Dare una "seconda vita"alle batterie dell'auto elettrica.
Oristano
15 Aprile 2018
Cari amici,
La crescente diffusione
delle auto elettriche, se da un lato risolve determinati problemi di
inquinamento, contribuendo fortemente a diminuire il consumo di carburanti
tradizionali come la benzina e il gasolio, pone, però, il mondo di fronte ad un
nuovo problema: quello dello smaltimento delle tante tonnellate di batterie esauste. Le
batterie, lo sappiamo, sono un rifiuto speciale, da trattare con particolari
accorgimenti e con costi di non poco conto. Che fare, allora?
Smaltire in modo adeguato le
grandi batterie delle auto elettriche è diventato (e lo sarà molto di più in futuro) uno dei seri problemi da risolvere. Gli
studi in corso sono già tanti, e alcuni prevedono, prima di pensare a creare grandi
fabbriche di smontaggio e recupero dei materiali preziosi contenuti nelle
batterie esauste, una soluzione intermedia: dare loro una “seconda vita”,
ovvero studiare un secondo utilizzo, prima di considerarle totalmente defunte. Nel
mondo le soluzioni ipotizzate sono già numerose: dalla Cina agli Stati Uniti,
dall’Europa al Giappone.
In Giappone, per
esempio, la Nissan ha da poco lanciato il progetto “The Reborn Light” (la luce
rigenerata), che prevede il riutilizzo delle batterie delle vecchie Nissan nell'alimentazione
dei lampioni stradali, integrando i pannelli solari. In pratica le vecchie
batterie rimesse in pristino diventano “luce rigenerata”, che entra in
azione per prevenire i black out. Il primo stabilimento per il riutilizzo delle
batterie sorgerà a Namie, nella parte orientale del Paese, la zona devastata
nel 2011 da un terremoto e da uno tsunami.
Sempre in Giappone, in
un impianto fotovoltaico posto nel Sud Ovest dell’Isola nipponica (per
l'esattezza a Hikari-no-Mori, il parco solare da 10 MW della Yumenoshima
Island, l'isola artificiale formata da rifiuti nella baia di Tokyo), la
Sumitomo ha installato il primo sistema di stoccaggio dell'energia su larga
scala, basata proprio sul riutilizzo delle batterie dei veicoli elettrici.
In Francia, invece, la Renault
e la Powervault, un’azienda inglese che produce sistemi di accumulazione energetica
per usi casalinghi, hanno pensato di riutilizzare le vecchie batterie delle
vetture elettriche del gruppo Renault, ancora con buona capacità energetica residua,
per un uso domestico, Collegate ad un impianto a pannelli solari sono in grado
di produrre ancora energia per una decina d’anni, prima di essere avviate allo
smaltimento finale. Insomma una bella “second life”.
Anche in Germania sta
prendendo il via un progetto pilota per il riutilizzo degli accumulatori. I Gruppi
industriali di Daimler (cui fanno capo i marchi Mercedes-Benz e Smart), di The
Mobility House, azienda tedesca specializzata in sistemi di carica e connettori
elettronici, della holding dell’energia Getec e della specialista nel riciclo
Remondis, risultano impegnati congiuntamente nel riutilizzo degli accumulatori
per una produzione di 13 MWh di energia, destinata all’alimentazione della rete
elettrica. È già in fase di completamento il deposito di Lünen, in Vestfalia,
dove verranno raggruppate oltre 1.000 batterie provenienti dalle city car Smart
fortwo electric drive di seconda generazione, destinate a stoccare l’energia
prodotta mediante fonti rinnovabili, in primis eolica e fotovoltaica.
Anche in Cina, dove la
mobilità elettrica cresce velocemente (secondo il centro di ricerca sulle
tecnologie automobilistiche tra il 2018 e il 2020 il Paese potrebbe trovarsi a
dover gestire tra le 120.000 e le 200.000 tonnellate di batterie esauste, che
nel 2035 arriveranno a 350.000), si cerca una soluzione per un possibile
riciclo, prima dell’avvio allo smaltimento. Già nel 2016, il Consiglio degli
Affari di Stato (il Governo centrale di Pechino) aveva ordinato che i
costruttori di auto a energie nuove fossero ritenuti responsabili della
costruzione di una rete di riciclo delle batterie esauste e che dovessero
utilizzare la rete dei servizi post-vendita per riciclare le batterie.
Credo proprio che il
riciclo sia la strada giusta da seguire. Il riciclo delle batterie esauste, tra
l’altro, non richiede interventi tecnici radicali. Dopo dieci anni, le batterie
delle auto possono ancora produrre fino all’80 per cento della loro potenza e
il riciclo consente il loro utilizzo per ulteriori 10 anni circa. Il progetto di
recupero potrebbe fare scuola e fornire una risposta all’annoso problema dello
smaltimento delle celle giunte a fine esercizio, dimostrando come le batterie
possano vivere ancora una seconda giovinezza, anche se in attività diverse da
quelle dell’autotrazione.
Cari amici, il futuro
vedrà l’auto elettrica sempre più protagonista, e i vantaggi economici e
ambientali saranno certamente molto importanti. La strada che l’industria sta
percorrendo credo proprio che sia quella giusta, considerato anche che, col passare
del tempo, lo stock delle batterie disponibili a ricevere una "seconda
vita", sarà sempre più consistente.
Si, il nostro futuro
sarà avviato davvero a soluzione quando tutta l’energia necessaria sarà
prodotta da fonti rinnovabili. Solo allora vivremo in un mondo davvero più
pulito! Faccio un esempio pratico. Immaginatevi che, per un colpo di bacchetta
magica, tutte le auto, le moto, gli autobus e i camion che circolano oggi in
Italia siano alimentati solo da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili;
a prescindere dai vantaggi economici, i risparmi ecologici possono essere
quantificati intorno ai 100 milioni di tonnellate di CO2 annue!
A domani.
Mario
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