Oristano 15 maggio 2020
Cari amici,
Con l’arrivo del
Coronavirus anche in Argentina, il caos finanziario ha raggiunto il suo
culmine: il 22 aprile scorso, il Paese sudamericano non è stato in grado di
rimborsare agli investitori internazionali una cifra consistente: ben 500
milioni di dollari. È partito così il conto alla rovescia di 30 giorni, prima che possa venire dichiarato il default ufficiale. Il Paese sudamericano intanto,
con un decreto ha rinviato al 2021 il pagamento di circa 10 miliardi di dollari
fra interessi e capitale. Il governo mira però a un differimento più ampio: al
2023 per la ripresa dei pagamenti.
“Buenos Aires non sarà in
grado di ripagare i debiti nei prossimi giorni”, ha annunciato il ministro
dell’economia argentino Martín Guzmán. Se il mancato pagamento verrà ufficializzato, per l’Argentina
sarà il nono default, anche se non il più pesante (come quello da 100 miliardi
di dollari del 2001). Tre gruppi di creditori, ognuno dei quali raggruppa circa cento
detentori di bond argentini (che insieme detengono circa l’80% del debito estero
del Paese), hanno annunciato di aver rifiutato la proposta di ristrutturazione
del debito presentata da Buenos Aires, giudicandola non all’altezza delle loro
attese, in quanto il taglio è stato giudicato «spropositato» e «ingiustificato».
Ora, nel periodo «di
grazia» di trenta giorni, garantito dai regolamenti internazionali, il Governo
argentino dovrà trovare un accordo con gli obbligazionisti ed evitare così il
crack. Teoricamente ci sarebbe quindi tempo fino al 22 maggio, ma di fatto
l’intesa o la rottura con i creditori appare già scontata. La
ristrutturazione del debito argentino riguarda bond per circa 69 miliardi di
dollari, relativi a cinque prestiti obbligazionari in dollari e cinque
denominati in euro, con scadenza tra il 2020 e il 2047, includendo anche i 23
miliardi già ristrutturati nel 2005.
La proposta del ministro
delle Finanze Martin Guzman, che in un’intervista al giornale Clarin ha
dichiarato che «l’Argentina vorrebbe ripagare i debiti, ma non ne ha la
capacità», comprende una moratoria di tre anni oltre a un taglio del 62% sugli
interessi dovuti (circa 37,9 miliardi di dollari) e del 5,4% (pari a 3,6
miliardi di dollari) sul capitale.
Il Presidente Alberto
Fernandez aveva sollecitato il Fondo Monetario Internazionale a una rinegoziazione
del prestito, già all’indomani della sua vittoria alle presidenziali di ottobre
2019, dopo che la Banca Centrale aveva bruciato un terzo delle riserve per
cercare di difendere il peso argentino. La
ristrutturazione incide molto sugli interessi (non verrebbero pagati fino al
2022, per poi passare nel 2023 allo 0,5%) più che sul capitale, ma per
l’ennesima volta ne va della credibilità del Paese.
Sul piede di guerra ci
sono investitori (asset manager) come BlackRock, Fidelity, Ashmore, T Rowe
Price, AllianceBernstein, Wellington Management; a febbraio il Fondo Monetario Internazionale
aveva lanciato l’allarme: il debito argentino era arrivato a livelli
insostenibili, per cui chiedeva ai creditori privati di fornire un “contributo
significativo” per porre fine alla crisi finanziaria del Paese.
A tutto questo si è poi aggiunto, all’improvviso,
il terribile problema della pandemia da Coronavirus. Già prima dello shock
pandemico però, il Governo di Alberto Fernandez stava lavorando alla
rinegoziazione dei termini di rimborso con i detentori di circa 100 miliardi di
dollari di obbligazioni; contemporaneamente, stava anche dedicandosi alla
ristrutturazione del pacchetto di salvataggio da 57 miliardi di dollari del
Fmi.
Lo stesso ministro Guzmán
ha ritenuto di affermare: «La Repubblica argentina conferma la sua
disponibilità a pagare, seppure condizionata dal gravissimo problema della
pandemia del COVID- 19, cercando nel quadro dei contratti esistenti, di trovare
un profilo di indebitamento sostenibile per il Paese, tale da consentire un
percorso di crescita sostenibile a medio e lungo termine, in grado di migliorare
la capacità di rimborso futuro». Insomma,
il Governo sta dicendo ai creditori che devono dare la possibilità
all’Argentina di tornare a crescere per poter essere in grado di pagare il
proprio debito internazionale.
Cari amici, credo che l'esempio dell'Argentina debba far riflettere tutti i Paesi, compreso il nostro. Il grandissimo sforzo che l'Italia sta facendo in questo momento non è certo esente da rischi! I 55 miliardi di euro che, ripetendo le parole del Presidente del Consiglio Conte, equivalgono a due manovre finanziarie, aumentano in modo "insostenibile" il già enorme peso del debito pubblico che il Paese ha verso i suoi investitori, in gran parte esteri. Senza quel sostegno che abbiamo chiesto all'Europa e che pare non arrivi, siamo sicuri di riuscire a restare a galla? Se l'economia non si riprenderà in tempi brevi, che ne sarà delle nostre aziende e degli operai senza lavoro? In che modo lo Stato, con entrate tributarie in caduta libera, potrà far fronte agli impegni ed ai debiti accumulati? Io non voglio fare l'uccello del malaugurio, ma, credetemi, sono serissimamente preoccupato! Purtroppo, è dimostrato, i miracoli difficilmente avvengono, anche perché manca la bacchetta magica...
Cari amici, credo che l'esempio dell'Argentina debba far riflettere tutti i Paesi, compreso il nostro. Il grandissimo sforzo che l'Italia sta facendo in questo momento non è certo esente da rischi! I 55 miliardi di euro che, ripetendo le parole del Presidente del Consiglio Conte, equivalgono a due manovre finanziarie, aumentano in modo "insostenibile" il già enorme peso del debito pubblico che il Paese ha verso i suoi investitori, in gran parte esteri. Senza quel sostegno che abbiamo chiesto all'Europa e che pare non arrivi, siamo sicuri di riuscire a restare a galla? Se l'economia non si riprenderà in tempi brevi, che ne sarà delle nostre aziende e degli operai senza lavoro? In che modo lo Stato, con entrate tributarie in caduta libera, potrà far fronte agli impegni ed ai debiti accumulati? Io non voglio fare l'uccello del malaugurio, ma, credetemi, sono serissimamente preoccupato! Purtroppo, è dimostrato, i miracoli difficilmente avvengono, anche perché manca la bacchetta magica...
A domani.
Mario
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