Oristano
28 Aprile 2018
Cari amici,
Oggi il mio blog Vi
parla non con la mia prosa “artigianale”, ma con quella ben più professionale
di Gian Piero Pinna, il caro amico giornalista di Sardegna Reporter, della cui
amicizia mi onoro. Considerato il "peso" e la validità dell’autore dell'articolo, credo di non
dover aggiungere nulla a quanto da Lui scritto, se non che ha unito l’eccellenza
dello scrivere all’eccellente bontà del prodotto di cui ha inteso parlare: il nuovo
splendido vino rosé della Cantina Contini: I Giganti Rosè". Questo nuovo prodotto vinicolo è stato volutamente dedicato alle donne,
quelle figure silenziose, poco appariscenti, ma indispensabili in un’attività come
quella della vinificazione e commercializzazione di un prodotto come il vino.
Ecco per Voi, dunque, la recensione di Gianpiero su questa nuova bontà.
I Giganti rosé,
l’ultimo nato della cantina Contini.
Di Gian Piero Pinna
La presentazione in anteprima del nuovo vino “I Giganti Rosato Tharros I.G.T.”. Un vino che è stato dedicato
alle donne, cioè a chi ha spesso ricoperto un ruolo silenzioso nel mondo del
vino, ma non per questo meno importante.
I Giganti Rosa, è ottenuto da un uvaggio di Cannonau e Nieddera, è di
un rosa delicato e con riflessi color pesca, dal profumo complesso, con note
floreali e di frutta a buccia rossa. Elegante e perfettamente bilanciato, si
abbina magnificamente con gli antipasti, con i primi piatti delicati, formaggi
freschi, pesci e crostacei. Va servito abbastanza fresco, per ottenere le
migliori percezioni sensoriali del vino.
L’evento, svoltosi oggi 27 aprile, nelle Cantine Contini di Cabras, è
stato moderato da Antonella Percivalle, giornalista di Sardinia Post. In
apertura, la giornalista ha dato la parola a Monica Contini, che pur
interessandosi di Pedagogia Clinica, è voluta essere presente al prestigioso
evento organizzato dalla sua famiglia. “Sono qui – ha sottolineato – perché
questo vino, in occasione dei 120 anni di attività dell’azienda di famiglia, è
stato dedicato alle donne”, infine ha voluto aggiungere “Celebrare la donna con
un prodotto della terra, mi è sembrata una cosa molto interessante, anche
perché avviene in un momento in cui prende piede nella gente, la consapevolezza
dell’importanza dell’universo femminile, che si è sempre espresso
silenziosamente”.
Quindi, è seguito l’intervento di Patrizia Desole, presidente
dell’Associazione Prospettiva Donna di Olbia, che con un pizzico di commozione,
ha lodato l’iniziativa della Cantina Contini di devolvere una percentuale dei
guadagni a sostegno dei Centri anti violenza per le donne. Alessandra Meddi,
ristoratrice Cucina.eat di Cagliari che gestisce insieme al marito Giuseppe
Carrus, ha enfatizzato la scelta della Cantina Contini, di valorizzare i vini
rosati, che sono poco conosciuti dal grosso della clientela.
A seguire, c’è stato l’intervento della sommelier Claudia Pinto
dell’Enoteca Vitis Vinifera di Cagliari, che ha messo in risalto il fatto che,
finalmente al Vinitaly, si sia dato spazio ai vini autoctoni e rari come il
Nieddera di Cabras. La sommelier Sofia Carta, rappresentante anche
dell’Associazione le Donne del Vino, ha voluto puntualizzare il fatto che
“Attraverso un calice di vino, spesso la storia della Sardegna, va in giro per
il mondo. Questo è veramente l’anno del rilancio del vino rosé, specialmente
nella nostra Isola”.
Non previsto nella scaletta degli interventi, ha preso la parola anche
il creatore del vino rosé I Giganti, sottolineando il fatto che, nonostante i
riconoscimenti ricevuti, la Sardegna deve dare ancora il massimo. Paoletto
Contini, con la sua colorata verve, ha voluto chiarire e mettere in risalto le
qualità delle uve Nieddera, che insiste in un areale molto ristretto nei
dintorni di Cabras e con caratteristiche molto particolari. “Tutti gli studi
fatti – ha detto – hanno confermato che è un vitigno autoctono che non trova
riscontro in nessun’altra parte del mondo”.
A causa dei ritardi nei collegamenti tra la Sardegna e la penisola, quasi alla fine dell’evento, c’è stato l’ingresso in sala di due prestigiose relatrici. La prima ad intervenire, è stata Licia Granello, una giornalista di La Repubblica, dove cura due rubriche fisse. Inizialmente specializzatasi come giornalista sportiva, ora si è convertita all’enogastronomia: “Ho iniziato a scrivere di cibo nel 2000 – ha esordito – e parlo e scrivo di cibo dalle stelle, alle stalle, inoltre, sono anche convinta che dentro ogni bottiglia di vino, ci sia una storia interessante da raccontare”. Subito dopo è intervenuta Maida Mercuri, sommelier e ristoratrice, proprietaria del Ristorante Pont de Fer a Milano, che è stato fregiato anche di una stella Michelin. “Quando avevo 18 anni – ha raccontato all’inizio del suo intervento – ho vissuto per qualche tempo in una capanna di falasco a San Giovanni di Sinis”. Inizia giovanissima a interessarsi di vino e cibo e dallo status di più giovane sommelier italiana, a invitata speciale nelle degustazioni in Borgogna e Champagne, il passo è stato breve. Nel suo ristorante, trionfa una cantina di vini originali, con una interessante selezione di vini Barolo, che si possono gustare anche al bicchiere. “Sono una sostenitrice della qualità e della ricerca delle cose salutari – ha spiegato – Scegliamo solo pesce pescato fresco, carni di animali allevati al pascolo, formaggi a latte crudo. Le nostre verdure sono coltivate in orti biologici e i nostri oli extravergini, provengono dalle migliori aziende italiane”.
A causa dei ritardi nei collegamenti tra la Sardegna e la penisola, quasi alla fine dell’evento, c’è stato l’ingresso in sala di due prestigiose relatrici. La prima ad intervenire, è stata Licia Granello, una giornalista di La Repubblica, dove cura due rubriche fisse. Inizialmente specializzatasi come giornalista sportiva, ora si è convertita all’enogastronomia: “Ho iniziato a scrivere di cibo nel 2000 – ha esordito – e parlo e scrivo di cibo dalle stelle, alle stalle, inoltre, sono anche convinta che dentro ogni bottiglia di vino, ci sia una storia interessante da raccontare”. Subito dopo è intervenuta Maida Mercuri, sommelier e ristoratrice, proprietaria del Ristorante Pont de Fer a Milano, che è stato fregiato anche di una stella Michelin. “Quando avevo 18 anni – ha raccontato all’inizio del suo intervento – ho vissuto per qualche tempo in una capanna di falasco a San Giovanni di Sinis”. Inizia giovanissima a interessarsi di vino e cibo e dallo status di più giovane sommelier italiana, a invitata speciale nelle degustazioni in Borgogna e Champagne, il passo è stato breve. Nel suo ristorante, trionfa una cantina di vini originali, con una interessante selezione di vini Barolo, che si possono gustare anche al bicchiere. “Sono una sostenitrice della qualità e della ricerca delle cose salutari – ha spiegato – Scegliamo solo pesce pescato fresco, carni di animali allevati al pascolo, formaggi a latte crudo. Le nostre verdure sono coltivate in orti biologici e i nostri oli extravergini, provengono dalle migliori aziende italiane”.
Alla fine del convegno, è seguita la visita alla bottaia flor,
recentemente restaurata, che ospita esemplari di vini Vernaccia molto rari. La
Cantina Contini è una delle più antiche e prestigiose della Sardegna, prima con
Salvatore, poi con Attilio, oggi con Paolo e i nipoti Alessandro e Mauro, la
cantina è cresciuta e maturata come i vini che produce e i relativi successi,
attraverso la passione e l’impegno di ben quattro generazioni.
La lunga storia dell’azienda Contini inizia nel 1898, grazie a
Salvatore Contini e al suo istinto imprenditoriale. Il vino dell’epoca era la
Vernaccia e Salvatore si dedicò totalmente alla sua valorizzazione, tanto è
vero che ricevette la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Milano
del 1912, per la produzione della Vernaccia di Oristano, primo vino in Sardegna
a ottenere la denominazione di origine controllata a partire dalla vendemmia
1971.
Negli anni ’30, Salvatore venne affiancato dal figlio Attilio, che
prese in mano le redini dell’attività alla vigilia della seconda guerra
mondiale. Negli anni ’60 l’azienda, che fino ad allora lavorava solo la propria
produzione, si consolida e acquisisce anche uve di produttori locali e in tal
modo la quantità di vino aumenta notevolmente. Gli anni ’80 rappresentano un
momento di svolta, per l’attività della cantina, perché i tanti cambiamenti
storici e sociali, influiscono sui ritmi di vita dei consumatori. È in questo
periodo di transizione che i Contini individuano un’importante possibilità di
crescita. La cantina avvia la produzione di nuovi vini dedicati a un pubblico
più giovane e dinamico, senza mai trascurare il legame con il territorio sardo.
In questo clima di rinnovamento, la Vernaccia viene affiancata da altre
produzioni, come lo storico vitigno Nieddera e i tradizionali Vermentino e
Cannonau. Incominciano anche le sperimentazioni, come quella del Karmis,
dell’Attilio e del biologico Mamaioa. Oggi l’azienda produce una gamma completa
di vini e non smette di evolversi, sia nelle tecniche di vinificazione e sia
nello sviluppo di nuove idee. Mamaioa, che in lingua sarda significa
“Coccinella”, è simbolo del mondo, della natura e dell’ambiente incontaminato.
Nato nel 2010 dalla volontà di ascoltare le esigenze dei consumatori sempre più
attenti alla qualità e alla genuinità dei prodotti scelti, il progetto Mamaioa
consiste in due vini ottenuti da uve coltivate secondo i dettami
dell’agricoltura integrata, con un bassissimo livello di solfiti.
Nel 2015 l’azienda raddoppia i suoi sforzi passando dalla produzione
integrata, al biologico certificato con un’attenzione sempre maggiore alla
produzione in tutte le sue fasi e all’ambiente circostante. La coltivazione
delle uve, avviene con il solo utilizzo di sostanze naturali e senza l’impiego
di organismi geneticamente modificati. Persino i processi di vinificazione in
cantina si limitano all’utilizzo di prodotti autorizzati nel rispetto del
rapporto con il territorio e la natura. I vini biologici Mamaioa Vermentino di
Sardegna DOC e Cannonau di Sardegna DOC sono il risultato degli sforzi compiuti
alla ricerca della qualità nel rispetto della nostra terra.
Con circa 100 ettari lungo la penisola del Sinis, la valle del Tirso e
le pendici del Monte Arci, le tenute della famiglia Contini abbracciano un
angolo suggestivo dell’isola, reso prezioso anche dalla qualità delle sue
terre. I dolci inverni e le calde estati, accarezzate dal fresco vento di
maestrale, creano nel territorio del Sinis il microclima perfetto per la
coltivazione delle uve Vernaccia e Nieddera, nella bassa valle del fiume Tirso,
il cui suolo è composto da ciottoli e argille con sedimenti limosi e sabbiosi.
I numerosi vigneti sono gestiti, in accordo con l’azienda, da un gruppo di coltivatori
storici ormai da diverse generazioni, nel rispetto della tradizione viticola
del territorio.
Un secondo corpo di vigneti di circa 50 ettari sorge nell’entroterra
del golfo di Oristano alle pendici del Monte Arci e in questo ambiente,
caratterizzato da estati molto calde e asciutte e inverni miti ma piovosi,
vengono coltivate principalmente le uve Vermentino e Cannonau. Il suolo di
origine vulcanica rappresenta la particolarità di questa zona, grazie alla
notevole presenza di ossidiana. Il vetro vulcanico nero lucente, che ha svolto
un ruolo importante nel territorio sin dal neolitico. Veniva infatti raccolto e
usato per costruire armi, utensili da taglio e strumenti di lavoro. Per diversi
millenni, sino all’età del bronzo, l’ossidiana è stata una risorsa
fondamentale, e veniva considerata l’oro nero del Mediterraneo. Queste terre
ricche di scheletro e limo, quasi simile al talco per lo sgretolamento
dell’ossidiana, donano ai Cannonau e ai Vermentini Contini una personalità
originale rafforzando ancora di più il legame con la propria terra.
L’Azienda Contini ha intrapreso da alcuni anni un percorso di
ampliamento che la vede coinvolta in alcuni progetti in diverse aree della
Sardegna, zone storicamente importanti per alcune produzioni di eccellenza, come
quella denominata Vigneti in Gallura, alcuni ettari nel nord Sardegna, dedicati
alla produzione di uve Vermentino di Gallura. Il terreno, da disfacimento
granitico, dona al Vermentino una particolare mineralità. Nel progetto Vigneti
in Barbagia, alcuni ettari, invece, vengono dedicati al cru di Cannonau, dove i
terreni da disfacimento granitico a 600 mt s.l.m., regalano al vino eleganza e
finezza con sentori inconfondibili. Infine, ci sono i Vigneti a conduzione
biologica, nati da un modello di sviluppo sostenibile, basato sui principi di
salvaguardia e valorizzazione delle risorse e dell’ambiente, con una vigna
situata nella zona nord occidentale dell’isola, su terre bianche, irraggianti,
che donano ai vini particolare finezza ed eleganza.
Vino ottenuto da uve Nieddera della Valle del Tirso I.G.T. al 90% e da
altre Uve rosse della zona 10%. Questo è un vitigno ubicato su un terreno
sabbioso, leggermente argilloso, di antichissime origini, la cui diffusione è
limitata alla bassa Valle del fiume Tirso, in particolare al territorio del
Comune di Cabras, a pochi metri sul livello del mare. L’affinamento avviene in
botti di acciaio per alcuni mesi. Da consumarsi preferibilmente giovane, ha un
colore rosato intenso, carminio, con riflessi violacei e dal profumo delicato e
persistente, fruttato e floreale. Al palato si presenta morbido, fresco, vivace
e equilibrato. Servito fresco, accompagna zuppe e grigliate di pesce, minestre,
antipasti e carni bianche. 12,5% vol. Formato 75 cl.
Gian Piero Pinna
Un sincero grazie,
amici miei, al caro Gianpiero, sempre attento agli avvenimenti del nostro
territorio, all’Azienda Contini per il suo costante impegno nel valorizzare l’Isola e i
suoi prodotti e a Voi, affezionati lettori, che con passione mi seguite!
A domani.
Mario
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