Oristano
30 Aprile 2018
Cari amici,
Termino i post di
questo mese di Aprile con un piacere particolare: quello di riportare sul blog che
finalmente la Sardegna e il suo popolo hanno un inno ufficiale che ci
rappresenta tutti! Dopo non poca attesa, discussioni a non finire, la scelta è
stata fatta! E' stato scelto l’inno “Su patriotu sardu a
sos feudatarios” (molto più noto come “Procurade e’ moderare”), scritto dal
nobile magistrato di Ozieri, Francesco Ignazio Mannu.
Il Consiglio regionale con
apposita legge (primo firmatario Pietro Cocco, Pd) lo ha appena approvato, seppure non all'unanimità, con
qualche astensione (i voti favorevoli sono stati 32, mentre si sono astenuti i
consiglieri dei gruppi Sardegna, Forza Italia e Riformatori sardi), adottandolo
come l’inno ufficiale della Sardegna. Lo ha fatto in un giorno particolarmente
significativo per l’Isola: quello delle celebrazioni de "Sa die de Sa Sardigna", la Giornata del popolo sardo,
che il 28 di Aprile di ogni anno festeggia la ricorrenza della cacciata dei
piemontesi durante i moti antifeudali del 1794.
La decisione sulla scelta
dell’inno da adottare ufficialmente non è stata semplice; in campo a contendersi
la vittoria vi erano altri due inni, anch’essi particolarmente noti e amati dai
sardi. La terna, infatti, comprendeva anche l’inno "Dimonios", baluardo della Brigata Sassari, composto dal
capitano macomerese Luciano Sechi nel 1994, e l’inno "No potho reposare", testo d'amore scritto nel 1915
dall'avvocato di Sarule Salvatore Sini e musicato da Giuseppe Rachel.
La scelta in realtà è
stata davvero difficile, considerata la bellezza e la validità dei tre inni. In Consiglio regionale il gruppo dei Riformatori aveva
persino lanciato l'idea di coinvolgere il popolo sardo nella scelta, cosa che
si sarebbe potuta ottenere con una consultazione popolare. "Coinvolgere le scuole, il
mondo accademico, l'intera società sarda in una grande riflessione collettiva rappresenterebbe
una spinta potente in termini di rafforzamento di quell'orgoglio di
appartenenza oggi così tenue", aveva ribadito Michele Cossa,
precisando che la decisione non doveva diventare una scelta caduta dall’alto,
insomma, "un mero affare di palazzo". Anche altri gruppi consiliari avrebbero
preferito qualcosa di nuovo per il canto dei sardi. Alla fine, però, la
commissione Autonomia ha dato il via libera alla proposta Cocco.
Che la Sardegna ambisse
e “avesse titolo” per reclamare un inno proprio, un canto che potesse sempre e
dappertutto essere un orgoglioso ‘riconoscimento’ identitario, non vi è ombra
di dubbio! La Sardegna è storicamente un popolo a se stante, che può essere
definita una “nazione, seppure senza essere uno Stato”. Ecco il perché, il
motivo principale, per cui il popolo sardo necessitava di un inno tutto suo,
che marcasse la sua diversità il suo essere un “popolo-nazione”.
Amici, la forza di un
canto è un collante davvero eccezionale, e i sardi un canto che fosse ‘solo loro’ lo hanno sempre cercato. Analizzando
il passato possiamo trovarne diversi: da “Cunservet Deus su Re” (1842) ai tre
prima in competizione per diventare inno ufficiale; tutti “canti della sardità”
che, seppure per differenti ragioni, storiche, politiche, sociali, religiose, suscitano
emozioni profonde tra i sardi e possono testimoniare l’orgoglio di
appartenenza, ovvero la nostra identità.
Sardità che permea anche
ogni sardo che, per le ragioni più svariate, è costretto a lasciare l’Isola. I sardi
si sentono sempre indissolubilmente legati, entro e fuori dall’Isola; è il
richiamo delle loro radici, della loro storia, della loro cultura, delle loro
tradizioni. Basta guardare un sardo che, ovunque si trovi, alla prima occasione
che si presenta, toglie fuori dalla tasca la bandiera dei 4 mori (tenuta sempre
addosso, religiosamente custodita) sventolandola con orgoglio, certificando in
questo modo la sua sardità e il suo profondo senso di appartenenza. Allo stesso
modo, ora, l’inno sardo ufficiale sarà un ulteriore, potente, elemento
simbolico, che darà maggior forza a questo sentimento di unità e di coesione.
Cari amici, a venticinque
anni dall'istituzione de Sa Die de sa
Sardigna, un altro tassello importante, che certifica ufficialmente la
nostra orgogliosa appartenenza alla Sardegna, si è aggiunto. Noi sardi, ora, abbiamo
e possiamo cantare il nostro inno solenne: Procurade
e’ moderare Barones sa tirannia! Monito
rivolto ieri ai dominatori piemontesi, oggi indirizzato ai nuovi conquistatori
dell’Isola, che, seppure sotto altra veste, pensano ancora alla Sardegna come la Colonia del passato.
A domani, amici.
Mario
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