sabato, maggio 30, 2020

I PRO E I CONTRO DI IMMUNI. L’OPINIONE DI MAURIZIO MURRONI DOCENTE DI “SISTEMI DI TELECOMUNICAZIONE” ALL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI E DI MASSIMO FARINA, DOCENTE DI "DIRITTO DELL'INFORMATICA" E DI "INFORMATICA FORENSE" NELLO STESSO ATENEO.


Oristano 30 maggio 2020

Cari amici,

Ormai stiamo per arrivare al dunque: il Ministero dell’innovazione ha già messo in rete tutta una serie di informazioni (oltre venti screenshot) sulla App anti Covid "Immuni". Negli screenshot, dettagliate informazioni di come si attiva e come funziona questa particolare App, studiata per rilevare le fonti dei possibili contagi. Si inizia quindi a “Svelare” la 'faccia' di Immuni, dallo start dell'applicazione fino all'alert di "rilevato contatto con una persona positiva al Covid 19". Secondo quanto comunicato da Pierpaolo Sileri, Viceministro della Salute, "L’App immuni sarà disponibile tra 10-15 giorni, quindi per i primi di giugno; lo strumento rientra in una riorganizzazione della medicina territoriale e della medicina preventiva: è un tracing importantissimo e quando sarà attivo darà ulteriori informazioni su tracciamento e diffusione della malattia".
Sarà pur vero quanto viene dettagliatamente evidenziato negli oltre venti screenshot, ma la gente non è convinta: in gran parte ha paura che i propri dati personali, attivando questa particolare App, vengano diffusi anche in modo improprio, creando situazioni certamente poco simpatiche. Anche se Vittorio Colao, capo della task force incaricata dal Governo di coordinare la Fase 2, ha garantito di recente che non c'è alcun pericolo, in quanto il sistema scelto non è quello centralizzato, ma quello decentralizzato, la gente non si fida. Le rassicurazioni date appaiono poco chiare e soprattutto poco certe, a partire dai limiti che il sistema già pare mostrare. 
Il primo limite è l’utilizzo del sistema Bluetooth. Ecco un esempio che può aiutare a chiarire. Ipotizziamo che un soggetto che ha attivato la App salga su un autobus. Se dovesse contrarre il virus, il suo smartphone potrebbe riconoscere come contatti persone che sostavano alla fermata del pullman, seppure separate da lui da un vetro; queste decine di persone potrebbero dunque essere costrette alla quarantena pur non avendo corso alcun pericolo. Stessa storia per esempio in un supermercato; anche qui si incrociano molte persone (decine e anche di più) a breve distanza, così come in un ufficio postale e in una strada trafficata. Il pericolo, quindi, è quello che gli esperti definiscono "pesca a strascico" che creerebbe solo problematiche. 
Che dire poi dell’efficacia reale del sistema, che risulterebbe valido solo se fosse scaricato da almeno il 60% degli italiani? Una missione questa al limite dell'impossibile, giacché come ha spiegato Stefano Zanero (che al Politecnico di Milano insegna materie attinenti alla sicurezza informatica) solo la app più diffusa, WhatsApp, raggiunge quelle percentuali, mentre Facebook, per esempio, risulta scaricata nei telefoni di meno della metà degli italiani. E i dubbi, amici, in realtà non finiscono qui. 
Che fare allora per sciogliere i dubbi? Per meglio chiarire, per capirne di più sul problema, sono stati consultati due esperti qualificati: Maurizio Murroni, docente di Sistemi di Telecomunicazione per la laurea magistrale in Ingegneria delle Tecnologie per Internet dell'Università di Cagliari, e Massimo Farina, docente di "Diritto dell'Informatica" e di "Informatica Forense" nello stesso corso e coordinatore del laboratorio "ICT4Law&Forensics" del dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell'ateneo cagliaritano. Nelle loro complete e lunghe disquisizioni è stato fatta un’analisi critica del nuovo prodotto, che, perdonate le mie modeste capacità, ho cercato di sintetizzare su questo blog.
Secondo Maurizio Murroni "L'obiettivo delle app di ‘contact tracing’ è quello di fornire uno strumento di ausilio agli epidemiologi per poter risalire la catena di contatti che un eventuale positivo può aver avuto (…); "le app proposte presentano però, almeno nel contesto europeo, la caratteristica comune di affidarsi alle funzioni di prossimità fornite dalla tecnologia Bluetooth per determinare l'avvenuto contatto fra le persone. E questo, al di là degli algoritmi implementati dalle singole app, di cui peraltro solo in alcuni casi sarà possibile avere il codice sorgente e quindi poterci vedere chiaro, potrebbe essere un primo punto di debolezza del sistema (…)".  
Murroni ha poi così continuato: "Faccio degli esempi: probabilmente uno scenario in cui due persone conversano sedute su una panchina in un parco è uno scenario semplice per l'app", mentre una situazione in cui un utente del servizio pubblico si trova seduto sul lato destro del bus e si approssima a una fermata nella quale sono presenti uno o più utenti che attendono (e che non necessariamente saliranno sullo stesso bus), è una situazione di maggior criticità. Non sono sicuro che il vetro o la struttura del bus siano in grado di schermare il segnale, generando quindi la possibilità di riconoscere, come contatti, degli utenti che non sono in realtà mai entrati in contatto con il soggetto sul bus. Si immagini poi tutta la catena che verrebbe erroneamente a determinarsi fra gli utenti alla fermata e a tutti i loro successivi contatti (…)”. Un guazzabuglio difficile da sbrogliare, anzi praticamente inutile e pericoloso, in quanto la situazione descritta può verificarsi in tante altre situazioni.
Quanto ai nodi della privacy, invece, secondo Massimo Farina si può fare riferimento a quello che i giuristi definiscono "bilanciamento di principi e di valori". "Per il caso di specie – ha spiegato il professore di Diritto dell'Informatica - vorrei far notare che a casa nostra la ‘privacy’ non è un diritto secondario ma primario, e questo è un dettaglio che non può essere mai dimenticato (…). Valutando le poche informazioni che si hanno a disposizione, sembra che la app sia coerente con le indicazioni europee, tuttavia, riferendomi ad esempio al fatto che la tecnologia scelta per il tracciamento ha un raggio di azione molto più ridotto di altri sistemi, chissà se risulterà efficace per lo scopo che si intende raggiungere; inoltre non illuda il fatto che i dati risiedono sul telefonino e non su un server centralizzato, in quanto, non è detto che per questo siano realmente al sicuro". 
Gli interrogativi e i pericoli prima richiamati, sono reali, tanto che il professor Farina ha ulteriormente commentati: "dal punto di vista giuridico, credo che il primo grande interrogativo da porsi sia relativo all'efficacia dell'app per il raggiungimento dello scopo: il tracciamento tramite monitoraggio dei cittadini, ad oggi, è effettivamente uno strumento la cui efficacia (utilità, adeguatezza e appropriatezza) può essere scientificamente provata? Solo con una risposta positiva a questa domanda può affermarsi che la scelta è legittima”. 
Cari amici, concordo con i professori Murroni e Farina sulle loro non poche perplessità sull'App Immuni. In realtà è un po’ tutto il mondo scientifico e quello degli esperti in telecomunicazioni, a nutrire dubbi e perplessità sull'efficacia di Immuni, circa il raggiungimento dello scopo attraverso l'utilizzo della tecnologia Bluetooth. In assenza di dati certi circa l'effettiva rispondenza di questo strumento per il raggiungimento dell'obiettivo, lo sforzo in atto potrebbe rivelarsi tanto inutile quanto deleterio e pericoloso per gli stessi cittadini che invece vorrebbe proteggere. 
Ecco perché, a mio avviso, saranno ben pochi i cittadini che volontariamente installeranno questa App sul loro telefonino, con percentuali davvero molto modeste!
A domani, amici.
Mario

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