendo in moto un’area
cerebrale particolare, posta nella corteccia prefrontale, un’area dove sono
collocate le nostre capacità di riflessione e di decisione. È una specie di
laboratorio interno al nostro cervello, capace di una valutazione funzionale, dove
vengono analizzate – grazie a calcoli e ragionamenti – sia le decisioni che le
successive conseguenze. A decisione presa faranno seguito le emozioni, derivanti
dal risultato: gioia oppure rimpianto o delusione, tutto dipenderà dall’esito,
favorevole o no, in conseguenza della scelta fatta, senza ovviamente conoscere
cosa sarebbe successo se avessimo deciso diversamente.
Insomma, torniamo sempre
al grande William Shakespeare ed al suo Amleto: “Essere, o non essere,
questo è il dilemma!”, e non sapremo mai, comunque, come sarebbe andata se
la scelta magari fosse stata l’esatto contrario…
A domani, amici!
Mario
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