domenica, aprile 08, 2018

"IDOLI BUGIARDI" DELLA NOSTRA CIVILTÀ NURAGICA. IL GIALLO DELLA TRUFFA DEI BRONZETTI FALSI, RIFILATI AL RE CARLO ALBERTO NELLA PRIMA META' DELL'OTTOCENTO.


Oristano Aprile 2018
Si è aperta Venerdì 6 Aprile, presso l’Antiquarium Arborense, la mostra archeologica “Carlo Alberto, archeologo in Sardegna, IDOLI BUGIARDI”, organizzata dal Comune Di Oristano unitamente ai Musei Reali di Torino e alla Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano. Una bella occasione per celebrare gli ottant’anni del nostro museo civico, nato nel 1938. La Mostra, sicuramente di grande interesse, ha portato alla ribalta una curiosa “truffa” quasi da libro giallo, perpetrata, pensate un po’, nientemeno che nei confronti del Re Carlo Alberto, dall’allora direttore del Museo Archeologico cagliaritano. La curiosa storia merita davvero di essere raccontata.
È stato il Prof. Raimondo Zucca, archeologo di vaglia e direttore dell’Antiquarium arborense, presenti il Sindaco di Oristano Ing. Andrea Lutzu e l’Assessore alla cultura Massimiliano Sanna, a raccontare al numeroso pubblico presente all’inaugurazione, la curiosa storia dei bronzetti falsi che all’epoca ingannarono un po’ tutti, anche gli esperti.
Il truffato fu appunto il Re Carlo Alberto di Savoia, diventato sovrano di Sardegna nel 1831. L’uomo, appassionato di archeologia, sapendo che la Sardegna era terra ricca di antichità, prese anche personalmente parte a diversi scavi nell’Isola, ancora prima della sua salita al trono. Nel 1829, infatti, Carlo Alberto collaborò a diversi scavi archeologici nel nuraghe Santu Antine di Torralba e a Turris Libisonis; nel 1841, già Re, a Nora e Tharros e nel 1843 a Olbia; nei tre ultimi scavi, a seguirlo e guidarlo nelle sue avventure archeologiche, era l’allora direttore del museo cagliaritano Gaetano Cara.
Seppure appassionato di antichità, la sua competenza archeologica, però, era alquanto scarsa. Questa sua incompetenza, unita alla furbizia della sua “guida esperta”, Gaetano Cara, facilitò la conclusione della ricca truffa che fu effettuata ai suoi danni; il Re, infatti, si lasciò turlupinare pagando a caro prezzo la sua ingenuità. Il Cara non ebbe difficoltà a rifilargli ben 70 falsi bronzetti, raffiguranti altrettanti fantasiosi idoli sardo-fenici, facendoseli pagare una cifra molto importante che, rapportata al valore odierno, può essere quantificata in circa 400 mila euro.
A creare gli artistici seppure falsi bronzetti, era stata la bottega di un abile artigiano cagliaritano: un esperto fabbro che lavorava in questo campo proprio per Gaetano Cara. Da questa bottega di bronzetti ne uscirono, a quanto pare, oltre 300! La fantasia certo non mancava agli abili falsificatori. Nei bronzetti rappresentarono presunte divinità pagane, con sembianze in parte umane e in parte di animali, idoli ispirati probabilmente da culture orientali. Esse rappresentavano figure di diavoli provvisti di corna, di coda e di forcone, creati con riferimenti di sicura derivazione medievale. Un mix di abilità ed astuzia, unite a una grande capacità artigianale. 
Ma chi era realmente l’uomo Gaetano Cara?
Gaetano Cara, classe 1803, negli anni in cui accompagnava il “Re Archeologo” agli scavi, era il plenipotenziario, grande “Deus ex machina” dei musei (zoologico, mineralogico e archeologico) dell’Università di Cagliari. Uomo navigato, vantava grandi amicizie nel campo delle antichità: dallo studioso Alberto Lamarmora a Giovanni Spano ed Efisio Luigi Tocco, archeologi entrambi questi ultimi. Insieme, i tre archeologi Cara, Spano e Tocco, parteciparono ai più importanti scavi effettuati nell’Isola; Gaetano Cara, in particolare seguì i ricchi scavi effettuati a Tharros. Dei ritrovamenti fatti in questi scavi si mormorò non poco: per esempio della vendita di quattro collezioni tharrensi al Louvre, al British Museum e all’asta di Christie’s a Londra, pare lucrando in proprio somme considerevoli; a queste, come detto, si aggiunse il lucro della truffa dei falsi bronzetti al Re.
A mettere fine nel 1883 al grande scandalo dei falsi bronzetti del Cara fu Ettore Pais, nuovo direttore del Museo di Cagliari, che tolse d’imperio i “falsi idoli” dalle teche del museo e li relegò nei sotterranei in una cassa, che portava il numero d’inventario 6194 e sulla quale era scritto: “i turpi” idoli “falsi e bugiardi”. A riportarli alla luce fu, poi, Giovanni Lilliu, il più grande archeologo della Sardegna, nel 1974, che invitò gli esperti a studiare a fondo gli idoli falsi rappresentati nei bronzetti, non per un’eventuale novella patente di autenticità, ma per analizzare più a fondo il significato culturale del falso, che impropriamente si era indegnamente affiancato alla cultura autentica dei sardi nuragici. Insomma, per conoscere meglio il vero, poteva risultare alquanto utile anche il confronto con il falso.
Cari amici, è proprio in quest’ottica che le attuali mostre, a Torino e Oristano, attirano tanti curiosi che, seppure inesperti, possono visionare entrambi i manufatti: sia i bronzetti veri che quelli falsi. Venerdì 6 Aprile sono stati in tanti a partecipare all’inaugurazione della bella mostra allestita nel nostro museo cittadino; all’Antiquarium hanno ascoltato con grande attenzione quanto, con competenza, andavano raccontando sia il nostro Prof. Raimondo Zucca che la direttrice del Museo di Antichità di Torino, Dr.ssa Gabriella Pantò e il direttore del restauro dello stesso Museo, Dr. Angelo Carlone.
Non ho potuto presenziare, per un impegno precedente, alla dotta relazione di questi esperti fatta nella sede del Museo, ma ho potuto comunque apprendere, dalla loro viva voce molte delle curiosità espresse nella mostra, durante la riunione conviviale rotariana dello stesso giorno. Il Prof. Momo Zucca, rotariano e Presidente designato per l’anno 2019/2020 del Rotary club di Oristano, ha infatti cortesemente voluto invitare e far conoscere ai soci del Club sia la Dr.ssa Pantò che il Dr. Carlone. Il prof. Zucca si è anche offerto di fare da “speciale cicerone” a noi soci del club, in una eventuale, particolare visita da lui guidata all’interessante mostra, che resterà aperta fino al mese di Febbraio del 2019.
Grazie, amici. A domani.
Mario

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