Oristano
14 Aprile 2018
Cari amici,
Che ogni forma d’arte
sia sinonimo di Cultura (con la C maiuscola) è cosa ben risaputa, e non sono certo io il primo a dirlo! La
nostra sonnacchiosa Oristano, però, è da tempo che continua a restare adagiata
in quel “dolce far niente”, antitesi dell’attivismo, della curiosità e della
ricerca culturale. In passato, tanto per fare un esempio, qualche viaggiatore
di passaggio definì alcuni personaggi della Oristano di allora, mollemente
adagiati in Piazza Roma mentre stavano ad osservare il trascorrere del tempo
per lunghe ore in ozio, come “Oreris”
(letteralmente, “trascorritori di ore”, ovvero nullafacenti). Di recente, però, anche ad Oristano pare
intravvedersi, quasi sbucando dalle tenebre, qualche sprazzo di luce culturale.
Fautore di questo
tentativo di risveglio, di questa iniezione di vitalità, Roberto CAU, General Manager della Casa Editrice E.P.D.O. di
Oristano, specializzata nella realizzazione di libri artigianali d’arte. Dopo
aver riunito intorno a se diversi autori di opere di ogni tipo (dalla scrittura
alla poesia, dalla pittura alla scultura), ha iniziato a premiare i più attivi,
ideando e realizzando per loro un personale “Attestato Culturale”, quale riconoscimento dell’impegno mostrato,
del valore personale e dello stimolo culturale dato all’esterno, nell’intento
di ricreare anche ad Oristano un polo culturale da tempo assente. Insomma,
un’idea geniale quella di Roberto, che sicuramente riuscirà a dare stimoli
positivi a giovani e meno giovani.
Ebbene, in questo rinnovato
contesto, dopo aver già provveduto a premiare diversi nominativi d’eccellenza,
Venerdì scorso altri due personaggi si sono aggiunti ai precedenti: sono stati
premiati Antonio Marchi e Angelo Fodde. Due figure entrambe strettamente legate
al mondo della pittura, seppure in modo molto diverso. La cultura, cari amici, è diversità e non uniformità! L’artista,
qualunque sia il linguaggio usato per esprimersi, è un personaggio eclettico,
fuori dagli schemi consueti: sotto certi aspetti uno che gli schemi li rompe, li
frantuma, partendo dal solito per arrivare a qualcosa di “diverso”, percorrendo
vie nuove. Ebbene, anche Antonio e Angelo, seppure legati dall’arte pittorica,
vivono nei meandri di mille diversità. Per meglio conoscere questi due
personaggi, ecco un loro breve curriculum.
ANTONIO
MARCHI
Antonio Marchi è nato a
Oristano il 10 aprile 1945. A soli 11 anni, ragazzo curioso e amante della
pittura e della ceramica, diventa allievo del pittore Carlo Contini e del
ceramista Antonio Manis, presso la Scuola d’arte Ceramica di Oristano. A poco
più di 18 anni, nel 1963 partecipa per la prima volta ad una collettiva di
pittura. Nel 1964 si diploma Maestro d'arte e ceramista all'Istituto d'Arte di
Oristano, dove inizia subito ad insegnare. Insegnamento di Disegno e Storia
dell'Arte che proseguirà nelle scuole medie inferiori e superiori dell'isola
fino al 1986; successivamente progetta e insegna in Corsi di Formazione e di aggiornamento.
Una delle sue grandi
passioni, però, è il teatro, in particolare gli allestimenti scenici. Nel 1976
si avvicina al Teatro Sardo, diventa collaboratore del Commediografo Oristanese
Antonio Garau, curando gli allestimenti scenografici e passando successivamente
alla regia. Oggi Antonio Marchi è rimasto uno dei pochi, fedeli, seguaci di
Antonio Garau, oltre che essere il suo più grande conoscitore. Un’amicizia,
quella col commediografo, che gli consentì una costante frequentazione del
maestro. Un giorno, per esempio, ha raccontato che Garau, durante uno dei
frequenti incontri a pranzo con Lui e con altri amici in trattoria, riuscì –
mentre erano a tavola - con un curiosissimo gioco di sguardi, a mettere in
soggezione ed in seria difficoltà e confusione il cameriere, seppure senza
profferire parola alcuna, suscitando grande ilarità tra i commensali e
soprattutto tra i suoi amici a tavola, che unitamente agli altri presenti si
scatenarono in grandi e fragorose risate.
Un incontro, però, fu
per Lui sicuramente determinante, anzi fatale: quello con i Burattinai Ferrari
di Parma, perché fece nascere in lui una nuova passione “travolgente”, quella
per il Teatro dei Burattini. Nel 1978, dopo una mostra di pittura dedicata
esclusivamente ai burattini, iniziò a realizzarli personalmente, realizzando
con questi uno lo spettacolo “Su Pibiri Sardu”, il primo con burattini che
parlavano in sardo.
Con la moglie Teresa ha
costituito la Compagnia Baracca e Burattini, mettendo in scena diverse opere:
Cappuccetto Rosso, Pinocchio, La Bella Addormentata, Albarosa, I tre Porcellini
a Belvì, Gli Spaventapasseri, Ziu Bakis, i Fenici e i Romani utilizzando fiabe
note o scrivendosi le trame. Nel 1996 scrive e illustra il libro Il Copione
Illustrato, un manuale per la costruzione delle burattino-marionette.
Burattini-Marionette
che usa anche a scopi sociali. Per parlare del diabete, per esempio, durante
una conferenza internazionale di medici, scrive e mette in scena Su Dattori
Cibudda, con una particolare interazione tra attori e burattini. Con lo stesso tipo di interazione viene
rappresentato Preparendi Pibiri Sardu.
Per mantenere vivo
l'interesse sulle commedie di Antonio Garau ha costituito il Centro Documentale
Antonio Garau. Appassionato e studioso della Sartiglia, nel 1987 realizza un manifesto
premiato a livello internazionale Gli ultimi lavori ritornano alle origini con
la realizzazione di pannelli e sculture in terracotta. Una sua scultura
riproducente il campanile della Cattedrale di Oristano è stata donata al Papa
Benedetto XVI e si trova in Vaticano.
Non ha mai abbandonato
il suo primo amore per la pittura: i suoi quadri hanno partecipato a mostre e
concorsi nazionali ed internazionali e sono presenti in varie collezioni
private in Italia ed all'estero. Il suo amore più grande, però, resta il teatro
dei burattini, in particolare la figura di Pinocchio. Antonio Marchi, da vero,
autentico burattinaio, ha ammaliato e continua ad ammaliare generazioni di
bambini, coinvolgendoli e rendendoli protagonisti-partecipi della favola
teatrale nata sulla scia di Pinocchio, come ha di recente fatto con una grande
mostra tenutasi al Museo Diocesano della nostra città.
Mario
Virdis
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ANGELO
FODDE
Angelo Fodde vive e lavora ad Oristano. Dopo
essersi diplomato all' Istituto d'Arte di Oristano diventa insegnante di Educazione
Artistica. Pittore, abile disegnatore, considerato “eccellente discepolo” del
grande pittore oristanese Carlo Contini, è oggi eccellente maestro della scuola
artistica arborense "Carlo Contini".
Fu proprio Carlo Contini a scoprire il talento del giovane Angelo,
mentre era suo maestro di disegno e chiaroscuro, un insegnamento che gli fu
proficuo per la sua successiva espressione pittorica di ricerca sul principio sintattico del movimento, cosa
che lo caratterizzò e lo distinse dagli altri suoi compagni d 'Arte.
Per
conoscere e apprezzare meglio le sue doti, credo che risulti utile leggere una
recensione su di Lui fatta da Pepetto Pau nel 1981 in occasione della sua personale
alla Galleria Contini nel 1981.
“Da
sei anni Angelo Fodde non espone una sua tela. Introverso, solitario, assorto,
si è chiuso, per sei anni nella sua soffitta e ha lavorato in silenzio.
Lodevole esempio di modestia, di umiltà e di impegno in questa oscena
inflazione della pittura di cui tiene il primato nella città. Già da un anno
avevo avuto modo di esaminare la produzione di Angelo Fodde e fin da allora,
confortato dall'impegno del giovane pittore lo incoraggiavo a proseguire la
strada faticosamente intrapresa. Oggi Fodde espone alla galleria Carlo Contini
una vasta scelta della sua recente produzione e di quella di qualche anno
addietro. E' un bene questo accostamento di una nuova forma pittorica a una
pittura che ruotava ancora nell'orbita del maestro, Carlo Contini? E' un bene
perché il pittore che espone, qui a Oristano, deve anzitutto dimostrare di
saper dipingere e direi, anzi, di saper Contineggiare, se così può dirsi dello smodato
uso e consumo che della maniera del Contini ha fatto tutta una anonima schiera
di discepoli tenacemente legati ai suoi modi, al suo cromatismo, alla sua
visione pittorica. Qui pertanto il nostalgico di quella pittura troverà la
conferma delle capacità pittoriche del Fodde, incontrerà l'approvazione del più
e forse si sentirà ripetere: bravo, sei il continuatore di Carlo Contini. A me,
e a quanti, hanno sensibilità per le cose della pittura questo modo Continesco non interessa affatto. Chi
sia il Fodde è da ritrovare in quell'impeto di movimento che pervade le sue più
recenti opere. Fodde ha sempre dipinto cavalli, ma oggi ecco i suoi cavalli (e
quanti ancestrali o recenti antenati non hanno i cavalli nella pittura...),
oggi si può parlare dei suoi cavalli. Ed è tutto, per un pittore o almeno
quando questo pittore, nella sua ossessiva ricerca di moto, crea giocolieri e
danzatrici, studia e scopre rapporti cromatici, quasi urlanti, esplode in
realizzazioni fantastiche e rapide, in visioni che, partendo dalla realtà, da
segno grafico si trasformano in movimento, da movimento in colore, da colore in
un tutto esasperato e disperato, in ribellione verso forme viete e scontate, in
impegno preciso, in ricerca. E in questa ricerca è tutta la sua pittura valida,
positiva, impegnata.
PEPPETTO
PAU
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La cerimonia di
consegna degli attestati si è svolta nei locali del “Nababbo”, in un clima
gioioso, ricco di spunti sia culturali che di amicizia. Presenti, oltre Roberto
CAU e i due festeggiati, il gruppo di amici, tra i quali il sottoscritto, Beppe
Meloni, Gian Piero Pinna, Giorgio Pani, Roger Emmi e altri, familiari e simpatizzanti
nuovi e vecchi.
La presentazione di Antonio Marchi l’ho fatta io, mentre Roger
Emmi ha esposto il cursus honorum di Angelo Fodde. La serata, aperta da Roberto Cau, che ha
ringraziato tutti della presenza, è proseguita con un breve discorso di Beppe
Meloni che ha commentato la pericolosa involuzione culturale che Oristano ha
subito nel tempo, rinchiudendosi in se stessa senza aprirsi all’esterno: al
dialogo e alla condivisione; è compito di tutti riportare la città ai fasti del
suo luminoso passato.
Dopo le relazioni dei
presentatori, la consegna degli Attestati, avvenuta in un clima di gioiosa partecipazione
conviviale. Non sono mancati aneddoti riferiti al passato, mentre tra una buona
pizza, un boccale di birra e un calice di spumante augurale, si è rinsaldato il
clima di consolidata amicizia tra i commensali.
Credo che Oristano
debba davvero ritrovare la gioia dello “stare
insieme in amicizia partecipata”, con costante interscambio culturale, veicolo
di coesione sociale, di rafforzamento dell’amicizia, di incremento della
condivisione, spogliandoci di individualismi ed egoismi. Credo che il “sasso nello stagno” lanciato da Roberto,
se noi vogliamo, potrà allargare sempre di più i suoi magici cerchi, e
riportare la città a quella Oristano culturale del passato!
Grazie amici, a domani.
Mario
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